Fino al 1976, il 4 novembre era un giorno segnato in rosso sul calendario italiano e pensiamo di poter asserire che il rosso sia il colore che più si addice alla giornata odierna, relativamente alla celebrazione della festa nazionale, almeno per quel che afferisce la nostra città. Rosso come il fuoco che ha arso non pochi animi, specie dopo il discorso tenuto stamattina da Accorinti ai piedi del monumento ai caduti.
Alle ore 13.45 il consiglio comunale apre i lavori d’aula. Ventotto i presenti al primo appello, inutile dire che ogni attività deliberativa su rifiuti è stata rinviata a domani, in compenso la seduta fiume è stata tutt’altro che monotona.
Lo spettacolo inizia già con il colpo di scena. La Presidente fa appena in tempo a dare la parola al cons. David (Pd) che subito la seduta viene sospesa. Casus belli, l’esposizione di una bandiera della pace, srotolata dai consiglieri di Cambiamo Messina dal Basso. L’arcobaleno di tessuto è lo stesso che qualche ora prima ha sconvolto a Piazza Unione Europea alcuni tra civili, giornalisti e rappresentanti delle forze armate.
Com’è noto, sulla stoffa colorata capeggiano una frase di Pertini e la dicitura dell’undicesimo articolo della Costituzione. La cosa non piace affatto ai consiglieri degli altri gruppi. “Non dobbiamo cadere nelle provocazioni”, esordisce il capogruppo Pd. Intanto, per tutta risposta, il collega Trischitta sbottonava la camicia come atto di protesta, contro la Presidenza che, dopo essersi consultata con il Segretario Generale, stabiliva non fosse di per sè proibita l’esposizione di striscioni in aula, specie se arrecanti un articolo della Carta Costituzionale, come spiegherà di lì a poco il dott. Le Donne.
Scuse corali alle forze dell’ordine per lo sproloquio del sindaco. “Una provocazione demenziale e inopportuna” – secondo il ministro D’Alia – la “performance” del primo cittadino, e non la devono pensare in modo troppo difforme anche alcuni dei membri del civico consesso che prendono la parola, ritenendo di dover fare ammenda per l’accaduto deplorevole. “Nessuno è contrario alla pace ma non siamo esibizionisti e siamo rispettosi dei ruoli delle istituzioni”, commenta il pidiellino -che intanto si era ricomposto-.
Il capogruppo Pdl, nel frattempo, richiamava alla memoria l’uso sconsiderato del tricolore fatto dall’ospite di Palazzo Zanca, ricordando che “la stessa fascia di oggi l’ha indossata a Niscemi. E’ una vergogna”.
(Ma lo è davvero?)
Presenti oltre ai ¾ del consiglio, anche gli assessori Signorino e Ialacqua.
Ci pensa Amadeo (Il Megafono) a riportare l’aula su discorsi socialmente rilevanti. Il consigliere del Megafono già in occasione dell’ultimo incontro aveva fatto “outing”, come lui stesso disse ironicamente, criticando il comportamento del suo leader, reo d’aver “offeso” l’assemblea, disertando la visita all’aula riunita, durante la sua (tardiva) venuta di qualche settimana fa.
Anche quest’oggi la freccia viene scagliata contro il Presidente Crocetta, dal quale il consigliere sembra prendere sempre più le distanze.
La questione problematica riguarda i diversamente abili e gli operatori che si occupano di erogare servizi ai portatori di handicap. “Solidarietà. A causa di una politica pasticciona sono immolati sull’altare del superego di chi amministra”, commenta. “Negare il diritto allo studio a ragazzi che meritano tutela. Da domani gli operatori che per quindici giorni hanno lavorato da volontari per affrontare le lezioni incroceranno le braccia”, conclude, tirando le orecchie a chi aveva osannato la soppressione delle Province come atto di pulizia teso a sgravare dalla zavorra dell’inutile spesa la pubblica amministrazione. “Come se gli sprechi arrivassero tutti da lì”.
Non si fa attendere il nuovo round di botta e risposta su quanto impropria sia stata l’uscita di Accorinti e su quanto il consiglio debba fare ammenda a nome dell’amministrazione. Ne parla Santalco (Felice per Messina), che ricorda l’onore d’aver indossato il tricolore su delega dell’allora sindaco Leonardi, ne parlano altri colleghi, fino all’ultimo contributo del Segretario Generale che, in sostanza, domanda retorico se si ritenesse di dover chiedere la rimozione di uno striscione arrecante il testo della Costituzione; come dire di spostare il crocifisso dall’aula del catechismo, insomma. Dopo l’intervento del City Manager, nessuno dirà più una parola in merito. Anche perché, sinceramente, cosa rispondi ad uno che con tre parole ti ha liquidato una ragionevolissima spiegazione, in modo lapidario, sereno e severissimo al contempo, quale che sia l’oggetto di discussione? 1-0 per lui, fino ad ora.
Ma torniamo ai fatti concreti, perché qualcosa da discutere c’è. Marciapiedi occupato abusivamente a Villaggio Aldisio. Che si fa? La delibera è pronta. E dunque? “Ritirarla!” è la proposta della presidente della X commissione. E non ha torto Daniela Faranda (Pdl), in fondo non ha forse più senso dare un indirizzo generale a tutte le pratiche che hanno lo stesso oggetto e la stessa tipologia? La giunta deve fornire linee guida, senza che ciò impedisca al comune introiti dalla vendita di alloggi. “Possiamo stabilire una scadenza entro cui si sani o si distrugga la parte abusiva”, continua la Barrile, che intanto lascia la presidenza al suo vice Interdonato; “se entro la data prevista, non saranno stati presi provvedimenti dall’acquirente in tal senso, la vendita si considererà nulla. Confrontiamoci con i notai, intanto vendiamo e facciamo cassa”, conclude pragmatica.
Il vicesindaco accetta la proposta e ritira la delibera “non abbiamo difficoltà al ritiro visto che è una questione che può riguardare un’ampia casistica”.
La palla torna sul sociale. Libero Gioveni chiede di chiarire la questione Garante per l’infanzia, specificando come la faccenda sia delicata e necessiti un confronto sia in aula che tra membri dei gruppo, per carpire eventuali indicazioni.
“Indicazioni? Non accetto indicazioni perche è un argomento che tocca i nostri figli che non sono quelli che abbiamo a casa, sono i figli della nostra città”, risponde la Faranda, accorata.
E proprio di cuore si tratta, quello al quale già il mese scorso aveva chiesto si facesse ricorso, con coscienza, per attribuire l’incarico ad una persona capace e qualificata. “Non è un posto di sottogoverno. Posso accettare -e non è detto lo faccia- indicazioni su tutto ma non su questo!”
Allora che sia. E’ d’accordo con lei la collega Fenech (CMdB) e così pare anche il consigliere Udc il cui intervento aveva dato il là al confronto. Gioveni -dimentico di aver parlato cinque minuti prima di indicazioni di recepire- propone allora di dar vita ad una commissione di esperti “più competenti di noi”, i cui membri siano designati dai vari gruppi. “Ci sono figure professionali e non, preparate sul tema qui, non c’è bisogno di una commissione ad hoc!”, commenta vigorosa la signora pidiellina che, sul tema, non ammette sconti. La delibera è di fatto predisposta, “ora tocca a voi”, si rivolge al vicesindaco.
Altro punto sul quale si snoda l’ennesimo dibattito riguarda le telecamere a circuito chiuso che si vorrebbero installare in città, specialmente in alcuni punti strategici quali Villa Dante e Piazza Cairoli, ma non tutti concordano; secondo Risitano e Sturniolo si tratterebbe di adottare strumenti repressivi. Non sono in opposizione alla proposta invece le due colleghe Fenech e Lo Presti, che si schierano dalla parte del sì.
Rottura a metà tra gli accorintiani (solo) su questo punto, dunque.
E’ ufficialmente pomeriggio e qualcuno finalmente si indispone: “non possiamo discutere tre ore su 4 telecamere a Villa Dante. Insomma, chi è a favore lo voti”, sbotta Adamo dopo interminabili confronti. “Abbiamo un regolamento sulla Tares che interessa 250mila cittadini”,commenta il consigliere di SiAmo Messina.
Ma ormai non è più tempo e di rifiuti si parlerà domani, sempre ammesso che non salti fuori un extra sui massimi sistemi o il sesso degli angeli che tenga banco per l’intera seduta, causando ulteriori rinvii. (ELEONORA URZI’)