Oggi, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, data appropriata per fare il punto della situazione alla presenza delle istituzioni. È stato il CeDAV (Centro Donne Antiviolenza di Messina- Onlus) ad organizzare l’incontro tenuto presso il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. “La giornata è simbolica e per tutta la Sicilia abbiamo pensato di farne una giornata di lotta”, queste le parole del presidente CeDAV, Carmen Currò, impegnata da ormai venticinque anni nella battaglia per la causa.
L’invito, esteso ai membri della deputazione regionale, aveva come obiettivo quello di stimolare le istituzioni a dare risposte alle difficoltà oggettive in cui attualmente versano i centri antiviolenza, penalizzati dalla scarsità di risorse e pertanto spesso costretti ad appoggiarsi quasi esclusivamente sul lavoro volontario delle operatrici e delle professioniste che svolgono attività di accoglienza, informazione, sensibilizzazione, formazione, ospitalità, attività di rete, rapporto con le istituzioni e tutto quanto di volta in volta risulti necessario al funzionamento del servizio.
Lo spunto di riflessione è la legge regionale n. 3 del 2012, Norme per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere. Bene le leggi, ma servono anche atti concreti. È questo il rimprovero mosso al sistema, storia vecchia nel nostro paese, quando tutti i buoni propositi tendono a restare lettera morta. La legge di cui sopra, infatti, prevedeva per la prima annualità lo stanziamento di 450 mila euro ai distretti di Catania e Palermo. Nonostante l’esclusione di Messina, sarebbe stato comunque un passo avanti ma, ahinoi, anche questa decisione ad oggi non trova attuazione.
Il CeDAV di Messina, da circa due anni in condizioni precarie e senza una sede fisica propria, fa parte di un coordinamento regionale che vede protagonisti anche i Centri di Catania e Palermo, rispettivamente Thamaia e Le Onde, la cui causa è sposata anche da una serie di piccoli sportelli di supporto, per lo più neonati. Nonostante i numerosi servizi resi, i Centri lamentano di essere abbandonati a se stessi. “Suppliamo a servizi che le istituzioni non supportano- denuncia Carmen Currò– Suppliamo a carenze importanti e abbiamo compiti sempre più rilevanti. La solidarietà della città ci dà l’opportunità di continuare, anche se negli stenti”.
I centri sono spesso il punto di approdo di mille denunce di casi limite. A rivolgersi a loro sono anche forze dell’ordine, consultori e servizi sociali. Tuttavia, la mancanza di risposte che si tramutino in fatti sta provocando l’inesorabile crisi e la conseguente chiusura di molti enti. “Oggi chiediamo alla deputazione locale di farsi carico di questo discorso. La legge esiste, ma va migliorata”.
Immediata la risposta dei presenti, l’Onorevole Panarello e l’Onorevole Zafarana, concordi nel testimoniare il valore dell’iniziativa che il CeDav porta avanti, nonché la passione e l’impegno civile che muovono l’associazione. “Ribadisco la disponibilità e l’impegno insieme agli altri colleghi parlamentari, in modo da trovare le risorse”, commenta Panarello. “Non facciamo politica delle donne per le donne, ma della società in risposta ad un problema grave”, aggiunge Zafarana. (LAURA MANTI)