I carabinieri di Messina e del Ros hanno sequestrato beni del valore di quattro milioni di euro a Salvatore Treccarichi, 24 anni, al padre Giuseppe Antonio Treccarichi, 50 anni, ad Antonino Mazzeo 40 anni e Francesco Aliberti, 60 anni, tutti accusati di associazione mafiosa e arrestati nell’ambito dell’operazione «Gotha 4» e attualmente in carcere.
I provvedimenti costituiscono la fase finale di un’articolata manovra investigativa condotta in direzione della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto che, nel luglio 2013, aveva consentito l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 36 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsioni, omicidio, rapina, detenzione di armi ed altri reati.
Ai due Treccarichi sono state sequestrate due aziende: l’impresa Treccarichi Salvatore e la «M.G.M. s.r.l.», Ad Aliberti sono stati sequestrati le imprese Nuova F.A.B., di Aliberti Sebastiano, e New Simet, di Aliberti Sara,mentre a Mazzeo un’azienda la Trasport Line Società Cooperativa, un immobile e tre veicoli, tra i quali una Ferrari 360 Modena e 2 imbarcazioni da diporto.
In particolare, riferiscono gli inquirenti, le misure patrimoniali emesse nei confronti di Aliberti Francesco, Mazzeo Antonino, inteso “Piritta”, Treccarichi Giuseppe Antonio e Treccarichi Salvatore, sono state emesse per l’accertata forte sproporzione tra l’ingente patrimonio ed i modesti redditi dichiarati dagli indagati e dai componenti del rispettivo nucleo familiare, tale da non giustificarne la legittima provenienza. Gli accertamenti di natura economico patrimoniale hanno in tal senso consentito di individuare 6 imprese e il relativo patrimonio aziendale, diversi appezzamenti di terreno, numerosi autoveicoli e motoveicoli, 2 imbarcazioni e di diversi conti correnti bancari, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Campisi, avevano messo in luce l’instabilità di un sistema mafioso fortemente provato dalle dichiarazioni dei collaboratori Carmelo Bisognano, già capo dell’articolazione barcellonese dei “Mazzaroti”, Alfio Giuseppe Castro e Santo Gullo ed il difficile tentativo di ripristinare un assetto organizzativo in grado di far fronte alle rinnovate esigenze di controllo del territorio e di realizzazione delle progettualità criminali, difficilmente conciliabili con l’assenza della maggior parte degli elementi apicali del sodalizio in quanto sottoposti a regime carcerario di cui all’art. 41 bis e con gli effetti delle penetranti misure patrimoniali di sequestro beni nel frattempo applicate.
Grazie alle attività tecniche ed a una minuziosa analisi patrimoniale è stato possibile individuare nella veste di dominus, Giuseppe Antonio Treccarichi, all’interno dell’omonima impresa individuale intestata al figlio Salvatore, con sede legale a Pace del Mela (ME), creata al fine di sottrarne il complesso aziendale all’eventuale effetto di una misura di prevenzione patrimoniale, proprio nel momento in cui era divenuta nota la defezione collaborativa di Carmelo Bisognano. Per il medesimo fine, gli stessi avevano acquisito anche parte delle quote relative alla “M.G.M. s.r.l.”, di proprietà del Buemi Alfio.
I provvedimenti patrimoniali hanno raggiunto anche Aliberti Francesco e Mazzeo Antonino, entrambi ritenuti elementi di spicco del sodalizio mafioso dei “barcellonesi”.
L’Aliberti, in particolare, dopo essere stata resa nota la posizione giudiziaria del citato Campisi nell’ambito del processo “Vivaio”, tra i pochi elementi di vertice del sodalizio all’epoca ancora in libertà, si era preoccupato di far comprendere ai propri affiliati l’importanza del sostentamento ai consociati detenuti quale impegno morale e, soprattutto, per scongiurare l’ipotesi di ulteriori collaborazioni. Aveva altresì manifestato il rinnovato interesse che la consorteria avrebbe rivolto al traffico di sostanze stupefacenti, fino a pochi anni addietro considerato generalmente avulso dagli interessi prettamente mafiosi, tornato di interesse in ragione della concreta diminuzione degli introiti estorsivi, connessa alla particolare congiuntura economica ed alle oggettive difficoltà dell’imprenditoria locale. I Carabinieri del R.O.S. hanno sequestrato, tra i beni nella sua disponibilità, le imprese “Nuova F.A.B.”, di Aliberti Sebastiano, e “New Simet”, di Sara Aliberti, entrambe con sede legale a Barcellona, 1 immobile ubicato in quel comune, 9 veicoli e diversi conti correnti.
Antonino Mazzeo, anch’egli organico alla struttura mafiosa barcellonese, ha subito invece il sequestro di un’azienda avente sede in Terme Vigliatore, la Trasport Line Società Cooperativa, di 1 immobile sito nello stesso centro, 3 veicoli, tra i quali una Ferrari 360 Modena e 2 imbarcazioni da diporto.
Le ripercussioni sull’organizzazione dell’azione repressiva portata avanti dall’Arma dei Carabinieri nella provincia di Messina nei confronti dei capi e promotori dell’organizzazione mafiosa erano stati ben compresi anche dagli indagati che, immediatamente dopo il loro arresto, si stavano prodigando dal carcere per fare in modo che quanto nella loro disponibilità fosse venduto o occultato. Si tratta di un ulteriore segnale inequivocabile dell’efficacia della pluridecennale manovra investigativa condotta dal R.O.S., d’intesa con la Procura Distrettuale di Messina, nei confronti della famiglia mafiosa barcellonese, da anni ai vertici del panorama criminale dell’area tirrenica.