Intimi… quasi a voler omaggiare, con solenne rispetto, una cornice pregna di arte come il Teatro Greco di Taormina. Si presentano così, davanti ad un pubblico eterogeneo per l’unica data siciliana dell’anno, i Baustelle.
Una formazione, quella dei Baustelle, che per il tour di “Fantasma” comprende non soltanto il nucleo originale e storico composto dal leader Francesco Bianconi, voce e chitarra, Rachele Bastreghi , voce e pianoforte, Claudio Brasini, chitarra elettrica, ma ulteriori sette elementi con turnisti del calibro di Roberto Romano al sax, Ettore Bianconi, tastiere e sintetizzatori, Sebastiano De Gennaro, percussioni.
Una serata, quella trascorsa in compagnia della band originaria di Montepulciano, caratterizzata da
un’intimità esecutiva ricca di sfumature che accompagna i primi brani, “Il Futuro”, “Nessuno”, “Radioattività”, “Diorama”, tutti tratti dall’ultima fatica discografica della band toscana, “Fantasma”, un album già di per se scuro, le cui tematiche, incentrate sul tema del tempo che scorre giocando a nascondino con la morte, influenzano, inevitabilmente, la messa in scena dei Baustelle, bravi nello sfruttare l’austero e rigoroso silenzio iniziale di un pubblico più che mai fedele e ai limiti della devozione, per ricreare una colonna sonora immaginaria dal taglio profondamente sinfonico, densa di esoterismo, di sonorità spettrali, di citazioni letterarie e cinematografiche.
Un concerto che nella prima parte viene orchestrato come un film in bianco e nero, salendo pian piano di intensità e quindi di colore.
Brani come “Cristina”, la commovente “Contà l’inverni”, “Monumentale” e il singolo “La Morte (Non esiste più)”, risultano perfetti per aumentare gradualmente i giri di un motore sino a quel momento condotto a bassi regimi, senza strilli o pose da rock star .
Ed ecco che quella dolce intimità, instaurata con la platea di Taormina, viene spezzata dallo stesso Bianconi quando, annunciando “La Moda Del Lento”, apre ideologicamente e in tema con la serata una porta con il passato recente dei Baustelle, quel passato caratterizzato dalla fusione tra rock, pop e canzone d’autore che li ha resi celebri.
Non più seduto ma in piedi e con la chitarra a tracolla, il novello De Andrè introduce il momento, definito “revival” dallo stesso Bianconi, dei grandi classici della band senese, quei classici invocati a squarcia gola e a più riprese da una platea troppo legata a piccole perle discografiche come “Il Sussidiario Illustrato Della Giovinezza “, “La Malavita”, “Amen” , album che hanno permesso ai Baustelle di diventare una realtà consolidata nel panorama alternativo musicale italiano.
Proprio per questo motivo , “la Moda del Lento” e la splendida interpretazione vocale di Rachele Bastreghi ne“La Canzone Del Parco”, riscaldano finalmente un pubblico fino a quel momento discreto e timoroso di spezzare l’incantesimo sonoro orchestrato dai Baustelle.
Neanche il tempo di scaldare ulteriormente le mani per grandi classici come “La Canzone di Alain Delon”, “En”, “Corvo Joe” che l’ennesimo brano tatto da “Fantasma” e dal titolo “L’estinzione Della Razza Umana”, chiude la serata, riportando sulla terra i presenti dopo circa due ore di concerto.
Troppo forte, però, è l’affetto del pubblico siciliano e troppe sono le perle che i Baustelle hanno volutamente tralasciato in una scaletta monocromatica; infatti, “Le Rane”, brano tratto dal disco d’oro “I Mistici Dell’occidente” dà il via al canonico bis.
Segue l’atmosferica “Andarsene Così”, tratta da l disco di platino “Amen” e addirittura il re-bis, con una sorprendente e spiazzante versione di “Charlie Fa Surf” che , in linea con la serata, viene rallentata, dilatata, cantata fianco a fianco ad un pubblico che ormai si accalca sotto il palco.
Finirà proprio con una pacifica e affettuosissima invasione di palco che spiazzerà i Baustelle, regalando alla serata un momento fuori dagli schemi e confermando… l’unicità e il valore del pubblico siciliano.(FRANCESCO ALGERI)