L’amministrazione comunale messinese resta indietro. Non sarebbe una novità, se non fosse che stavolta l’immobilità ha causato la perdita della possibilità di ottenere fondi statali funzionali al pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione.
Secondo quanto espresso dal decreto-legge n.35 dell’8 aprile 2013, Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali, l’esecutivo nazionale ha deciso di stanziare 40 miliardi di euro per sanare i debiti certi, liquidi ed esigibili, accumulati sino al 31 dicembre 2012 da enti locali, Asp e Ministeri.
Per approfittare di questa possibilità il Comune non aveva che da presentare al Ministero dell’Economia e delle Finanze regolare istanza di spazi finanziari necessari per il pagamento dei creditori, tutto entro il 30 aprile 2013. Tuttavia, l’opportunità di saldare parte dei propri debiti mediante il prestito con interessi di appena il 3% da scontare in 30 anni è stata persa dal Comune Messinese che ha reputato di non possedere i requisiti necessari per beneficiarne.
Eccesso di zelo o mancanza di tempestività? In disaccordo con tali istanze, alcuni creditori e il presidente di Confindustria Messina, Ivo Blandina, avevano sollecitato la pratica.
Niente di fatto dunque. E mentre le casse di molti altri comuni italiani, così come di enti locali, beneficiano di ingenti somme, a Messina restano le briciole. C’è ancora, infatti, la speranza di una seconda tranche di finanziamenti che però saranno più esigui dal momento che il grosso delle risorse è già stato distribuito. (LAURA MANTI)