Pietro Navarra è stato eletto pochi mesi fa come nuovo Rettore dell’Università degli Studi di Messina dopo ben nove anni di regno Tomasello. Lo abbiamo incontrato all’interno del suo ufficio per discutere di ciò che è in questo momento l’Ateneo peloritano e di ciò che potrebbe diventare grazie al suo operato, senza tralasciare i temi più discussi negli ultimi mesi.
In che momento Pietro Navarra ha capito che l’elezione era ormai ad un passo?
La sensazione era nata già durante la campagna elettorale, durante gli incontri che si sono susseguiti sia con il personale tecnico-amminsitrativo, sia con i docenti dei diversi dipartimenti. L’atmosfera era quella giusta e sin dall’inizio ero sicuro del risultato.
Quanto ha influito l’alleanza con Giovanni Cupaiuolo dopo il primo turno?
Ha influito molto soprattutto per il fatto che questa alleanza, determinata dalla confluenza di progetti programmatici per l’Università, ha dato un segnale di compattezza per l’Ateneo peloritano. Questa compattezza dà forza al Governo che si è insediato nella prima settimana di luglio.
Lei è il Rettore più giovane d’Italia. L’età può essere un punto a suo favore o può pagare un po’ d’inesperienza?
Bisogna vedere cosa si intende per “inesperienza”. Per quello che mi riguarda conosco il sistema universitario italiano per aver insegnato in diverse Università d’Italia. Ho occupato posizioni di governo anche da studente, infatti sono stato eletto nei consigli di facoltà e di amministrazione quando studiavo qui a Messina, ho fatto parte anche del Consiglio Universitario Nazionale. Ho avuto un ruolo attivo anche nelle Università straniere che ho frequentato sia da studente che da docente. Sia in profondità che in larghezza l’esperienza accumulata in questi anni è notevole, oltre al fatto che comunque sono stato coinvolto nella scorsa amministrazione come Pro-rettore con delega al bilancio e questo mi ha fatto conoscere bene anche il sistema univeristario di Messina.
I più maligni hanno collegato subito dopo la sua elezione il suo nome a quello di altri parenti illustri come il padre Salvatore, il quale è stato un famoso e stimato professore, e lo zio Michele, legato a Cosa Nostra nel secondo dopoguerra. Cosa risponde a chi collega il suo operato a queste parentele?
Intanto per ciò che riguarda mio zio, egli è scomparso dieci anni prima che io nascessi. Non capisco cosa voglia significare questo collegamento. Per quanto riguarda mio padre io sono molto legato a lui. L’ho trovato accanto a me durante tutta la campagna elettorale, nonostante lui sia scomparso nel 2005, perché ho imparato molto da lui. Bisogna essere riconoscenti ai propri genitori e credo che l’Università di Messina deve essere riconoscente a chi ha dato molto a quest’Ateneo ed a chi oltre ad aver prodotto una generazione di chirurghi in Sicilia, in Calabria ed in tutta Italia, ha anche dato a Messina il Policlinico Universitario, vanto della nostra Università per decine di anni. Per quello che mi riguarda questa è la lezione che ho ricevuto da mio padre. In America dove insegno e dove mi sono formato, così come in Inghilterra, non si guardano mai i cognomi delle persone ma si guarda quello che riescono a produrre. Sarebbe meglio se anche a Messina si ragionasse così. Faremmo un salto culturale significativo e migliorerebbe il mondo che ci sta intorno.
Si avvicinano i test di Medicina e Chirurgia che nell’era Tomasello spesso sono finiti nella bufera. Ha già in mente qualcosa per evitare problemi anche quest’anno?
La bufera di cui si parla è stata molto spesso una bufera quasi annunciata, ma di cui nessuno ha avuto un’effettiva esperienza. I test di Medicina che io sappia sono sempre stati sottoposti ad un fortissimo controllo , così come sarà quest’anno, da parte dell’Università sia per la Facoltà di Medicina e Chirurgia, sia per i corsi delle professioni sanitarie e mi auguro che non ci siano ulteriori polemiche, poiché spesso non sono seguiti fatti concreti a queste polemiche.
Subito dopo il suo insediamento, l’indagine “esami facili”…
Io ho soltanto letto notizie dalla stampa. Non abbiamo avuto comunicazioni ufficiali da parte della Procura, dunque da Rettore conosco poco e niente. Nel momento in cui riceveremo documenti ufficiali della Procura, metteremo in atto tutte le azioni adeguate in rapporto ai fatti contestati al personale dell’Università di Messina. Al momento sono state più le cose dette che quelle verificate.
Lei arriva al Rettorato dopo 9 anni di regno Tomasello. Come giudica il suo governo sia in positivo che in negativo?
Luci ed ombre così come tutte le esperienze di governo. Molte cose importanti sono state fatte, però nell’ultimo periodo sono stati commessi molti errori che potevano essere evitati. Anche per questo c’è stata una divaricazione di posizioni fra me ed il Professor Tomasello negli ultimi due anni che ha portato anche ad una posizionie diversa durante la campagna elettorale.
Ultimamente anche un incontro con il sindaco Renato Accorinti dal quale sembra essere emersa una voglia di collaborazione fra Comune ed Università…
La collaborazione fra istituzioni è necessaria, a prescindere da chi occupa questi ruoli. Poi se incontri una persona così aperta e disponibile come Renato Accorinti, è tutto più facile.
Negli ultimi mesi il nuovo sito Internet e poi l’approdo dell’Università nei social network. E’ un segnale di maggior interattività da parte dell’Ateneo?
Bisogna sempre migliorarsi ed un passo in avanti in termini di milgioramento è anche procedere verso una interazione diversa nei confronti degli studenti e nei confronti degli uffici ed all’interno degli uffici dell’università stessi, la quale è necessaria per migliorare i servizi.
L’ultimo rapporto Anvur vede Messina all’ultimo posto della sua classifica sulle Università. Quali sono le idee per rilanciare l’Ateneo peloritano?
La posizione di Messina deriva dall’insieme delle performance ottenute da diverse competenze in vari settori disciplinari, ma è anche il frutto, se si guarda nel dettaglio, di picchi di eccellenza e posizioni di grande difficoltà. Messina ha picchi di eccellenza e faremo in modo che questi meriti vengano messi in luce e diano l’esempio. Come se ne esce da questa situazione? Riconoscendo il merito e premiandolo. Il problema di questo sistema di valutazione è che da un lato il Ministero premia i bravi e punisce i cattivi, ma non dà nessuno strumento interno agli Atenei per premiare i bravi e punire i cattivi. Mi auguro che con un ruolo attivo alla Crui (Conferenza Rettori Università Italiane), si possa proporre al Governo una legge che possa permettere alle Università di premiare al proprio interno i buoni e punire i cattivi. Solo così si potrà migliorare il sistema e solo così la valutazione a livello nazionale può rendere piu dinamico il sistema universitario. Diversamente, questa fotografia rimarrà nel tempo perché nessuna Università che al momento si trova in basso ha possibilità di mobilità, perché il sistema complessivo delle norme che regolano il pubblico impiego presso gli Atenei rende impossibile la reazione all’interno da parte dei Rettori per promuovere il merito e penalizzare coloro che non hanno intenzione di lavorare.
(SIMONE INTELISANO)