Nella Sala Sinopoli del Vittorio Emanuele ieri c’è stata la seconda edizione di Talenti e “cervelli” messinesi in Italia e nel mondo, manifestazione proposta dall’associazione Antonello da Messina che già dall’anno scorso vuole accendere un faro sulle eccellenze che non trovano spazio a Messina. L’edizione 2014 rispetto alla precedente ha visto raddoppiare il numero di talenti e ha lanciato la proposta di creare delle connessione con questi ragazzi che non vivono più a Messina per, si legge nel comunicato, «creare una rete virtuosa per mettere “a sistema” energie, professionalità e saperi per una città nuova, dinamica e sprovincializzata, aperta».
L’incontro è stato un modo per conoscere la storia di sei ragazzi che un po’ per scelta loro, ma non solo, hanno deciso di vivere fuori dalla città dello stretto. Andrea Bellantone, docente dell’Università di Tolosa, Carlotta Giacobbe, chimica-esperta nanotecnologie e Rodolfo Savica, docente di neurologia all’Università dello Utah (Usa). Novità dell’edizione 2014 è stata l’introduzione di talenti per meriti artistici, per questo motivo sono stati invitati anche Livio Bisignano, attore, Luca Fiorino, attore-autore teatrale e Gabriele Savasta, cantautore di Zelig.
Dopo i saluti di rito da parte del presidente del teatro Maurizio Puglisi, dell’assessore Filippo Cucinotta e del coordinatore dell’ass. Antonello da Messina Sergio di Giacomo, la manifestazione ha mostrato già al primo intervento di Bellantone un piccolo corto circuito: «Io non mi sento un talento e non sono affatto un espulso – ha detto il ricercatore messinese – sono una persona che ha fatto alcune scelte di vita». Ed è curioso constatare come tutti gli interventi abbiano avuto più o meno lo stesso esordio. Umiltà? Sicuramente si, visto che stiamo parlando di persone che hanno compiuto gli studi a Messina e che non hanno rinnegato affatto il loro passato, anzi, hanno evidenziato come grazie a quella formazione abbiano potuto raggiungere i traguardi che ieri si stavano celebrando. Traguardi possibili grazie anche all’intraprendenza e alla capacità di ognuno di loro di mettersi in gioco. «Mentre ero negli Stati Uniti, sono stato allontanato dall’università e così mi sono dovuto industriare per lavorare: ho inviato il mio curriculum ad alcuni istituti di ricerca e così ho avuto il posto», ha raccontato Rodolfo Savica. Storie ordinarie di intelligenze che son tali perché capaci di capire quali siano le occasioni giuste e il modo in cui non lasciarsele sfuggire. Storie che raccontano dell’impossibilità di tornare a Messina, «perché per adesso ho un lavoro a Novara e una volta a settimana devo essere a Milano per registrare Zelig» come ha detto Gabriele Savasta che però a Messina trova sempre ispirazione per i suoi personaggi, oppure persone come Andrea Bellantone che non tornano a Messina perché hanno fatto una scelta e sanno che Messina non può dar loro ciò che vogliono. Riflessione amara, ma fino a un certo punto: più amaro è sapere che si debba lottare contro la chiusura dei teatri in Italia, come ha raccontato Luca Fiorino, impegnato insieme ad alcuni colleghi in un progetto che vuole contrastare questo triste fenomeno. Di contro la speranza è data dal lavoro di Carlotta Giacobbe che sta portando avanti una ricerca che renda sicuro e innocuo l’amianto. E anche se in maniera diversa, stanno portando un po’ di speranza in città anche i ragazzi che hanno promosso il ciclo di incontri Get Up Start Up di cui ha brevemente parlato Lucy Fenech, sostenitrice del progetto insieme a Filippo Cucinotta e Barbara Labate.
L’incontro di ieri ha certamente il merito di porre l’accento sulla parte sana della nostra società, una parte che studia, lavora e lo fa con soddisfazione e tanti sacrifici. Personalmente credo che di fronte a tanta eccellenza il contesto non abbia risposto in maniera adeguata e questo è un problema dell’Italia tutta e in particolare del Sud. Le parole che echeggiavano ieri erano quelle di cambiamento che non doveva arrivare né dall’alto né dal basso, ma da ognuno di noi. Tu cosa stai facendo?