Elio Sauta, l’ex consigliere comunale da luglio agli arresti domiciliari, aveva “investito” anche in un agrumeto in via Consolare Pompea. Un possedimento oggi posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza che sta eseguendo un nuovo provvedimento, che riguarda somme custodite in libretti bancari, libretti postali e investimenti economici e beni immobili considerati proventi dall’attività illecita contestata dalla magistratura, che ammonta a circa tre milioni e trecentomila euro.
A pochi giorni dalla sospensione, da parte del Tar (lo scorso 8 novembre) della revoca con cui il dirigente regionale aveva escluso dall’accreditamento la Lumen, aprendo le speranze per Aram ed Ancol, una nuova mannaia si abbatte sugli arrestati nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo formazione.
Il nuovo provvedimento di sequestro preventivo, esitato dal gip Giovanni De Marco nell’ambito dell’inchiesta “Corsi d’oro” sulla formazione professionale a Messina e in Sicilia, su richiesta del pool di magistrati che sta gestendo l’inchiesta coordinato dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, riguarda Elio Sauta, Chiara Schirò, Nicola Bartolone, Concetta Cannavò, Natale Capone, la moglie di Sauta Graziella Feliciotto, Natale Lo Presti, Elena Schirò e Giuseppe Caliri. Secondo la stima effettuata nel corso delle indagini dalla Guardia di finanza, ciascuno di loro avrebbe indebitamente percepito somme anche considerevoli con la gestione dei corsi professionali.
Ecco il dettaglio: Elio Sauta 916.150 euro; Graziella Feliciotto 194.150 euro; Nicola Bartolone 90.800 euro; Natale Lo Presti 189.100 euro; Salvatore Natoli 118.100 euro; Chiara Schirò 393.500 euro; Concetta Cannavò 78.100 euro; Elena Schirò 6.370 euro; Melino Capone 205.150 euro; Giuseppe Caliri 146.000 euro; Natale Capone 146.000 euro.
La Gazzetta del Sud rivela alcuni dettagli del sequestro. A Sauta sono stati requisite somme detenute in varie banche, un deposito titoli a garanzia da 400.000 euro e un deposito amministrato, e poi alcuni beni immobili in via della Zecca, in via Consolare Pompea, un agrumeto in via Consolare Pompea, e un appartamento in via Vittorio Veneto. A Chiara Schirò un dossier titoli composto da Btp del valore di mercato di 103.280 euro e un immobile a piano terra in via Circuito a Ganzirri. A Bartolone vari rapporti bancari e dossier titoli nonché un immobile in viale Principe Umberto. A Cannavò un immobile in via Duca degli Abruzzi. A Natale Capone due rapporti bancari e due immobili in via Maroli e in via Bellinzona. A Graziella Feliciotto le somme in due conti correnti e una polizza-vita più due immobili a Messina in via Fiore e a Roccalumera in via Lungomare. A Natale Lo Presti le somme in due conti correnti, polizze-vita e due immobili in contrada Casalotto e in via Todaro. A Elena Schirò le quote di due terreni a Ganzirri. Infine a Giuseppe Caliri un immobile in viale Principe Umberto.
Il processo davanti ai giudici della seconda sezione penale, inizierà tra poco meno di un mese, il 17 dicembre. Tra gli imputati ricordiamo le mogli di due big della politica messinese, Francantonio Genovese (Chiara Schirò) e Giuseppe Buzzanca (Daniela D’Urso), a cui (così come per gli altri indagati) è stata contestata l’associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate ai corsi di formazione professionale della Regione, finanziati anche con fondi dello Stato e dell’Unione europea.