Spesso e volentieri gli studenti dell’Ateneo peloritano si lamentano delle tasse universitarie che aumentano ogni anno. Tuttavia, a quanto pare, va peggio a chi frequenta altre Università siciliane.
Infatti, secondo quanto riferito dall’Università di Messina, da uno studio condotto dall’O.N.F. (Osservatorio Nazionale Federconsumatori) emerge che nel nostro Paese le rette sono cresciute del 3% rispetto allo scorso Anno Accademico, in un quadro generale all’interno del quale le Università del Centro risultano più economiche rispetto a quella del Meridione. L’indagine è stata portata avanti focalizzando la propria attenzione sugli importi totali che gli studenti universitari devono versare annualmente, basandosi su alcune fasce di reddito standard (estrapolate dalle informazioni fornite dagli Atenei e dai modelli riportati sui loro siti web): le Università del Nord, così, superano mediamente del 30% quelle del Centro (una percentuale che sale al 42% per quanto concerne la prima fascia: si stima che a Milano si debbano versare tasse medie minime di 748,50 euro, mentre a Padova la cifra si aggira intorno ai 722,77 euro).
La media, va detto, risulta leggermente inferiore rispetto al rapporto relativo allo scorso Anno Accademico (-0,3% per la prima fascia e -1,37% per la seconda), dal momento che, mentre quasi tutti gli Atenei hanno fatto registrare un incremento delle tasse, l’Università di Parma e quella di Milano hanno apportato delle riduzioni. Altro fattore da tenere in considerazione: il peso dell’evasione fiscale.
Nell’indagine si fa riferimento a cinque fasce di reddito standard: 1) fino a 6.000 euro; 2) fino a 10.000 euro; 3) fino a 20.000 euro; 4) fino a 30.000 euro; 5) massimo.
Per quanto riguarda la Sicilia, la media è di 533, 88 euro per la prima fascia; 606,88 per la seconda; 1.095,38 per la terza; 1.523,88 per la quarta e 1.732,38 per la quinta. Se si prendono a riferimento le fasce individuate nell’indagine della Federconsumatori, i dati dell’Università di Messina sono i seguenti: per la prima fascia la media è di 474,05, così come per la seconda; per la terza 699,05; per la quarta 984,05; per la quinta 1544,05.
Emerge, dunque, come l’Ateneo peloritano imponga agli studenti un budget inferiore rispetto ai colleghi non solo del resto d’Italia, ma addirittura della Sicilia. Un dato positivo, all’interno dell’attuale contesto di crisi globale che rischia di penalizzare, fra gli altri, anche il sistema universitario nazionale. (SIMONE INTELISANO)