Street Art. Murales. Occupazione abusiva. Legittimazione. Legalità. Criminalizzazione. Tolleranza e tolleranza zero.
E’ sufficiente armarsi di un dizionario della lingua italiana per comprendere quanto siano differenti tra loro queste parole sotto il profilo semantico. Infatti le questioni dibattute stamane in conferenza stampa, dai capigruppo al Consiglio Comunale, sono state molteplici. Il casus belli che ha portato le forze di centro destra e centro sinistra ad indire questo incontro è la realizzazione di murales a firma di un noto artista di Senigallia, la cui popolarità è ormai nota anche a chi di writing non sa molto. Blu è uno street artist considerato tra i migliori in circolazione e, da qualche tempo, la facciata della Casa del Portuale di Messina è tela di una delle sue opere. Gusto estetico a parte, che è chiaramente faccenda opinabile in base alla sensibilità artistica di ciascuno, la X Commissione, presieduta dalla cons. Faranda, si è trovata a dover analizzare la questione Pinelli in alcuni dei suoi aspetti cardine: l’occupazione abusiva dello stabile in Via Alessio Valore è il primo elemento da discutere. “Si tratta inequivocabilmente di un bene patrimoniale del Comune!”, esordisce il presidente della Commissione Bilancio, cons.Mondello, il quale sottolinea come non sia ignoranza del consiglio, bensì della nuova amministrazione, non conoscere la competenza e la responsabilità dell’Istituzione sull’edificio.
Lungo e accorato l’intervento del cons. Adamo che, da giovane, da politico e attivista da sempre, rapporta la sua esperienza e le sue battaglie -come la nota campagna per la riqualificazione della Zona Falcata– a quella che da mesi conducono i “pinelliani” per la restituzione di “beni comuni” alla cittadinanza. E sono loro, gli occupanti, a rimanere zitti, in piedi dentro l’Aula con tanto di cartelli arrecanti slogan molto chiari –vedi gallery-. Bocche imbavagliate e catene a cingerne i polsi. Al loro fianco i consiglieri di CMdB (tre in realtà. Unica assente L. Fenech, non è dato sapere se per mancata adesione all’iniziativa o per ragioni terze), anch’essi silenziosi. Dal canto suo, la cons. Faranda e i colleghi ringraziano in primis il collettivo utilizzando in coro l’epiteto “amici” nel rivolgersi ai loro interlocutori. Già, perché più che i giornalisti, i reali destinatari di questo vis a vis sembrano essere proprio gli attivisti imbavagliati, in fondo alla Sala. Non ci sarà un diretto botta e risposta e, prima della conclusione dell’incontro, essi usciranno dall’aula in maniera massiccia e taciturna. “Questa è la loro conferenza stampa”, ci dice uno degli occupanti.
“E’ un caso di arte messa a disposizione della collettività ma ci vogliono regole. Giacché l’ immobile è del Comune, noi non possiamo permettere questa anomalia”, chiarisce il capogruppo Pd, P.David. In buona sostanza, da una parte c’è una richiesta unanime dei consiglieri, rivolta all’amministrazione e ai quattro accorintiani, di lavorare ad un progetto che ristabilisca l’ordine e la legalità in merito alla faccenda; dall’altra parte i membri di CMdB non sembrano persuasi dalla posizione dei colleghi.
“Pensiamo che la street art non si possa regolamentare nei suoi canoni costitutivi. E’ un’arte irregolare per propria natura. Un graffito, nel suo essere irregolare dimostra d’ essere un bene comune perché, realizzandolo su un supporto non di sua proprietà, un artista lo sta donando, non ne fa uno strumento di commercio”, sostiene il cons. Sturniolo (CMdB). “La street art però si legittima -come le occupazioni del resto-, attraverso il fatto che arricchisce o meno la vita di una città. I murales hanno arricchito quella zona. Penso che dovremmo ringraziare invece di criminalizzare sia gli artisti che il collettivo, che stanno dando questo contributo. Le passate amministrazioni non sapevano neppure di chi erano quegli stabili”, continua il neoeletto. “Il punto non è di chi è ma c’è un’esigenza”, osserva Adamo, il quale invita a stemperare gli animi e i toni “perché non deve essere uno scontro generazionale o ideologico. Si parte da un dato: c’è l’esigenza di spazi di aggregazione, di spazi culturali e di sottrarre al degrado porzioni di città in totale abbandono; queste sono esigenze comuni, condivise da tutti. Metterle insieme è il ruolo stesso della politica”, prosegue l’avvocato di SiAmoMessina, che aggiunge: “quella che si è insediata è un’amministrazione certamente più attenta di quelle del passato a certe istanze e speriamo dimostri di essere anche più veloce nel risolverle”.
E’ chiaro a tutti i presenti che le urgenze della città sono altre dall’occupazione di un edificio o di graffiti -anche di un certo livello- su una parete, ma i consiglieri si fanno eco reciprocamente al grido di “si è presentata l’occasione di parlarne ed è nostro compito farlo”. A dispetto di quanto recriminato da alcuni, non sembra ci sia un atteggiamento giustizialista o inquisitore da parte di quanti intervenuti stamane, bensì un modo di ricoprire l’incarico di cui la cittadinanza li ha investiti alle scorse elezioni. Quella del Pinelli, sin dal dicembre scorso, è una vicenda che ha molte sfaccettature e, nonostante sia riconosciuta da più parti la bontà del loro agire e sollevare annose questioni, non si può dimenticare che esistono organismi deputati a garantire il rispetto di regole e legalità. E’ vero sì che moralmente pesano più l’ignavia e una mala amministrazione, i cui colpevoli andrebbero individuati e puniti come -se non più- chi insozza con scarabocchi pareti di edifici storici -non con arte ma con pastrocchi, che è cosa diversa dalla street art di cui si discute-, è vero pure, però, che se non si troverà una soluzione al problema, pensando di manifestare tolleranza assoluta verso chi, preso da spirito artistico, si arma di bomboletta spray ovunque egli ritenga di dar sfogo alla propria creatività, si rischia di andare incontro ad un vero e proprio far west. Anarchia assoluta, insomma. Idem dicasi per le occupazioni che non possono essere viste come niente di più che uno strumento “ma devono avere un inizio e una fine”, sottolinea la ex vicepresidente del Teatro Vittorio Emanuele, a capo della commissione che ha affrontato il problema “Casa del Portuale”.
“Abbiamo preso posto accanto ai ragazzi perché siamo andati dove riteniamo ci sia la parte più ricca e più bella della città”, commenta infine Sturniolo. Lo stesso rappresentante di CMdB, precisando di non voler essere troppo duro, sostiene d’aver reputato “molto poveri gli argomenti utilizzati” dai suoi colleghi consiglieri.
Ciò che qualcuno potrebbe pensare è, invece, che questo gesto dei capigruppo andrebbe visto come una mano tesa all’amministrazione stessa che, qualora si mostrasse dimentica del ruolo istituzionale che ad ora ricopre, potrebbe perdere tanto di credibilità quanto di serietà agli occhi dell’opinione pubblica e, soprattutto in vista del dicembre prossimo, non sarebbe un bene. Che gli accorintiani, con le estreme posizioni da outsiders, rischino così di ledere lo stesso sindaco? Mai dimenticare che dentro e fuori le stanze dei bottoni la musica è diversa e ciascuno ha un ruolo e un compito da rispettare. Cambiare Messina è più di uno slogan, è una necessità, ma se il cambiamento va operato dall’interno è vero anche che avallare la mancanza di rispetto delle regole -modificabili in corso d’opera- non sarà d’aiuto alla mission che si sono posti i nuovi inquilini di Palazzo Zanca. Attenzione! (o come direbbe Lizzani: Achtung!) (ELEONORA URZI’)