La notizia che riportiamo è stata pubblicata lo scorso 24 agosto dal Sole24ore, e visibile a questo link. Come riportato dal giornalista Simone De Meo, l’ultimo bussiness della mafia sarebbe la gestione delle minicrociere alle Isole Eolie, da sempre punto di riferimento per il turismo mondiale. Ecco di seguito l’articolo, che riporta alcuni stralci delle intercettazioni teefoniche contenute nel dossier della Guardia di Finanza che sta indagando su questi affari tra la Calabria, la Campania e la Sicilia.
Nei giorni caldi in cui l’Authority per la concorrenza indaga su un presunto accordo di cartello sui trasporti marittimi nello Stretto di Messina, si delinea nelle carte della Procura antimafia di Catanzaro l’ultimo (e più imprevedibile) dei business della “mafia spa”: l’organizzazione delle crociere nelle isole Eolie.
“Chi normalmente gestisce questi servizi qua… sono famiglione”, si lascia scappare al telefono un poco accorto avvocato di Vibo Valentia, tale Massimo P. Il riferimento è colto al volo dagli investigatori del Gico della Finanza, che infatti scrivono nell’ultima informativa: “Le successive conversazioni permetteranno di identificarle con chiarezza nelle famiglie ‘ndranghetiste dei La Rosa di Tropea ed Accorinti di Briatico” .
Le gite a Vulcano, Lipari, Filicudi e Stromboli sono cosa loro.
Solo che non sempre si riesce a far tutto da soli. Nei dossier della Finanza ci sono, infatti, anche i nomi di alcuni armatori napoletani che sono stati contattati per fornire le navi e il know-how marinaro necessari per la costituzione di un nuovo consorzio turistico. La richiesta è enorme e il mercato locale delle imbarcazioni non riesce ad assorbirla tutta. Serve una nuova linea di traghetti. Il business delle crociere frutta dai 300 ai 400mila euro a stagione “per ogni società di navigazione”, con una media di 27mila passeggeri.
Le telefonate intercettate nell’ambito dell’indagine dei pm Borrelli e Manzini, al di là degli esiti dello specifico caso che, come vedremo, non si realizzerà a livello operativo, sono utili in realtà a tratteggiare lo scenario di connivenze in cui si muovono le ‘ndrine e i rapporti che queste intessono con soggetti economici apparentemente al di sopra di ogni sospetto, anche provenienti da fuori regione. Uno di questi si chiama Giuseppe B.: è titolare di una compagnia tra le più importanti del Golfo di Napoli, ma al suo referente calabrese non ha remore ad assicurare che “abbiamo lavorato sempre con loro”. “Loro” sono quelli che stanno dietro al boss Accorinti, “il padrone di là… il padrone di Briatico”. Quindi, ci si può fidare di lui per coinvolgerlo nel progetto che si sta realizzando.
Poche e ferree le regole cui attenersi per entrare nell’affare: nessun doppio gioco o dialogo con la concorrenza. Defezioni o diserzioni non sono ammesse. È uno dei mezzosangue del clan (un imprenditore con parlantina mafiosa) a dirlo chiaro e tondo a un altro armatore partenopeo che pure segue con interesse l’iter per la costituzione del consorzio turistico. “Sarebbe il caso di non accedere alla richiesta che vi hanno fatto quei due fratelli – ammonisce Mario C., riferendosi ad altri uomini di ‘Ndrangheta che vorrebbero fittare un traghetto da 350 posti – … di non andarci, perché sono quelli che mantengono la guerriglia in questo momento”.
Faide e affari non vanno mai d’accordo. Ragion per cui ogni collaborazione commerciale dev’essere inserita, con tutte le accortezze del caso, in un equilibrio delicatissimo. Un po’ come si fa quando si libera un nuovo pesciolino in un acquario. Bisogna stare attenti all’ecosistema mafioso. E procurarsi subito le giuste coperture, se necessario. Come fa Mario C. rivolgendosi ad Antonio Maccarone (uomo d’onore della cosca Mancuso di Limbadi e genero del capoclan Pantaleone Mancuso) “per ottenere la garanzia” che con l’avvio della nuova attività crocieristica nell’arcipelago delle Eolie “non si sarebbe posto in antagonismo con la locale criminalità organizzata, fortemente interessata e presente nella gestione” del servizio turistico “nella zona di Tropea e Briatico” .
Il progetto di Mario C. e del suo socio napoletano Giuseppe B., alla fine, naufraga. Se ne riparla l’anno venturo. È ancora il primo a parlare: “Per gli equilibri complessivi non si è fatto quest’anno… per non fare una forzatura… per non stimolare nuovi appetiti” e perché “non si riaprano le liti”. Dice proprio così: “Per non stimolare nuovi appetiti”.
Ad aprile i giochi sono fatti. La ‘Ndrangheta ha già deciso su chi puntare per la stagione. Ma i napoletani non disperino. “Ci incontriamo e vi dico qual è il disegno per l’anno venturo, praticamente – li rabbonisce Mario C. – è già deciso ai vertici”. E loro ossequiosi: “Noi attendiamo una tua chiamata”.
Il nuovo pesciolino nell’acquario aspetta lo squalo giusto cui agganciarsi.