L’associazione “Unione per la Cultura” ha organizzato ieri, presso la libreria Feltrinelli, un incontro tra i due possibili assessori alla Cultura, Egidio Bernava per Felice Calabrò e Sergio Todesco per Renato Accorinti. Da sempre in campagna elettorale, in materia di cultura si parla facilmente di soluzioni e pronti interventi, ma sappiamo bene che tra il dire e il fare c’è di mezzo un oceano. Con questo breve, ma intenso incontro, si è cercato di fare il punto sul piano delle strutture e delle occasioni che potrebbero far rinascere la nostra Messina, spendendo meno possibile.
Egidio Bernava ha rilevato come il problema maggiore oggi sia una mancanza di regole: “Bisogna redigere un nuovo regolamento inattaccabile per dare soprattutto chi lavora risposte certe e celeri”.
Todesco, che è dal 2010 direttore del Parco Archeologico dei Nebrodi Occidentali, ha voluto evidenziare quanto, innanzitutto, i problemi culturali nascano da un difetto della società civile: “Messina è una città di assoluta centralità, ora è un non-luogo che non riesce a offrire nulla. Ripartiamo con un progetto di identità e memoria”. Per prima cosa, secondo il futuro assessore, è necessario “togliere i legacci che tengono incancrenite le strutture, gli spazi lasciati immobili, nelle mani della criminalità: consegniamo questi luoghi storici alla collettività”.
E se da un parte Todesco promuove e approva un lavoro costante con gli operatori culturali, grazie anche alla creazione di una fondazione Onlus che possa accedere a finanziamenti per far ripartire la macchina della cultura, dall’altra parte, Bernava, non comprende questo tipo di approccio associazionistico, ritenendo comunque che sia sempre necessaria una supervisione di comando e una burocrazia più precisa.
Punti importanti e scottanti sono stati toccati circa la situazione del Palacultura e del Teatro Vittorio Emanuele. Secondo Bernava, la struttura del Palantonello dovrebbe essere gestita proprio dal Teatro Vittorio Emanuele e, se da una parte entrambi i candidati sono concordi nello “sbaraccamento” di tutto ciò non inerisce alla cultura, a partire dai vigili urbani, Todesco propone di far diventare tale spazio un’officina, luogo attivo per la comunità, gestito, invece, dal Comune, che può mettere a disposizione delle parti di esso attraverso convenzioni.
Sul Teatro Vittorio Emanuele, la situazione appare ancora più nera. Questo è appunto il secondo anno in cui la programmazione viene bruscamente interrotta, senza contare il periodo di terribile penuria e la situazione di precariato dei lavoratori quanto dell’orchestra. Todesco ritiene che servano tre strategie fondamentali: 1) Riconoscimento della pianta organica; 2) Stabilizzazione dei professori d’orchestra; 3) Valorizzazioni dei servizi aggiuntivi, come ad esempio far diventare il caffè una piccola azienda per l’accoglienza dei turisti, data la posizione strategica.
Bernava, che si è anche occupato direttamente dell’Ente, ritiene che questo sia marcio dalle fondamenta, ragion per cui è necessario rifare un nuovo statuto che possa accedere anche ad altri finanziamenti, come quelli del FUS: “Solo la creazione di un nuovo ente, potrà permettere una pianta organica regolare, la stabilizzazione e la creazione di una compagnia stabile. Il Teatro al momento non attira, non ha un prodotto”.
Alla fine di questo incontro, però, il problema rimane sempre quello: dove e come trovare i soldi? Come far rinascere davvero Messina, che ormai è una città caduta nella trappola di un sonno tombale? Se i propositi e le idee non mancano, attendiamo di vedere cosa tra una settimana il nuovo assessore che salirà sul carro del vincitore concretamente farà. (CLARISSA COMUNALE)