Si è incatenato al cancello d’ingresso del palazzo comunale per dare risalto alla sua protesta iniziata nella giornata di ieri sul posto di lavoro. Si chiama Antonino Ferlazzo e ha 51 anni, due bambini a carico e un mutuo da pagare.
È l’ennesimo disoccupato preso per il naso, licenziato ad aprile per calo di lavoro dopo dieci anni di impiego presso la ditta di cantieri navali EuroImpresa per la quale svolgeva la mansione di autista. In un comunicato che distribuisce a giornalisti e istituzioni scrive: “vengo licenziato con la promessa che se le cose fossero andate meglio sarei stato richiamato”. Ma oltre al danno anche la beffa. Ferlazzo spiega, infatti, che nonostante l’azienda avesse in cantiere una nuova nave, veniva richiamato a fine agosto per un contratto di soli 30 giorni.
Parte così nella giornata di ieri lo sciopero della fame e della sete accompagnato al presidio prima sul luogo di lavoro e oggi a Palazzo Zanca. “Una ribellione- dice- a questi caporalati che si sono arricchiti a Messina. La mia è una protesta civile ma ferma. Non voglio che questa sia identificata come la mia battaglia, ma voglio che sia la voce di chi sta zitto e sopporta”. Non è il solo, Ferlazzo, a dover sottostare a questo compromesso. Sarebbero almeno altri tre i colleghi nelle medesime condizioni che questa mattina hanno, tuttavia, deciso di tornare a lavoro.
Nessuna certezza sulla riuscita della sua protesta, ma resta la grande speranza che per una volta l’imprenditore non pensi solo al profitto e diventi umanamente comprensivo, decidendo di tutelare i propri lavoratori.
“Sto qui finché i media e le autorità non ne verranno a conoscenza. Dopodiché il mio presidio continuerà davanti all’officina dell’EuroImpresa dove è cominciato e dove ho lavorato per dieci anni”. (LAURA MANTI)