Le note di ‘O Surdato ‘nnammurato risuonano intensamente dalla vetta della classifica e, per sapere se il juke-box della terza giornata di serie A diffonderà soltanto lo storico inno napoletano o, invece, un medley con l’intramontabile Grazie Roma vendittiano bisognerà attendere le 22.40 di questa sera quando, minuto più minuto meno, l’arbitro Guida fischierà tre volte per suggellare la fine del monday night del “Tardini” di Parma, che vedrà i padroni di casa opposti ai giallorossi di Rudi Garcia.
Esaltazione alle falde del Vesuvio, dunque. Giustissimo così, il nuovo Napoli di Rafa Benitez al momento veleggia in solitaria a punteggio pieno. Contro l’Atalanta gli azzurri, grazie agli argentini ex galáctici Higuain e Callejon, hanno chiuso il comodo tris agevolatogli dal calendario in avvio di campionato, ma a partire da domenica sera – contro il Milan a San Siro – inizieremo a “pesare” realmente la compagine partenopea. D’accordo, neanche il banco rossonero di questi tempi è tra i più probanti ma, specie davanti al pubblico amico, gli avanti meneghini possono esaltarsi e provare così a colmare il deficit attuale, integrato da una difesa non all’altezza e dalla mala sorte, che sembra aver attanagliato la banda di Allegri in questo primo scorcio di stagione. Ogni riferimento agli infortuni non è puramente casuale. Già che ci siamo, prima di passare al piatto forte del weekend appena trascorso, chiudiamo la parentesi dedicata al Milan. Non tragga in inganno il rocambolesco 2-2 con il quale Balotelli (sempre glaciale dagli undici metri) e soci hanno costretto il Torino alla spartizione della posta, perché i granata avrebbero meritato ampiamente la vittoria. Il buon Max deve correre ai ripari, per trovare l’assetto migliore e, soprattutto, per provare a frenare – unitamente ai preparatori ed allo staff medico – un’emorragia di infortuni che adesso inizia davvero a preoccupare. De Sciglio, Abate, Silvestre, El Shaarawy, Montolivo e forse Kakà, caduti come birilli nell’arco di pochi giorni: il troppo stroppia, sempre.
Venendo adesso al big match di questo terzo turno, il derby d’Italia tra Inter e Juventus, disputatosi alla Scala del calcio nel pomeriggio di sabato, si è rivelato piacevole e abbastanza effervescente, specialmente nella seconda frazione di gioco. Esauritasi la fase di studio, le due squadre hanno infatti onorato la classica giocando su buoni ritmi e l’1-1 finale, frutto del botta e risposta Icardi-Vidal, rispecchia essenzialmente quanto emerso dal rettangolo di gioco. La Juve nel finale ha sprecato un paio di occasioni per portare a casa i tre punti, ma i nerazzurri nel complesso hanno tenuto ottimamente botta. Siamo costretti a ripeterci: la mano di Mazzarri si vede – eccome – e la Beneamata, affrancata oltre tutto da impegni europei, quest’anno può davvero rivestire un ruolo di primissimo piano.
Procedendo in onor di classifica, apriamo il capitolo Fiorentina, che attualmente condivide la seconda piazza con gli ultimi due team citati. Il lunch-match delle 12.30 è risultato indigesto a Vincenzo Montella, non tanto per la vittoria sfuggitagli all’89’ quanto per le brutte notizie arrivate in corso d’opera dall’infermeria. Non si ha ancora piena contezza degli infortuni occorsi a Cuadrado e Mario Gomez, ma fronteggiare l’assenza dei due grossi calibri non sarà una passeggiata per il tecnico campano, apparso peraltro (comprensibilmente) molto indispettito dalla mancata concessione del rigore su Pepito Rossi nei minuti di recupero.
E adesso passiamo ai sorrisi domenicali. Quelli della Lazio, cinica come non mai nel capitalizzare al massimo le palle gol costruite nel primo tempo contro l’ottimo Chievo di Sannino: tre tiri, tre gol e tutti a casa, nella ripresa pieno controllo e un po’ d’accademia. Non quelli del presidente Lotito, preso di mira dal tifo organizzato per la reiterata improvvisazione nei momenti topici del calcio mercato.
Buonumore alle stelle anche in seno alle due matricole terribili Livorno e Verona, che, grazie ai rispettivi rappresentanti del fútbol bailado Paulinho, Martinho e Romulo (senza dimenticare l’altro brasiliano Jorginho, nei panni di assistman) hanno regolato le pratiche Catania e Sassuolo, compagini queste ultime che condividono mestamente, a quota zero punti, la maglia nera in graduatoria. A Maran e Di Francesco il compito di trovare il bandolo della matassa: i presidenti, incalzati dai media, spesso son costretti a fare a pugni con la riconoscenza. A maggior ragione quando i numeri si fanno impietosi.
Euforia incontenibile, invece, per gli illuminati dalla luce rossoblu della Lanterna. Nell’attesissima notte di Marassi, ilGenoa ha infatti dominato la stracittadina, infliggendo alla Samp uno 0-3 la cui eco campanilistica si propagherà senza pietà alcuna per i supporters di fede doriana. Il tutto in un “Ferraris” vestito di blucerchiato. Insomma, per il “malato” Liverani, considerato già a rischio esonero dopo le prime due sconfitte, non poteva esserci medicina migliore.
Concludiamo lo screening con il pareggio grandi firme tra Udinese e Bologna, che al “Friuli” non hanno certo dato vita ad uno spettacolo indimenticabile, ma le prodezze dei protagonisti più attesi, Totò Di Natale -che ha finalizzato una magia di Muriel- e Alessandro Diamanti, al tirar delle somme sono valse agli spettatori il prezzo del biglietto.(JODY COLLETTI)