Tempo di esami per le aziende sanitarie e ospedaliere siciliane, il cui operato degli ultimi tre anni è stato analizzato dagli esperti della Commissione Sanità dell’Ars, presieduta da Pippo Digiacomo, sulla base di un’autocertificazione – compilata dai direttori di ciascuna struttura – differenziata per le aziende sanitarie (con 37 obiettivi da raggiungere) e per quelle ospedaliere (con 20 obiettivi da raggiungere).
Per le Asp, risultati eccellenti sono stati conseguiti solo da quelle di Caltanissetta e Ragusa, dirette rispettivamente da Vittorio Virgilio e Angelo Aliquò, a metà classifica troviamo quelle di Agrigento, Trapani e Siracusa, tra le ultime posizioni Palermo, Messina e Catania, mentre l’ultimo posto spetta all’Asp di Enna, guidata dal commissario straordinario, Giuseppe Termine, che ha mancato 10 obiettivi dei 37 complessivi.
Ma se Messina deve fare i conti con una pagella decisamente nera per quanto concerne l’Azienda Sanitaria Provinciale, di contro ha raggiunto risultati migliori con gli ospedali, tra i quali primeggiano il Policlinico di Messina, diretto da Giuseppe Pecoraro e il Civico di Palermo, diretto da Carmelo Pullara. Bene anche per il Piemonte-Papardo di Messina, guidato da Armando Caruso, e il Cannizzaro di Catania, mentre gli ultimi posti spettano al Policlinico di Palermo e al Garibaldi e al Policlinico di Catania.
Per quanto riguarda l’Asp di Messina, diretta da Manlio Magistri, hanno contribuito allo scarso risultato ottenuto le carenze strutturali e organizzative presenti, insieme all’insufficienza di personale, alla mancanza di un numero adeguato di defibrillatori, al ritardo nell’apertura dei Presidi Territoriali di Assistenza (PTA) volti ad assicurare agevolazioni alle fasce più deboli, come gli anziani, ma soprattutto i debiti accumulati dall’azienda per una cifra complessiva – certificata all’anno 2012 – che supera i cento milioni di euro. Di contro però, a Messina si registrano liste di attesa per le visite specialistiche leggermente più brevi rispetto agli altri distretti, anche se per determinati esami i tempi di attesa restano infinitamente lunghi. (DEBORA RUNCI)