MAFIA: PER I BOSS MESSINESI QUASI 50 ANNI DI CARCERE

Sei le condanne emesse dalla II sezione penale del Tribunale, presieduta da Mario Samperi, nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Gramigna, che nel luglio 2011 ha portato all’arresto di 40 persone ritenute affiliate ai clan cittadini di Camaro, Santa Lucia sopra Contesse e Giostra.

Vincenzo Pergolizzi dovrà scontare 18 anni, 12 anni per Lorenzo Micalizzi, 5 anni e 4 mesi per Francesco Pergolizzi, 4 anni a Domenico Arena e Vittorio Di Natale, infine 3 anni e 5 mesi per Orazio Faralla, che avevano optato per il rito abbreviato con la conseguente  concessione di uno sconto di pena fino ad un terzo del massimo previsto.

 

Secondo quanto appurato dalle indagini, dopo la carcerazione dei boss storici, tutti ristretti al 41bis, erano stati  loro ad assumere il comando, raggiungendo un accordo che ha consentito per diversi anni  una “pacifica” spartizione del territorio cittadino.

Gli accordi criminali permisero ai clan di arricchirsi attraverso estorsioni, usura, spaccio di droga e corse clandestine di cavalli.

Inoltre la novità emersa in queste indagini fu il collegamento tra i clan messinesi con la Camorra Napoletana. Uno dei canali di rifornimento della droga, venne individuato dai Carabinieri di Messina in un’associazione operante fra le città di Napoli ed alcune province siciliane. L’attività sarebbe stata organizzata dal messinese Giuseppe Coletta e dalla napoletana Angela Di Marzo la quale, si riforniva da Luigi Ascione, residente a Melito di Napoli. I tre sono stati condannati il 24 settembre 2012 rispettivamente a 7 anni e due mesi di reclusione, 10 anni di reclusione 8 anni e 2 mesi.

Gli inquirenti ricostruirono il percorso della donna che raggiungeva la Sicilia per “piazzare” la sostanza stupefacente, consegnandola per la successiva vendita agli spacciatori palermitani e messinesi. L’attività svolta dai Carabinieri del dipendente Nucleo Investigativo ha avuto inizio intorno alla fine dell’anno 2006, successivamente all’esecuzione dell’operazione “Case Basse” che aveva permesso di disarticolare il clan mafioso di Santa Lucia sopra Contesse e della zona Centro. L’indagine, finalizzata a contrastare il clan avverso, riconducibile ai fratelli Giacomo ed Antonino Spartà fece subito emergere l’esistenza di una rete criminale dedita al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare hashish, marijuana e cocaina. Il promotore ed organizzatore dell’associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti sarebbe stato Davide Puleo che si riforniva della sostanza stupefacente, generalmente marijuana, hashish e cocaina, per poi cederla ai pusher o direttamente ai consumatori.

L’organizzazione, tramite Lorenzo Micalizzi, si sarebbe occupata di organizzare le corse clandestine di cavalli, ai quali venivano somministrati medicinali che ne alteravano le caratteristiche, pregiudicandone la salute. Micalizzi, insieme a Domenico Arena, -ritenuti dalla Dia elementi di spicco del clan Giostra- avrebbero acquistato e gestito alcuni cavalli destinati alle corse clandestine, ricavandone notevoli profitti. Le indagini fecero emergere anche un giro di usura che interessò un altro filone investigativo.

 

 

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it