La campagna elettorale messinese si sta dipanando su diversi piani: da un lato il fronte della comunicazione, con i candidati più forti che puntano su buoni uffici stampa e sui propri canali preferenziali per la diffusione di ogni minimo pensiero o incontro; dall’altro una scomposta critica politica che nelle ultime settimane sta coinvolgendo i movimenti, e che rischia di alimentare l’astensionismo o peggio un distacco tra il povero elettore che sembra possa solo scegliere tra chi “gioca a fare politica” e chi “il politico lo fa da anni”, assegnando all’uno la meta ideale e all’altro l’obiettivo concreto.
Così sintetizzando proviamo a trasferire le sensazioni della gente, quella che legge con distrazione le varie “notizie” e che piuttosto si appassiona invece allo scontro, al pettegolezzo, alla parte più autenticamente bassa della strategia di comunicazione possibile.
Tra i sei candidati a sindaco tre sono “politici”, cioè hanno una esperienza, una formazione e un “apparato” alle spalle. Tre sono quelli che arrivano dal “basso”, da esperienze comunque politiche, ma maturate fuori dai “partiti” in senso tradizionale.
E’ evidente che questa sostanziale differenza si sta riflettendo sulla gestione della campagna elettorale, e poterne comprende i risvolti ci da anche dei dati politici e degli spunti di riflessione.
Partiamo da un dato semplice: i candidati dei partiti o si ignorano o lavorano molto di fairplay, quasi ostentando la calma che il potere acquisito gli consente, di fatto sentendosi una spanna più in alto, ma con lo sguardo rivolto a quel “basso” che ad un eventuale, quasi scontato, ballottaggio farà la differenza.
I candidati dei movimenti, invece, man mano che si avvicina la scadenza elettorale, si stanno lasciando prendere dalla tensione, in una corsa che punta a stabilire chi arriva più dal basso di chi, con il M5S e Reset che rivendicano la propria “unicità” e che, piuttosto che lanciare strali contro i candidati che comunque rappresentano una continuità con la politica partitica, stanno facendo campagna elettorale contro Accorinti.
Sembrano lontane le parole di “apprezzamento e stima” che hanno accompagnato l’inizio della corsa, quando ad Accorinti era stato proposto il lasciapassare pentastellare o quando con Reset! era stata condivisa l’idea del traghettamento comunale, fino all’ultimo tentativo di stringere una alleanza.
Oggi i toni e gli argomenti sono diversi. E non puntano su Accorinti ( che è un personaggio difficilmente attaccabile dal punto di vista umano o politico ) ma sulla verginità partitica della sua lista, non riconoscendola come “civica” e collocandola ad “un’area integralista e di estrema sinistra”.
“Credevo che anche quella di Accorinti fosse un’avventura distante dai partiti e dalle ideologie della sinistra estrema in cui molti la volevano collocare – ha dichiarato Tinaglia – Oggi devo dare ragione a chi insistentemente mi diceva che invece anche l’esperienza di Cambiamo Messina dal Basso fosse legata ad ambienti politicizzati e vicini ai partiti di quell’area politica. La presenza in giunta di Daniele Ialacqua, Segretario di SEL fino a Novembre 2012 e quella di Nino Mantineo, Presidente del CESV, ne sono solo un primo esempio. La lista al consiglio comunale al suo interno contiene alcuni dei rappresentanti dei partiti: Salvatore Mammola, ultimo segretario di IDV, Maurizio Rella, già consigliere comunale dei DS passato ad IDV ed ai Verdi e Raffaella Spadaro, attuale Segretaria Provinciale del partito dei Verdi. Ai quartieri, infine dopo aver scelto come presidente Tonino Cafeo (II Circoscrizione) di Rifondazione Comunista sono arrivati i rappresentanti del PD Francesco Palano Quero (IV Circoscrizione) ed Alessandro Russo (V Circoscrizione). A seguire poi la “benedizione” del “Partito Comunista dei Lavoratori” dopo quella, ancora della stessa area di provenienza, di Daniele David della CGIL e di Mariano Massaro e Michele Barresi dell’ORSA.“
“Insomma – è la conclusione di Tinaglia – tutti personaggi che afferiscono ad un’area di estrema sinistra e che non rappresentano sicuramente l’esperienza civica che parte dal basso che qualcuno sbandiera.
Mi spiace molto dover constatare che a questo punto non riconoscendo come civica l’esperienza di Accorinti anche il rapporto con il movimento che mi onoro di rappresentare non potrà che tenere conto delle succitate considerazioni”.
Che ci siano persone che hanno avuto precedenti esperienze all’interno dei partiti o di sindacati nella lista di Accorinti è un fatto inconfutabile. Che ci siano strutture organizzative con acquisiti metodi di strategia elettorale dietro Accorinti può essere vero. Ma il rischio di vedere solo “panda comunisti” (per citare Vauro) allunga le distanze tra le due diverse campagne elettorali: da un lato la forza consolidata dei rodati apparati di partito, dall’altro il “fuoco amico” di chi alla politica “strutturata” e burocratizzata si è avvicinato dal basso, e che rischia di far passare l’idea che M5S, Reset e Cambiamo Messina dal basso siano una velleitaria proposta di cittadinanza che cerca protagonismo ma non trova sintesi. Una sintesi necessaria ad amministrare. Una sintesi che la vecchia scuola politica ha sempre messo nel posto più “alto”. (PAL.MA.)