La mozione di sfiducia contro Crocetta è stata respinta. Contrari 46, favorevoli 31. Tredici i deputati assenti. Contro la mozione hanno votato il Pd, l’Udc, il Megafono, i Drs e il gruppo Articolo 4. Assenti al momento del voto sei deputati della maggioranza: Franco Rinaldi (Pd), Bruno Marziano (Pd), Giovanni Panepinto (Pd), Pippo Digiacomo (Pd), Paolo Ruggirello (Art.4), Marco Forzese (Drs).
A favore della mozione, oltre ai 14 deputati Cinquestelle, altri 17 parlamentari di altri gruppi di opposizione (Pdl, Pid, Pds-Mpa, lista Musumeci). Cinque gli assenti nelle file dell’opposizione: Toti Lombardo (Pds-Mpa), Giuseppe Federico (Pds-Mpa), Dino Fiorenza (Pds-Mpa), Santi Formica (lista Musumeci) e Mimmo Milazzo (Pdl). Assenti anche due parlamentari del gruppo Misto (Riccardo Savona e Girolamo Fazio).
«È una pagina dolorosa, abbiamo il dovere di governare e di non fuggire dalle nostre responsabilità», ha commentato il presidente della Regione.
La discussione in aula è durata 9 ore. E se il governatore ha ottenuto la fiducia, resta comunque sul tappeto il cadavere del “modello sicilia”, definitivamente sepolto dalle reciproche accuse tra il Movimento 5 Stelle e il Governatore, che ha parlato 78 minuti di fila.
Cancellieri, relatore della mozione, ha citato il condottiero e politico inglese Oliver Cromwell, facendo un salto indietro nel tempo, nientemeno al 1653. “È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto. Siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese con Esaù per un piatto di lenticchie”.
E ancora: “Siete diventati intollerabilmente odiosi, portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave, in nome di Dio”.
“Vi chiedo di non scomodare Dio”, ha esordito Crocetta, visibilmente agitato, rivolgendosi direttamente ai Cinque Stelle. “Siete diventati partitocratici come tutti gli altri, siete soltanto dei politicanti, mi sento tradito da un movimento in cui credevo – ha spiegato – perché ho operato in assoluta buona fede con i ragazzi dei cinquestelle, ma quando cominciano a ‘inciuciare’, chi è la mosca nocchiera che guida il bue ed è convinto di guadarlo?”.
Le cronache raccontano di un’Assemblea silenziosa, ininterrottamente presieduta da Giovanni Ardizzone, il presidente della Regione ha mostrato la sua busta paga: “Sono vittima di una campagna di sciacallaggio da parte dei Cinquestelle, dicono che guadagno quanto Obama, la verità è che il mio stipendio netto al mese è di 7.495 euro”. “Col mio stipendio – ha proseguito pago l’affitto della casa a Palermo perché non vivo nell’appartamento di servizio a Palazzo d’Orleans e pago di tasca mia anche le missioni: mi rimangono 5.500 euro”. E giù a snocciolare per oltre venti minuti numeri e cifre: “Voglio chiudere una volta e per tutta questa storia…”.