CONSIDERAZIONI POST VOTO DI ARMANDO HYERACE

A Messina non ha vinto un candidato contro l’altro, un’idea di città su un’altra; e non ha vinto neanche l’anti politica.

A Messina, si è celebrato un referendum: favorevoli o contrati ad un certo modo di fare politica.

Ecco perché, innanzitutto, mi sento di ringraziare Felice Calabrò perché, in un certo senso, non può considerarsi sconfitto, ma “vittima” anch’egli, degli eventi; vittima di una battaglia che non era la sua, che non lo toccava in prima persona.

Da dove ripartire quindi.

Certamente, dagli errori di questa tornata elettorale, ma anche dai mali che ci portiamo dietro ormai da troppo tempo e che nessuno ha voluto mai prendere di petto.

Nelle direzioni di partito successive alle politiche, con troppa superficialità sono stati accantonati vecchi e nuovi problemi, sollevati non solo da me ma da tanti altri amici che avevano, evidentemente, compreso che era necessario un forte segno di discontinuità col passato.

Sarebbe stato necessario un confronto serio su temi non trascurabili come le inchieste giornalistiche sulla formazione, la gestione delle parlamentarie, la sconfitta nelle elezioni nazionali in Sicilia. Non aprendo il confronto, si è arrivati del tutto impreparati all’appuntamento delle amministrative, pensando che l’opinione pubblica e i nostri elettori, avessero dimenticato tutto, come se nulla fosse accaduto.

E, quindi, si è andati avanti ostinatamente sulle primarie, cercando di inchiodare a questa scelta anche l’UDC e il Megafono, con il ridicolo tira e molla che tutti ricordano; non si è discusso, nel rispetto delle regole statutarie, sulla composizione e la successiva approvazione delle liste; per spirito di coalizione, si è, erroneamente, deciso di non candidare i presidenti di quartiere uscenti del partito democratico. Le trasmigrazioni di alcuni dal centro destra al centro sinistra, avvenute senza una preventiva presa d’atto da parte dei competenti organi con l’unico scopo di “prendere più voti”, ed il loro successivo inserimento soprattutto nelle nostre liste, hanno svilito lo spirito di cambiamento nel modo di fare politica che chiedevano i cittadini.

In politica, paradossalmente, i numeri possono non bastare e il fatto che al primo turno, una coalizione che raggiunge il 65% non riesca a far vincere il proprio candidato a Sindaco per 58 voti, è emblematico di tutto ciò.

L’impetuosa macchina dei “portatori d’acqua” si è infranta tra gli “scogli” dei suoi stessi elettori che hanno dimostrato, invece, con il loro voto, di volere l’applicazione di metodi trasparenti, plurali e condivisi.

I sostenitori di Accorinti non sono, infatti, grillini o pericolosi rivoluzionari: lo zoccolo duro, al netto, di alcuni elettori di centro destra (che hanno voluto partecipare al suddetto referendum solo per ripulirsi la coscienza e che già salgono sul carro dei vincitori), sono elettori delusi del e dal centro sinistra!

E’ arrivato, quindi, il momento di fare chiarezza una volta per tutte. Analizzare gli errori, con assunzione di responsabilità certe.

I problemi interni, aggravati anche dalle ultime notizie di cronaca giudiziaria che coinvolgono i principali rappresentanti dell’area maggioritaria del Partito messinese, e l’assenza di una guida politica in città e in provincia, stante il congelamento di tutte le cariche interne e le dimissioni del temporaneo coordinatore, impongono una immediata convocazione dell’Assemblea provinciale e cittadina per un confronto serio e proficuo sugli errori commessi in questi ultimi mesi.

Credo che il PD Messinese debba essere profondamente riformato, nella consapevolezza  che il vero PD, quello in cui molti di noi avevano creduto al momento della sua costituzione, deve ancora nascere realmente. Il PD dovrà essere il partito che deve innovare, nei metodi e nelle proposte, la politica cittadina. Per questo credo che tutti coloro che in questi anni hanno con me condiviso questa idea di partito devono adesso dimostrare maggiore coraggio, e soprattutto che si è profondamente diversi da coloro i quali hanno causato questo fallimento. Il vero PD è costituito da quei tanti militanti, ed amministratori seri e competenti che si sono impegnati ogni giorno, che ci hanno messo la faccia nonostante tutto, finendo con l’essere confusi, purtroppo, con il “sistema” e che, oggi, pagano anche in prima persona, le colpe di altri.

                                                                                                                             Armando Hyerace

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