Istituti nati intorno agli anni 70’, dalle ceneri dei vecchi “manicomi criminali”, destinati a diventare cenere a loro volta, fra una proroga e l’altra. Sono gli OPG (Ospedali psichiatrici giudiziari), sette sul territorio nazionale, sul futuro dei quali grava l’incognita della chiusura.
I dati emersi dall’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza di tali strutture, realizzata nel 2010 dalla commissione parlamentare presieduta da Ignazio Marino, evidenziò dati allarmanti e situazioni di grave criticità che delinearono un quadro davvero preoccupante: quelli che dovrebbero essere luoghi di cura non annotano la presenza costante di medici e infermieri, versano in condizioni igienico-sanitarie improponibili e la loro conformazione è più simile ad una struttura carceraria piuttosto che ospedaliera; edifici questi -ospitanti in totale 1547 detenuti – evidentemente vecchi e fatiscenti, dei quali la costruzione risale a fine ‘800-inizio ‘900 e bisognosi di interventi di ristrutturazione, contenenti tra l’altro un sovrannumero di internati disperati e in condizioni generali ai limiti del disumano, imbottiti di psicofarmaci e abbandonati a loro stessi senza alcun tipo di adeguato supporto.
Il Presidente Napolitano definì gli OPG “un autentico orrore indegno di un paese civile”, mentre lo stesso Marino, in un noto servizio di Presa-Diretta su Rai 3, parlò di “lager” e “inferno dei dimenticati”. In seguito ai risultati registrati , la Commissione presentò un emendamento al ddl “svuota carceri”(diventato legge il 14 febbraio 2012) che prevede il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari entro il 31 Marzo 2013. Una successiva proroga ha poi rimandato tale chiusura al 1 Aprile 2014.
Stamane, all’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto, si è tenuta una conferenza stampa dal tema “Insieme più efficienti-politica e sindacato”, alla quale hanno partecipato il Vice Segretario Regionale SINAPPE (sindacato polizia penitenziaria) Letterio Italiano, il direttore dell’OPG Nunziante Rosania, l’avvocato e Coordinatore Provinciale di Azione Civile Gianluca Manca, l’ex magistrato leader Nazionale di Azione Civile Antonio Ingroia, insieme al direttore del nostro network Palmira Mancuso, presente in qualità di moderatore.
Diversi gli spunti di riflessione emersi dall’incontro: ad aprirlo è stato Letterio Italiano che ha chiaramente elencato le problematiche che attanagliano la struttura, passando dalla carenza di condizionatori per poi evidenziare i danni causati dall’umidità e la necessità di ristrutturazione dei servizi igienici e dell’impianto di respirazione; ha poi preso parola il direttore Nunziante Rosalia, il quale ha denunciato le difficoltà di gestione relative alla carenza d’organico e all’insufficienza dei fondi, senza risparmiare critiche nei confronti di Ignazio Marino, reo di aver sfruttato la vicenda per garantirsi una proficua vetrina mediatica e di non aver dato una svolta concreta.
Al dibattito è intervenuto anche Gianluca Manca, da sempre impegnato nella lotta antimafia, specie dopo la morte del fratello Attilio, che senza troppi giri di parole ha ricordato come la nascita dell’OPG coincida con l’avvento della mafia nella città di Barcellona, divenuta negli anni ’80 centro logistico per le cosche impegnate al trasferimento di numerosi esponenti della malavita organizzata dagli istituti carcerari alla struttura stessa grazie all’ottenimento dell’ infermità mentale.
La sensazione emersa è l’unanime volontà di chiusura di tali strutture, in favore di un reinserimento sociale da parte dei “detenuti”: proprio in merito a tale prospettiva si è espresso Antonio Ingroia, fiducioso nel ruolo che la politica può avere nel processo di civilizzazione e accettazione degli internati nella società, ma conscio delle immancabili difficoltà che comporta un simile cambiamento, specie (aggiungiamo noi) in un clima di profonda sfiducia e insofferenza nei confronti di chi è apparentemente “altro” dalla normalità sociale.
Come trattare allora la questione? E come proseguire i trattamenti per i novanta internati (sui complessivi 170) dichiarati non dimissibili? La risposta arriva da Nunziante Rosania che indica la necessità di istituire progetti di reinserimento individuali per i detenuti ritenuti dimissibili e l’accelerazione dell’avvio delle REMS (residenza sanitarie per le persone con misure sanitarie) per i secondi, che in Sicilia sarebbero quattro in totale, uno per ogni distretto di corte d’appello. (ROBERTO FAZIO)