“Il Pd messinese è prigioniero del suo passato, dei suoi schemi e dei suoi metodi”. Le parole di Antonio Saitta possono ben sintetizzare politicamente quanto è accaduto oggi all’Auditorium Mon. Fasola.
Le premesse sembravano favorevoli, ma dalla direzione provinciale del Partito Democratico arriva un “nulla di fatto” che consegna tutto nelle mani della direzione regionale che si riunirà lunedì a Palermo, e che deciderà sulla sorte dei messinesi, incapaci di trovare una sintesi politica.
Obiettivo era l’avvio del percorso precongressuale, con la nomina di una Commissione di garanzia composta da 11 rappresentanti delle varie aree del partito, ma alla luce di quanto registrato oggi, è probabile che a Messina il congresso provinciale non si farà, e che il partito venga commissariato.
A nulla è servito l’appello del segretario Lupo, che proponeva un “sistema di regole condiviso per l’elezione dei dirigenti del partito messinese e per rilanciare l’iniziativa politica”, fino ad arrivare “preparati” all’appuntamento nazionale con le primarie fissato il prossimo 8 Dicembre. Tantomeno quello di Antonio Saitta che, prendendo la parola, ha ricordato come “ la “deberlusconizzazione” del centro-destra avrà delle ricadute anche sul nostro territorio, e il Pd deve essere attrezzato ad affrontare queste sfide”.
E se il clima è cambiato dall’ultima direzione del partito (oggi, per esempio era assente la “pasionaria” Modica e Francantonio Genovese è rimasto debitamente distante dall’assemblea, seguendo tramite staffette quello che accadeva e indicando strategie ai suoi fedelissimi dal marciapiede dinanzi all’auditorium) la gestione del potere resta ancora nelle mani di chi, come Franco Rinaldi, quando la discussione si stava incanalando su posizioni condivise da Panarello, Laccoto, renziani e le altre espressioni del partito, ha intimato la richiesta di verifica del numero legale, rendendo sostanzialmente inutile il proseguimento del dibattito.
Lo scontro però non si è sviluppato sulle questioni relative al tesseramento, nonostante gli ultimi dati certificati dalla commissione di garanzia risalgano al 2011 (quindi sostanzialmente non si ha certezza né del numero degli iscritti, ne di quanto pesa la cassa del partito) ma sulla proposta di diminuire il numero dei circoli.
Oggi a Messina se ne contano 52 o 56 o 64 (il dato non è certo!): un numero che è una anomalia rispetto a quanto accade nel resto della Sicilia, e che non consente di mettere gli iscritti o i simpatizzanti nella condizione di sapere pubblicamente quando e dove ci si riunisce, quando e dove si faranno i congressi nei circoli.
“Bisogna valorizzare il rapporto tra PD e circoscrizioni – è l’idea di Lupo – troverei utile un nuovo sistema con 6 circoli, che siano anche sei seggi elettorali in cui gli iscritti possano votare con un criterio di residenza”.
La razionalizzazione è stata accolta favorevolmente da Panarello, Laccoto, l’ex segretario cittadino Giuseppe Grioli (che aveva cercato di sperimentare l’accorpamento ma senza riuscirci), Piero David e dai renziani che, in maniera diversa, hanno ribadito nei loro interventi come il criterio della territorialità oltre ad una migliore organizzazione, consentirebbe un maggiore confronto tra le diverse “anime”, evitando la frammentazione “ad personam” che si è già rivelata politicamente un fallimento.
Ultima, ma non meno importante, “anomalia” riguarda il passaggio di consegne alla tesoriera protempore Luciana Zingale, da parte di Concetta Cannavò, attualmente indagata nell’ambito dell’inchiesta sulla formazione “d’oro”, che non è avvenuto. La Tesoriera ha però annunciato che, dopo anni di sovrapposizione con la segreteria di Genovese, il partito ha una sede provinciale (ancora da arredare) in Via Maffei 2, dietro il Tirone. (Pal.Ma.)