LA SITUAZIONE MALIANA RACCONTATA DA ROKIA SANOGO: “RISCHIO LA VITA PER FAR CONOSCERE LA VERITÁ”

Martedì 17 settembre. Nella sede dell’Arci Thomas Sankara una donna ha raccontato una verità, che oggi la espone nel rischio di morire. Il coraggio di questa donna non solo fa comprendere la gravità della situazione politica dei paesi del Nord Africa, ma anche l’esigenza di scoprire cosa si cela dietro le pallide notizie che vengono diffuse in Europa. Questa donna straordinaria si chiama Rokia Sanogo, presidente del “Movimento Popolare 22 Marzo” di Mali, tra le fondatrici del circolo intitolato a Thomas Sankara di Messina, legata moltissimo alla nostra città. Studiosa, scienziata e politica, Rokia non solo ha fatto la rivoluzione degli anni ’90 di Mali, ma ha anche sempre combattuto contro lo sfrenato imperialismo. Il suo partito è stato all’opposizione del governo di Amadou Toumani Tourè, dal 2007 al 2011, ed è stato determinante per la caduta di ATT.

La democrazia che faticosamente era stata voluta e costruita dalla popolazione nel 1960, negli anni ’90-’91 appariva ormai solo di facciata. Gruppi separatisti e nazionalisti, che si distaccarono dal grande gruppo dei Tuareg, non solo entrarono in accordo con la Francia, ma ebbero il permesso da parte del presidente Tourè di entrare in Mali. Iniziò, così, una grande crisi che continua ancora oggi. La situazione cominciò a degenerare nel 2006 con l’azione di demilitarizzazione che ha permesso di eliminare la presenza dell’esercito di Stato anche ai confini. Le conseguenze sono state le peggiori. La nazione è stata consegnata al narcotraffico, grazie anche ai contatti con l’America Latina, ed al business degli ostaggi.

Nel Gennaio 2012 cominciò la ribellione dei separatisti, con l’intento di conquistare una regione del Mali, seminando il terrore con l’uccisione di più di cento militari maliani. La loro complicità con il presidente Tourè ha scatenato la sollevazione della gente, soprattutto dell’esercito che si sentiva tradito dalla stessa democrazia che, paradossalmente doveva difendere.

Il 22 Marzo del 2012 un gruppo di militari compì il colpo di stato che diede il via ad una nuova fase della situazione maliana. Rokia precisa, infatti, che a differenza di come la stampa internazionale ha fatto credere, la ribellione era cominciata già prima del colpo di stato, e che questo sia stato la conseguenza di una condizione di grande disordine già presente. Il gruppo nazionalista, Ansar Dine, aspirando ad una repubblica islamica, prese il controllo della ragione settentrionale del paese, riuscendo a cacciare il gruppo separatista, che ha trovato accoglienza nel Burkina Faso, alleata della Francia. Il loro fanatismo ed integralismo ha provocato la distruzione di alcuni manoscritti conservati a Timbuctu, di reliquie di tradizione sufi e tombe di alcuni santi musulmani.

Dopo il colpo di stato, moltissimi tra partiti, movimenti ecc…, tra cui anche il partito di Rokia, si sono uniti al coro dei militari, con l’obiettivo di rinforzare l’esercito maliano ed evitare un intervento straniero.

Mentre il 20 Dicembre del 2012 le Nazioni Unite nominavano Romano Prodi come mediatore alla crisi maliana, piano chiaramente stabilito con il consenso della Francia, il 10 Gennaio del 2013, il presidente illegittimo Dioncounda Traoré, perché non eletto dai cittadini stessi, richiede un intervento aereo della Francia per porre freno alla minaccia terroristica. Esattamente ventiquattro ore dopo la richiesta del presidente, le forze francesi approdano in Mali, recuperando velocemente città principali come Gao e Timbuctu.

Come ha raccontato Rokia, l’intervento straniero è stato giustificato dai caratteri di liberazione soprattutto dagli interventi terroristici e di interpolazioni di al- Qaida, ma in realtà, da finto liberatore, il paese europeo francese è diventato stabile occupante della zona del Nord del Mali, sfruttando uranio, petrolio, gas, tutte le ricchezze del Sahara, oltre che l’importante punto geostrategico, per controllare medio oriente e Africa dell’Ovest.

Recentemente sono stati arrestati 15 persone del partito di Rokia perché volevano ostacolare l’accordo con i ribelli, accordo orchestrato dalla stessa Francia, per l’indizione delle nuove elezioni. Le elezioni, iniziate il 28 Luglio, si sono concluse con la vittoria di Ibrahim Bubakar Keita, insediatosi il 4 Settembre, con il 76% dei consensi. Il risultato massiccio della volontà della popolazione ha fatto capire, però, che c’è la volontà di una nuova stagione governativa opposta a quella passata di Tourè.

La notizia più pesante di tutto il racconto drammatico di Rokia consiste nel fatto che la Francia ha imposto il suo diktat a tutti gli stati africani e non solo, per, in accordo con gli Stati Uniti, continuare lo sfruttamento colonialista che, certamente, non si limiterà soltanto allo Stato del Mali. Molte sono state le difficoltà in questi mesi. Altri rappresentati del partito di Rokia non sono riusciti a raccontare la verità della situazione maliana oltre il continente africano, perché non hanno ottenuto i permessi necessari. Nel frattempo la Francia diffonde notizie sbagliate come il fatto che è stato il Colpo di stato del 22 Marzo ad alimentare la crisi del Nord oppure a giustificare il suo intervento per controllare il terrorismo, quando, invece, è in accordi con il gruppo dei Tuareg che è per eccellenza terrorista.

L’unica soluzione possibile, secondo Rokia, sarebbe quella di ricreare un esercito, fornirlo di armi per difendersi e cooperare con questo, cose che sono state richieste alla Francia, che non ha però sostenuto l’azione, ma che ha preferito far credere semplicemente che il Mali è troppo debole per uscire dalla crisi. Dal momento che, però, la questione è nazionale, secondo Rokia, un intervento straniero la porta su un piano internazionale, che non ha l’obiettivo di pervenire ad un dialogo fruttuoso tra le parti in conflitto, ma soltanto di seminare guerra e sfruttamento, tanto che già molti imprenditori sono già arrivati in Mali per avviare i lori progetti.

Rischiare la vita per queste informazioni, rischiare la vita per la libertà del proprio popolo, non è roba da romanzi, ma è incarnato in degli esseri umani che, come Rokia, camminano tra le macerie, per costruire e non per distruggere. (CLARISSA COMUNALE)

 

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