“Accogliamo i migranti, espelliamo le basi”: questo il titolo dell’assemblea regionale organizzata dal movimento No Muos nel pomeriggio di sabato al Teatro Pinelli Occupato che oggi festeggia un anno di attività.
Il messaggio è chiaro e di forte impatto: i militanti No Muos hanno allargato la loro battaglia al fenomeno migranti che sta coinvolgendo la Sicilia; bisogna smantellare le basi militari dei luoghi di reclusione dei richiedenti asilo.
Le testimonianze dei vari enti e movimenti di tutela presenti sono univoche: la Sicilia sta diventando, da crocevia di culture e tradizioni quale era, un arsenale di strumenti di guerra, e sta sperimentando, ora più che mai, quanto sia difficile essere un’isola accogliente in un mare di politiche spietate.
A livello nazionale non si fa che inneggiare alla chiusura delle frontiere, si parla di “emergenza migranti” come si trattasse di una calamità episodica, ma quella degli immigrati che sbarcano in Sicilia non è una realtà emergenziale, ma antropologica e sociale, e come tale dovrebbe essere affrontata.
A livello comunitario emergono delle insanabili rotture politiche e normative: l’accordo Italia- Libia impegna i due paesi a bloccare i flussi migranti prima che raggiungano il territorio italiano, poco importa se per farlo li si lasci a bordo delle loro fatiscenti imbarcazioni senza né cibo né carburante. L’UE in ipotesi di violazione dei diritti umani come quella ora prospettata, sanziona l’Italia.
L’accoglienza si sta trasformando in emarginazione, ed i migranti vengono smistati e sistemati come fossero merci in delle vere e proprie “galere etniche”: siriani o nigeriani che siano, laureati o analfabeti, finiscono tutti in una tendopoli o in un Cara, che da centri di prima accoglienza diventano dei limbi di statica precarietà, perché da lì non ci si sposta facilmente. Più aumenta il numero dei richiedenti asilo politico, più le pressioni militari si fanno asfissianti, più aumentano le esigenze di accoglienza, meno si ottiene dalla politica nazionale.
La proposta comune cui è approdata l’assemblea è quella di coniugare mezzi e forze di ognuno in un unico progetto di accoglienza, abbandonare la logica della sicurezza militare, restituire ai richiedenti asilo la loro individualità. (FEDERICA ARENA)