Ha debuttato ieri sera “Romeo, Giulietta e la città”, spettacolo conclusivo del laboratorio targato Daf, teatro dell’esatta fantasia, che dallo scorso maggio ha coinvolto più di 30 persone di età compresa tra i 19 e i 50 anni.
Per il quarto anno consecutivo i ragazzi diretti da Angelo Campolo hanno esplorato Shakespeare da nuovi punti di vista, contestualizzandolo questa volta, rispetto alle esperienze del passato, non necessariamente in questa città e nelle cultura e nei costumi del suo territorio, ma in una città senza tempo né luogo quindi universale nella sua amara negatività.
E’ dalla riflessione sul ruolo della città di Verona nella più famosa tragedia del drammaturgo inglese che gli allievi hanno iniziato il loro percorso di scrittura, messa in scena e interpretazione, plasmando un testo che fonde gli elementi leggeri dell’amore romantico e infantile dei due giovani protagonisti con il cinismo di una comunità che si rivela, in questa rilettura, protagonista della storia.
E la cittadinanza diventa un personaggio autonomo, sfaccettato negli approcci e nelle accuse ma coerente e univoco nell’impedire con ogni mezzo il lieto fine per Romeo e Giulietta, poiché capisce che la fine delle faide sarebbe in qualche modo la sua fine, non conoscendo altro che la violenza, le macchie di sangue e l’odio tra Capuleti e Montecchi.
Quindi la sua azione diventa risolutiva, lasciando invece quasi marginali Romeo e Giulietta, talmente soffocati dalle dinamiche delle loro famiglie e dei cittadini, che faticano a trovare i loro spazi, ritrovandosi a dover lottare non solo per la felicità del coronamento del loro sogno d’amore, ma anche per il diritto al dolore, troppo potente e profondo per la loro età per essere compreso o condiviso.
I giovani diventano quindi il simbolo del sacrificio estremo, neutralizzati e uccisi in nome di uno status quo che è sporco e malvagio ma è tutto, in un mondo fratricida che non conosce o contempla alternative alla guerra civile sanguinosa e truce, quasi cinicamente divertente nel suo essere letale e quotidiana per i suoi complici spettatori/ comparse.
E’ una città, questa versione di Verona, che purtroppo non può avere una precisa collocazione spazio temporale, e finisce per riportare alla mente al pubblico situazioni fin troppo comuni e diffuse, a partire da quello che succede oltre la finestra della propria casa,se non al suo interno, per proseguire con notizie di conflitti insensati e paralizzanti che vengono, sfortunatamente, da ogni parte del mondo.
La prova finale di un laboratorio coraggioso, carica di ambizione nel mettere in scena così tanto materiale, quasi troppo, sconvolgendo il pubblico con una velocità, un ritmo, prodotto dai corpi stessi degli interpreti e un rumore continuo, che periodicamente esplode in urla assordanti e disperate.
Previste repliche ogni sera alle 21 fino al 21 Dicembre alla Sala Laudamo.
E’ consigliabile la prenotazione al numero 3396071662. Il costo del biglietto è di dieci euro.
Le foto pubblicate nel presente articolo, sono estrapolate da un cd fornitoci dalla compagnia poiché il regista non ci ha permesso di documentare fotograficamente l’evento. (Martina Morabito)