Il lavoro certosino degli investigatori già nell’ottobre 2011 ha chiarito che uno dei gruppi imprenditoriali più ricchi della città ha fondato il suo potere sul riciclaggio di proventi illeciti, “pulendo” attraverso attività in settori cruciali per l’economia dello Stretto (il commercio del pesce, l’edilizia e la ristorazione) denaro proveniente dalle casse della malavita organizzata, in particolare del clan Spartà.
Adesso la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Messina ha disposto la confisca dei beni per 450 mln di euro riconducibili a Sarino (54 anni) e Angelo (60) Bonaffini, e ai soci Domenico (37 anni) e Gaetano (51) Chiofalo e riguarda le società e i complessi aziendali delle imprese Pescazzurra srl, Immobiltre srl, C&B Immobiliare srl, Costruzioni srl, Metropoli srl, il bed and breakfast Villa Gaia, l’impresa individuale Pesce spiaggia e fantasia di Bonaffini Angelo e Prinzivalli Giuseppina, infine la catena di rinvendite Mare d’Amare srl. ll provvedimento comprende 430 unità immobiliari, nove società, una flotta navale costituita da cinque motopescherecci e tre yacht di lusso, 26 mezzi agricoli pesanti, 13 autovetture e centinaia di rapporti bancari.
Secondo la Procura, l’impero economico costruito in un trentennio d’attività tra Messina, Spadafora, Giardini Naxos, San Pier Niceto, Nizza di Sicilia e persino a Castel Gandolfo, in provincia di Roma, è frutto del riciclaggio di denaro sporco del clan mafioso di Giacomo Spartà, soprattutto in attività edilizie e di spaccio di sostanze stupefacenti.
Ricordiamo anche che nel 2012 Saro Bonaffini e Antonino Spartà (fratello del boss di Santa Lucia sopra Contesse) sono stati condannati per il “racket delle assunzioni”, infatti obbligavano ad assumere i loro “protetti” facendoli lavorare in un grande supermercato della zona sud.