I finanzieri della Compagnia di Messina al termine di un’indagine, coordinata dal Procuratore Aggiunto D.ssa Ada Merrino e dal Sost. Proc. dr. Diego Capece Minutolo, hanno arrestato due docenti dell’Università di Messina responsabili di aver gravemente inquinato un concorso per ricercatore in Microbiologia e Microbiologia Chimica, allo scopo di pilotarne l’esito.
Ai domiciliari Giuseppe Giovanni Bisignano (direttore del Dipartimento di Farmacia) e Giuseppe Teti, docente di Microbiologia. Il concorso “truccato” sarebbe stato quello del 2010, vinto da Carlo Bisignano, figlio del Direttore del Dipartimento di Farmacia. L’operazione, ribattezzata “Pacta servanda sunt”, è il risultato di indagini protrattesi per mesi e che hanno messo in luce un vero e proprio sistema deviato delle procedure concorsuali che regolano l’accesso al mondo accademico non solo messinese.
Indagati per i medesimi fatti di concussione, peculato abuso d’ufficio e falso anche altri cinque nomi eccellenti: Francesco Tomasello (ex rettore dell’Unime), Cesare Grillo, Maria Chiara Aversa (delegata del Rettore per la formazione delle Commissioni d’esami), Giuseppe Nicoletti (di Catania), Sandro Ripa (di Camerino). Le ordinanze sono state firmate dal GIP dott. Massimiliano Micali.
In sostanza è stato accertato che sia la commissione giudicatrice, che il vincitore del concorso, venivano stabiliti a monte dagli arrestati, con la collaborazione dei loro colleghi.
Nel concorso oggetto delle indagini, nonostante l’accurata pianificazione della procedura, che avrebbe dovuto chiudersi con la nomina a ricercatore di un parente di uno degli arrestati, la presenza di un candidato con un punteggio più elevato aveva creato qualche problema alla consorteria criminale che – per portare a termine il piano – è giunta a costringere il concorrente meritevole a ritirarsi consentendo la proclamazione del candidato predesignato.
“Pacta servanda sunt”. I patti vanno rispettati, così in una intercettazione telefonica i due arrestati concordano circa la necessità che il candidato (potenziale vincitore del concorso) debba rispettare i patti, ovvero ritirarsi, dietro la promessa di una sua successiva sistemazione in altra procedura concorsuale per ricercatore.
L’indagine è scaturita da una denuncia per una falsa fattura utilizzata presso il Dipartimento ove operava uno dei destinatari delle misure cautelari e ha consentito di accertare l’appropriazione di somme da parte di quest’ultimo dalla gestione del “fondo economale” del Dipartimento con il concorso di un dipendente della medesima facoltà.