Anche sulla ruota nerazzurra di Milano esce il 3-3 che aveva già sbancato quella di Napoli sabato sera: il pirotecnico pareggio registratosi a San Siro al termine del posticipo tra Inter e Parma chiude il quadro della quindicesima giornata di serie A, che ha visto le grandi tutte impegnate in orari differenti rispetto alle canoniche 15 della domenica pomeriggio: distorsioni da pay-tv poco gradite agli aficionados da divano.
Autentica girandola di emozioni al Meazza per una spartizione della posta equa, ma che frustra ancora le velleità dei nerazzurri, che restano a quattro punti dal terzo posto sempre occupato dalla formazione partenopea. Sugli scudi Palacio da una parte e l’ammazzagrandi Sansone dall’altra, entrambi autori di due reti giunte a coronamento di una prestazione maiuscola; sul banco degli imputati la banda del buco composta da Ranocchia, Juan Jesus e Handanovic, per quanto la paperona del portiere sloveno in occasione del gol di Parolo rappresenti un semplice incidente di percorso. Gennaio si avvicina, Mazzarri spera di aver a disposizione una freccia in più per il proprio arco: il sogno – neppure tanto malcelato – corrisponde all’identikit del vecchio pupillo Ezequiel Lavezzi, a Thohir l’onere di dare l’imprimatur, Psg permettendo.
Risalendo la classifica fino alla vetta, la Juventus nel weekend si è preparata alla decisiva sfida di Champions contro il Galatasaray, dopo aver espletato con profitto il compito settimanale già venerdì a Bologna, espugnando nel primissimo anticipo il Dall’Ara con il più classico dei risultati, grazie ai gol di Vidal e Chiellini. La capolista ha accarezzato per oltre 39 ore l’idea della fuga pre natalizia, speranza alimentata dal pareggio casalingo della banda Benitez ma, al minuto 23 di Roma-Fiorentina, Mattia Destro ha poi bagnato con un piattone da tre punti l’agognato ritorno in campo dopo l’oscuro infortunio sul quale molto si era ricamato. Un lunch-match entusiasmante quello andato in scena all’Olimpico tra due delle migliori compagini, per organico e qualità di gioco, del nostro massimo campionato: meritata la vittoria conseguita dai giallorossi di Rudi Garcia, che tengono la ruota dei bianconeri mantenendosi a tre lunghezze.
Vi abbiamo già fatto riferimento: il Napoli ancora una volta ha tirato il freno a mano, non andando tra le mura amiche oltre il 3-3 contro l’Udinese al termine di un incontro rocambolesco, in cui i campani non sono stati in grado di capitalizzare il doppio vantaggio maturato grazie alla doppietta realizzata, a cavallo del 40′ della prima frazione, da un ispiratissimo Goran Pandev. Dopo il brillante avvio, la stagione degli azzurri non sta di certo prendendo la piega sperata: recuperare 8 punti a questa Juve sembra un’impresa alquanto ardua e mercoledì, per andare avanti in Europa, serviranno due incastri al limite dell’utopico. Chiudendo il capitolo degli anticipi, procede la sua marcia a singhiozzo il Milan che, nonostante l’ottima prova del ritrovato Mario Balotelli, non è riuscito a bissare all’Ardenza il blitz del Massimino. Le due prodezze del centravanti della Nazionale, cui nel finale la traversa ha negato il tris che sarebbe valso il bersaglio grosso, non sono infatti bastate ai rossoneri per superare il Livorno di Davide Nicola, abile a sfruttare con l’ottimo Siligardi e Paulinho le amnesie della retroguardia del Diavolo.
Alla luce di quanto vi abbiamo raccontato, capirete bene che nel pomeriggio dell’Immacolata parecchi appassionati han preferito continuare ad addobbare l’albero, piuttosto che palpitare davanti la tv: Cagliari-Genoa, Sampdoria-Catania, Sassuolo-Chievo, Torino-Lazio e Verona-Atalanta costituivano un menu degno del miglior professor Birkermaier di fantozziana memoria, troppo poco per i famelici del pallone.
Eppure, specialmente nella ripresa, i sussulti non sono mancati. Al Bentegodi e al Sant’Elia sono andati in scena i medesimi copioni: padroni di casa sotto di un gol fino a pochi minuti dalla fine, ma poi capaci di piazzare l’uno-due letale per le rispettive avversarie: Juanito e Jorginho gli eroi scaligeri, mentre l’autoctono Marco Sau ha riportato il sorriso sul volto dei sardi. Da quando Eugenio Corini è stato richiamato in panchina, i mussi del Chievo hanno effettivamente iniziato a volare, il Sassuolo l’ultimo a farne le spese: lo score di 9 punti in tre partite mal si attaglierebbe teoricamente ad un gruppo che – prima di ritrovare il suo condottiero – annaspava nel guado dell’ultima posizione, ma tant’è. Poco male, magari la prossima volta Campedelli e Sartori ossequieranno il vecchio adagio “squadra che vince non si cambia”. Tre punti pesantissimi anche quelli conquistati dal Torino, ai danni della Lazio del sempre più precario Petkovic, e dalla Sampdoria, che con Mihajlovic in sella, oltre alle prestazioni, è tornata a riassaporare la gioia del successo dopo un digiuno lungo cinque turni, a discapito del Catania fanalino di coda. Ma sui rossoazzurri – e sugli errori di Pulvirenti – ci eravamo soffermati già la scorsa volta, sarebbe superfluo essere ripetitivi a stretto giro di posta. Di certo, lo spettro della retrocessione inizia ad aleggiare, sempre più nefasto, alle falde dell’Etna.