Riceviamo e pubblichiamo una nota di Domenico Marino, Professore di Politica Economica presso l’ Un. Mediterranea di RC – Revisore dei Conti della SSR dal 2007 al 2011
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La situazione di crisi in cui versa la SSR attualmente può essere sicuramente un esempio di come spesso nel Mezzogiorno non si riescono a valorizzare le esperienze innovative e positive. La costituzione della SSR è stata una grande intuizione che avrebbe potuto creare nella tanto disastrata sanità siciliana un esempio e una buona pratica da esportare. Purtroppo come spesso avviene in Sicilia è rimasta impigliata nella tela della burocrazia e della politica e ne è stata alla fine soffocata. Il tallone di Achille, o se volete il peccato originale, di questa società è stato il fatto che dal 2005 l’assessorato alla Sanità della Regione Sicilia non ha chiarito e risolto la questione dell’accreditamento. Perché è bene ricordarlo, la SSR oggi opera senza accreditamento in forza di una sentenza del Tar del 2007. Più di 8 anni per arrivare a risolvere un problema di questo genere sono di per se una eternità, ma va anche sottolineato che, al di la di promesse che si sono ripetute in questi anni, credo che la questione sia ancora in alto mare. Ma questo è il nodo fondamentale da risolvere, perché senza accreditamento la SSR non può operare e quindi non vale niente dal punto di vista economico, con l’accreditamento diventa una società appetibile anche per i privati. La causa che ha portato in questi anni la SSR ad operare solo al 10% del suo reale potenziale è essenzialmente questa.
Tornando però alla situazione attuale e cercando di individuare una via per la soluzione dei problemi, non si può non sottolineare che la scelta di vendere le azioni da parte dell’ASP di Messina non è una scelta obbligata ed è, quindi, una scelta sostanzialmente politica. La legge sulla Spending Review permetteva, se vi fosse stata la volontà politica, di mantenere le quote in capo all’ASP. Ma poiché non ha senso adesso piangere sul latte versato, occorre capire come muoversi in questo momento. Molti spingono per mantenere pubblica la SSR e questo sicuramente è un punto condivisibile. Va però trovata la modalità per non privatizzare questo servizio. La mia proposta è quella di costituire una Public Company, ossia una società ad azionariato diffuso in cui le azioni sono detenute dai portatori di interessi che quindi esercitano il controllo sulla società con l’obiettivo di massimizzare il beneficio per gli utenti. Si tratterebbe quindi di costituire una società o un associazione di cui facciano parte le organizzazioni del terzo settore, le famiglie delle persone diversamente abili, i lavoratori delle cooperative e chiunque voglia offrire suo contributo al mantenimento di una società che costituisce un patrimonio per Messina. Questa società potrebbe rilevare la quota azionaria detenuta dall’ASP di Messina. In questo modo si creerebbe un modello di gestione dei servizi riabilitativi innovativo e all’avanguardia in Italia, trasformando un problema in una risorsa. Sempre che l’assessorato regionale alla sanità si svegli dal lungo sonno e definisca una volta per tutte il problema dell’accreditamento, non con promesse elettorali, ma più concretamente con decreti!