IL “DOPO-VARA”: ADDIOPIZZO “I PRO E I CONTRO DELLA VARA DI ACCORINTI”

“Maria libera Messina dal pizzo e dalla mafia”, si leggeva su un flyer firmato AddioPizzo e distribuito appena un anno fa, alla vigilia di ferragosto. Fu questo volantinaggio, sgradito –evidentemente- ad alcuni, che videro nel gesto una provocazione o una strumentalizzazione dell’evento sacro, il casus belli che portò all’aggressione ai danni dei volontari dell’associazione anti racket. Da allora sono trascorsi dodici mesi, durante i quali molta acqua è passata sotto i ponti, compresa l’ordinanza di misure restrittive nei confronti di Franco Celona e Franco Molonia, storici componenti del Comitato che si occupa dell’organizzazione della processione. In molti avevano temuto che questa edizione sarebbe stata teatro di ulteriori vicende, prolasso e strascico del precedente appena riassunto, invece sembra esser filato tutto liscio.

Oddio, non proprio tutto, in effetti.

Era ovvio che la questione legalità avrebbe accompagnato come un leitmotif la celebrazione di quest’anno e ieri Accorinti -in modalità capo cordata- non ha perso occasione per ribadire la sua vicinanza a chi subisce i soprusi e le violenze da parte della criminalità organizzata. La maglia “free Tibet”, che da luglio scorso ha preso il posto di quella “No Ponte”, è stata sostituita dalla t-shirt di “Addio Pizzo Messina” ed è inutile evidenziare l’impatto e l’importanza che quest’azione ha certamente avuto sull’opinione pubblica e non solo.

Proprio stamane, mentre il sindaco rilasciava interviste alla giornalista tedesca del Der Spiegel, tornata in città proprio per assistere all’evento ferragostano, nella sede di Via Roosevelt Enrico Pistorino (nella foto), Enrico Interdonato, Chiara Pistorino e Giorgia Cieli, tenevano una conferenza stampa per tirare le somme sullo svolgimento e la gestione della macchina votiva. “Quanto accaduto l’anno scorso non è stato un malinteso, come qualcuno vorrebbe far intendere, ma un reato”, esordisce il presidente del comitato Onlus AddioPizzo.

Apprezzata la parsimonia con cui l’amministrazione ha provveduto a realizzare la festa, in un così delicato momento di crisi comunale prima ancora che generale, e un plauso alla trasparenza nella raccolta fondi nonché l’aumento di contributi di privati, maggiore di circa 20 mila euro rispetto allo scorso anno. Non sono mancate però le tirate d’orecchie: “Siamo contenti che Accorinti abbia indossato la nostra maglietta ma una maglietta non cancella una delibera”, rimproverano in coro. Facciamo un passo indietro. Il provvedimento a cui si allude è quello relativo alla nomina di membri del Comitato di Francesco Forami -tra gli indagati per l’aggressione dello scorso anno- e Giovanni Celona, a suo carico altre macchie che i cittadini ricorderanno: risulta infatti tra gli arrestati nel 2011, a seguito delle violenze ai danni degli steward impiegati in occasione della 72^Campionaria Internazionale.

Non è la parentela con gli aggressori dello scorso ferragosto ciò che disturba AddioPizzo ma il fatto che l’incarico sia stato attribuito a due persone aventi precedenti penali. “A noi non interessa chi tira la Vara, perché è una testimonianza di fede, ma nel Comitato devono esserci persone di specchiata moralità”, continuano i relatori durante l’incontro con la stampa. “Peppino e Giovanni Impastato sono i fari della nostra civiltà. Il padre Luigi era mafioso, uscire da quel mondo non era semplice, sono stati d’esempio”, ricordava appena due giorni fa Accorinti, in occasione di un ulteriore appuntamento con i giornalisti, allorquando gli si faceva notare che la presenza dei “figli di” sarebbe comunque stata criticata da alcune parti.

Suscita intanto grandi consensi l’annuncio dell’assessore Todesco, il quale ha reso nota l’imminente nascita di un Ufficio Vara operativo per l’intero anno, al fine di consentire una preparazione dell’evento in tutte le sue sfaccettature che sia più accurato e soprattutto aperto a tutti e non “a discrezione di un quartiere o di un comitato, come ci eravamo abituati a vederlo” (cit.). -distorsioni della tradizione-.

A proposito delle prossime edizioni, gli esponenti di AddioPizzo hanno voluto avanzare delle richieste: “per il futuro sarebbe auspicabile l’applicazione del regolamento sulle nomine emanato da Accorinti e la sigla di un protocollo operativo tra Comune, Arcidiocesi e Prefettura”. Fin qui niente da eccepire, le proposte sono tutte bene accette, si sa. Il monito conclusivo un po’ perplime però: “quanto al taglio della corda a fine processione sarebbe meglio evitare la presenza di migliaia di persone armate di coltelli e forbici”, l’alternativa potrebbe essere rappresentata dall’attribuzione di una medaglietta o di un attestato di partecipazione, come al termine di un torneo di calcetto, insomma.

 Quest’ultimo punto fa a cazzotti con la tradizione, facciamo notare, essendo entrato di diritto nel folklore la distribuzione tra tiratori e cittadini della corda.

All’associazione va certamente riconosciuto il merito di una seria lotta per la legalità, che ha sin qui condotto con impegno e costanza; ben venga, inoltre, la visibilità che anche ieri ha fornito alla onlus il primo cittadino, promuovendo appieno la causa anti estorsione, ma ci chiediamo: non avranno forse un pochino esagerato oggi?

Salire in cattedra piace a tutti ma probabilmente, a fronte di tanta indifferenza che le istituzioni hanno riservato negli anni alla loro lotta-che dovrebbe essere quella di tutti, cittadini, consiglieri, sindaci e assessori, senza differenze di colore o fazione-, a sto giro, gli esponenti di AddioPizzo qualche parolina in meno avrebbero potuto pronunciarla, anche perché si sa che Roma non è stata fatta in un giorno e la “pulizia” di sistemi strutturati, allo stesso modo, richiede tempo e pazienza. Già dei segnali oltremodo impattanti ci sembra siano stati inviati e senza nascondersi dietro un dito da parte di Accorinti il quale, anzi, ha mostrato la sua vicinanza al gruppo, come uno striscione umano, in piedi sulla macchina votiva.

In attesa venga reso noto il consuntivo di spese da parte dell’amministrazione, intanto, ci uniamo al coro di solidarietà delle vittime del racket, sempre troppo numerose nella nostra bella e dilaniata Sicilia, certi che nella società il cambiamento di animi e coscienze avverrà presto in modo completo e netto. Che si perdonino gli errori e le malefatte del passato è da cristiani, gli stessi che ieri, numerosissimi, inneggiavano all’Assunta. “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. (ELEONORA URZI’)

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