“Mi giunge una notizia, domenica 12 gennaio alle 10,30 un gruppo di cittadini consegnerà i bollettini della Tares a Palazzo Zanca facciamolo tutti! Le tariffe devono essere abbassate e i morti depennati” . Questo è uno dei topic nella pagina facebook che ospita una vera e propria rivolta social, contro la nuova-vecchia tassa sui rifiuti.
Eh sì perché non si tratta più di Tarsu, regime che non avremmo potuto mantenere anche se, dopo aver esitato, emendato, discusso, ritirato, ridiscusso, riesitato e approvato le delibere relative al tributo, a qualcuno è venuto in mente di proporre alternative (dopo!). “Senza l’approvazione della Tares non avremmo potuto chiudere il bilancio”, aveva spiegato già qualche settimana fa l’assessore Signorino.
In questi giorni arriva nelle case dei messinesi la letterina dell’ufficio tributi: non un biglietto per augurare un sereno e pacifico 2014 ma una vera e propria notifica di stangata che fa scattare furiosamente chi si ritrova a dover versare – entro il 24 gennaio la prima e il 16 febbraio la seconda – rate di una tassa che si considera iniqua e mal progettata, a danno della cittadinanza.
Approvarla è stata procedura complessa e ha comportato sedute consiliari fiume, dibattiti in aula, incontri con le associazioni di categoria e lavori in commissione e con la giunta assolutamente interminabili, ma quando il legislatore stabilisce l’entrata in vigore di un’imposta, se non si trovano escamotage (ad esempio, in questo caso, i comportamenti virtuosi), l’amministratore locale ha poco da fare: così ci si tappa il naso e si fa quel che Roma comanda.
In un gennaio che si apre all’insegna di bolli, mini Imu, canone televisivo e chi più ne ha più ne metta, chiaramente il malcontento esplode in tutta la sua forza. Così, ieri mattina le agenzie postali non riuscivano a contenere la moltitudine di persone che vi si recavano per versare la propria quota, per un servizio che va coperto interamente con i soldi dei contribuenti; d’altra parte anche un altro ufficio era sovraffollato, quello tributi. Centinaia i cittadini che reclamavano la correzione di inesattezze o presunte tali riscontrate nel conteggio del dovuto da ogni famiglia.
Numero elementi del nucleo familiare+superficie abitazione: questi i due addendi che sono considerati per stabilire il quantum da versare. Il casus belli della “rivolta” di ieri diventa proprio uno dei due fattori: com’è ovvio, nei 12 mesi trascorsi, in molte famiglie è venuto a mancare un componente o sono arrivati nascituri, eppure chi ha dato un’occhiata ai dettagli del bollettino potrà aver trovato accanto alla voce “componenti” un numero che contempli anche un parente defunto o non aver riscontrato quello che annoveri la presenza del neonato. La gente reclama e grida all’ingiustizia ma, in realtà, la motivazione di ciò è piuttosto semplice e lineare: la Tares che si paga in questi mesi è una tassa relativa all’anno appena trascorso, ergo la situazione familiare va considerata relativamente allo status quo risalente all’1-1-2013.
Il popolo dei social network, insofferente al controsenso di dover spendere soldi per un servizio che viene erogato a singhiozzo e anche molto male, propone di astenersi dal pagamento del tributo. Assolutamente possibile, ma si spieghi anche che la pena prevista a chi non assolverà al proprio debito è un rincaro del 30% in più rispetto al dovuto. Legittimamente c’è anche chi lamenta la mancata esitazione di una delibera di giunta che riguardi i criteri di scontistica da applicare per chi abbia effettuato raccolta differenziata, ad esempio. Di fatto, l’amministrazione, ad oggi, non ha ancora stabilito quali saranno le percentuali di risparmio da attribuire al cittadino virtuoso. È vero anche che, comunque, in aderenza con quanto sostenuto da consiglieri e assessori sin dal primo momento, la certificazione di comportamenti cosiddetti virtuosi garantisce il diritto agli sconti a partire dall’anno solare successivo dalla data di presentazione della documentazione, ergo se consegnata oggi varranno per il prossimo (motivo per il quale tra novembre e dicembre si è continuato a ribadire l’invito a differenziare e pretendere la scontistica dal gennaio 2014 sull’immondizia conferita alle isole nell’anno precedente).
Intanto i consiglieri Faranda, Rizzo e Perrone chiedono che ne sia di quel 1.500.000 euro previsto per le riduzioni ad appannaggio di famiglie indigenti, di nuclei che includano invalidi, ecc.
Ai disagi economici che salassano le tasche già asciutte della cittadinanza, si aggiungono le criticità inerenti la raccolta, che ancora oggi è inefficiente e inadatta a sopperire alle necessità. “
La raccolta viene effettuata a fasi alterne e l’assessore Ialacqua invita a tener stretta la spazzatura, al calduccio di casa. Apriti cielo! L’ira funesta dei messinesi aumenta ancora di fronte a tale monito. Possiamo dargli addosso ribadendo come sia assurda questa situazione, oppure possiamo guardare ai dati: dalla carenza dei mezzi all’impiego di una discarica aperta anch’essa a singhiozzo, mancanza di vetture piccole destinate alla raccolta a mano (quella che per intenderci si occupa del recupero dei sacchetti sparpagliati attorno ai cassonetti), tutti fattori determinanti e onestamente non si può dire sia colpa dell’amministratore ambientalista.
Sia chiaro che l’invasione dell’immondizia non è terminata perché nonostante l’aumento dei mezzi (passati da 5 a 12), nonostante l’anno si sia inaugurato con il conferimento di tonnellate di rifiuti in discarica, domani e dopodomani Motta Sant’Andrea terrà aperti i suoi cancelli solo per metà della giornata ergo, tranne che non si abbia una soluzione migliore di quella offerta sin qui da Ialacqua -che si difende al grido di “abbiamo ereditato questa situazione disastrosa dal passato”- direi che l’alternativa migliore è stringere i denti, oppure andare a gettare i rifiuti sull’altra sponda dello Stretto come ironicamente suggerisce qualcuno (bha!). Quel che è certo è che bisogna pensare ad una seria pianificazione, senza tappa buchi ai quali ricorrere in extremis e rispettando la puntualità di accordi e pagamenti che, se non affrontati con rigore, rischiano di gettare la città di Messina in una situazione ben peggiore rispetto anche a quella di questi giorni. E, francamente, chiedere ad un anziano di fare ore di fila per una tassa salatissima privandolo anche del godimento di un servizio per il quale paga, è indubitabilmente boccone troppo amaro da ingoiare e anche chi è “costretto” dal legislatore ad applicare la norma, forse farebbe meglio a pensare di rispondere meno alla Stabilità e più alla Decenza e la Collettività esausta. (@eleonora.urzi)