“Celebriamo questa giornata del 22 agosto con una iniziativa finalizzata per ricordare le sei vittime del rogo del Rifugio del Falco del 2007. Sei anni fa morirono Lucia Natoli, il marito Matteo Cucinotta, Costantino Cucinotta, Caterina Maffei e i due dipendenti dell’agriturismo Giuseppe Bonpensiero e Tina Scaffidi. Ancora non c’è una verità giudiziaria su quel rogo”. Nelle parole di Saro Visicaro, coordinatore del’osservatorio sull’infanzia che porta il nome del giudice del tribunale dei minori, il senso della giornata di ieri, in cui si è ribadita la richiesta di misure di prevenzione a difesa del territorio e per avvicinare i giovani alla tutela dell’ambiente.
“Il 65% degli incendi in Italia è di natura dolosa – ha ricordato ai presenti Visicaro – Un affare stimato in 200 milioni annui per spegnere i roghi.Si rende tuttavia necessaria una modifica della legge n°353 del 2000. Dal 2013 sono state istituite le flotte aeree regionali in sostituzione di quella nazionale ma i costi di gestione rimangono proibitivi.Dal 5 di aprile con decreto del Presidente della Repubblica sono stati trasferiti 19 aerei dalla protezione civile al Corpo dei Vigli del Fuoco. Lo scorso 24 luglio ben 11 ettari di bosco sono stati distrutti dalle fiamme tra S.Marina e Forza d’Agrò. Ancora peggio lo scorso anno con incendi che hanno interessato la zona Nord della città, dalle Masse a Campo Italia.
Quella che manca è però la prevenzione. In Sicilia, tra i tanti paradossi, c’è anche che la protezione Civile conta 650 unità delle quali 400 precari mentre i Volontari, suddivisi in 850 associazioni, sono ben 4000.Eppure le campagne antincendio non decollano. Le linee tagliafuoco non si vedono, i controlli sono solo episodici. Neppure le tonnellate di legna e gli scheletri secchi pericolanti vengono eliminati.
A Messina c’è una carenza d’organico strutturale dei vigili del fuoco che ogni prefetto, periodicamente, promette di risolvere. Il Comando deve coprire ben 9 sedi e due distaccamenti portuali con appena 50 unità per una zona ad altissimo rischio sismico e idrogeologico. Sempre a luglio l’ennesimo sciopero dei forestali sotto la sede dell’Azienda Foreste denunciava la mancanza di risorse per ben 2000 unità proprio nel periodo nel quale il rischio incendi è più alto.
Ma i disastri ambientali si possono evitare soltanto con una pianificazione che rispetti le necessità di Protezione Civile. Bisogna imporre e fare rispettare i vincoli in materia di urbanistica e edilizia.Sarebbe necessario un lavoro comune tra assessorati al Territorio e Ambiente, all’Urbanistica e alla Protezione Civile. Serve una valutazione di vulnerabilità oltre che di pericolosità del territorio. In molte zone già urbanizzate esiste un precario equilibrio ambientale che non può reggere a “urbanizzazioni” spinte e, quindi, l’indice di vulnerabilità diventa altissimo. Con rischi alti e costi proibitivi per gli interventi successivi d’emergenza. Il territorio della nostra città è ormai quasi tutto ad alta vulnerabilità. Il rischio torrenti è sempre altissimo e l’amministrazione comunale attuale deve realizzare al più presto interventi indispensabili di riqualificazione. Fortunatamente nelle zone dell’alluvione del 2009 l’opera del Genio Civile è stata fondamentale e con le 24 gare andate in porto in questi giorni tra Giampilieri, Scaletta e Itala sarà possibile vedere rinascere dei villaggi destinati alla cancellazione. Rimangono però gravissime le condizioni di quasi tutti i collegamenti provinciali che rischiano di fare rimanere nell’isolamento intere comunità”.