Le scorse settimane della rassegna “La prima volta” sono quelle che l’hanno vista concludersi, dopo “Turi Marionetta” di e con Savì Manna, e la seconda replica straordinaria per tutto esaurito di “Due passi sono” di e con Cristiana Minasi e Giuseppe Carullo.
La doppia preposizione in effetti accompagna tutti gli otto spettacoli che si sono susseguiti sul palco della sala Laudamo, otto attori che si sono occupati anche della stesura del testo e che spesso hanno riportato sulla scena dei lavori non più in repertorio – come nel caso di Vincenzo Pirrotta col suo “’Gnanzoù”. La prima volta del titolo è stata quindi, in definitiva, il primo testo compiuto di ogni artista, e in qualche caso il debutto a Messina dello spettacolo.
È stato così per “Turi Marionetta”, andato in scena subito prima di Natale, un atto unico in dialetto catanese e italiano, che è un piacere ascoltare sulla scena dopo una dominanza di messinese e palermitano – con l’eccezione del calabrese per Saverio La Ruina.
Savì Manna, unico interprete, mette in scena con un solido artificio drammaturgico una storia che diventa tante scatole cinesi che si contengono a vicenda: il rapporto fra i personaggi che strizza l’occhio al sorriso dello spettatore, il racconto del mondo del teatro di figura, sempre nuovo seppur didascalico, dei pupi siciliani, catanesi e palermitani, che lascia Savì Manna muoversi delicato con le sue creature, che solo alla leggerezza di quelle mani possono rispondere.
Il teatro delle ombre si sovrappone ad un tratto alla tecnica del cuntu, mentre la trama si svolge e la storia procede. Manna è anche violinista, e compone da sé le musiche che poi suona nell’opera. Ci mostra un mondo dimenticato, ricordato a fatica, riesce a incuriosire e a distaccarsi dignitosamente dal tono accademico che lo svolgimento del testo si porta fra le righe. Savì Manna alla fine dello spettacolo – che sembra lasciare un po’ di sete nello spettatore – stringe una per una le mani del pubblico, che apprezza la sua generosità e il gesto umano, come la missione portata avanti con “Turi Marionetta”.
Ultimo in ordine di tempo “Due passi sono”, molto amato dal pubblico in generale e ancora di più da quello messinese, non fosse altro perchè il lavoro è il frutto di due attori che a Messina sono teatralmente cresciuti, per poi avviarsi altrove, e di tutto un entourage di professionalità che in Messina trovano un punto di contatto fra loro e un mezzo gaudio comune.
Roberto Bonaventura e il Castello di Sancio Panza per la coproduzione, Rosalba Ruggeri per le relazioni esterne, Cinzia Muscolino della Compagnia del Pubblico Incanto – già attrice in Mari di Tino Caspanello – cura le scene e i costumi, Roberto Bitto aiuto regia.
La storia di questo spettacolo va raccontata, sulla scena e al di fuori di essa, perchè muove da una necessità vera, che poi diventa fatto teatrale e regala a “Due passi sono” il successo nazionale che ha riscosso negli ultimi anni. Due figure esili e potenti si parlano sulla scena e sembrano mostare solo debolezze, in una verità che disarma e che dopo più di sessanta repliche cammina sui suoi piedi e non cade mai, pur muovendosi nell’eterno divario tra essere e dover essere.
“Due passi sono” celebra il desiderio che si realizza nel timore più che la gioia stessa, l’amore che è un modo soggettivo sempre e mette insieme strade diverse che infine percorrono lo stesso binario, nella semplicità di una speranza rara, particolare.
Il testo di “Due passi sono” è stato pubblicato dalla casa editrice Caracò per la collana Teatri di Carta, copertina di Martina Camano (visibile qui http://www.caraco.it/copertine_hr/cover_duepassi.jpg ), parole, naturalmente, degli stessi Carullo-Minasi: anche qui un altro pezzo di Messina, questa volta nella persona dell’editor Maria Cristina Sarò che ha fortemente voluto il progetto di questa pubblicazione col marchio della città dello Stretto.
“La prima volta” finisce agli sgoccioli del 2013, mentre il teatro Vittorio Emanuele ospita “La città degli sposi”. Il 2014 porterà di certo seconde volte migliori. (NUNZIA LO PRESTI)
Le foto di entrambi gli spettacoli sono di Serena Capparelli.