Il “day after” la candidatura unica non sembra aver restituito un clima “pacifico” in un Pd sempre più spaccato al suo interno e sempre meno credibile agli occhi della cittadinanza. Così, nonostante non ci siano state altre candidature a segnare un distacco netto e concreto, diverse sono le critiche mosse ai maggiorenti del partito.
“L’area Civati del Partito Democratico – scrive Piero David – non condivide quanto deciso dall’attuale gruppo dirigente del PD di candidare unitariamente Basilio Ridolfo alla segreteria provinciale e per tale ragione non ha sottoscritto il documento a sostegno della candidatura. La fase difficile che sta attraversando il nostro partito in città ed in provincia ha bisogno di un nuovo gruppo dirigente che si caratterizzi per la discontinuità con la gestione del passato. Il Partito Democratico di Messina va cambiato e non gestito. Questo è l’obiettivo che ci siamo posti come area Civati e col quale continueremo questo congresso, con l’aiuto di tutti gli iscritti ed i simpatizzanti che vogliono cambiare il PD. A cominciare dall’iniziativa prevista per venerdì 18 con lo stesso Civati alla quale abbiamo invitato i rappresentanti dei movimenti e le associazioni che negli ultimi mesi sono stati riconosciuti come soggetti di cambiamento dagli elettori e dai quali bisogna partire per ricostruire il nuovo Partito Democratico a Messina”.
Per Domenico Siracusano, dell’area che si riconosce nel progetto Territori Democratici, “sarebbe servito un congresso vero nel quale si confrontassero due o più opzioni politiche contrapposte per individuare una visione ed una prospettiva per il PD messinese. Le vicende politiche, e non solo, che hanno attraversato e attraversano il PD negli ultimi mesi meritavano una risposta ben più decisa del richiamo ad una unità posticcia. Non è il tempo dell’omologazione.
Ma abbiamo fallito – conclude amaramente – Ha fallito soprattutto chi ha provato in questi mesi a creare le condizioni per un rilancio del PD come soggetto di cambiamento orientato alla giustizia sociale. Lo status quo ci consegna un partito che vuole rimanere immobile nonostante quello che accade dentro al PD e intorno a noi”.
Tra i commenti anche quello di Lucia Tarro Celi, che non capisce (ma non è l’unica) “ le ragioni per le quali non si è lavorato per una candidatura alternativa in grado di incarnare passione,trasparenza, cambiamento, anche a rischio di perdere”.
“Non mi sembra che la scelta del nome del futuro segretario per la Provincia di Messina risponda a criteri di confronto e segnali quella svolta radicale di cui il PD in città e in provincia ha assolutamente bisogno per riprendere un minimo di credibilità e di consenso – ha dichiarato – Le ragioni per cui non voterò il sindaco di Ficarra non sono personali, dal momento che non ho il piacere di conoscerlo, ma riconducibili ad alcune precise considerazioni.
La richiesta di senso di responsabilità e di unità rivolta a tutte le anime del Partito fatta dal reggente regionale Lupo contraddice il suo totale disimpegno nei confronti della delicata vicenda messinese, dai fantomatici circoli alla inesistente agibilità democratica interna durante l’egemonia di Genovese. La scelta di un nome appartenente a quella egemonia chiama in causa l’aspetto etico oltre che giudiziario degli apparati di controllo del consenso e chiama in causa anche l’immagine del Pd e la sua credibilità tra la gente, nonostante gli sforzi di quanti, di segno opposto, tentano di riaffermarla.
Spero che ci siano ancora margini di ripensamento e di ascolto. Nel frattempo – conclude – preferisco sentirmi eretica”.