Per quest’ultimo appuntamento ci eravamo presi qualche ora in più, sperando che già in mattinata arrivassero ragguagli sulla bollente situazione delle panchine delle big, ma dal fronte non é giunta alcuna ulteriore nuova, oltre all’addio di Mazzarri, annunciato ufficialmente nel dopo partita dell’Olimpico dallo stesso tecnico di San Vincenzo, che dovrebbe cedere il testimone a Rafa Benitez.
Ad ogni modo, é finita. Giù il sipario sulla serie A 2012-13, conclusasi ieri sera con un tentativo di agguato di alcuni ultras della Fiorentina alla squadra del Milan di ritorno da Siena.
Appendice poco edificante dell’ultimo verdetto, dall’esito scontato quanto discutibile, maturato sul campo: saranno i rossoneri a far compagnia, preliminare permettendo, a Juventus e Napoli nella prossima Champions League. Beffata la Viola che, archiviata in una manciata di minuti la pratica Pescara grazie allo strepitoso Adem Ljajic, ha trascorso l’intera ripresa con l’orecchio alla radiolina in attesa della sentenza che -puntuale- é arrivata dalla città del Palio. Ai rossoneri, il cui saldo arbitrale stagionale era già ampiamente positivo, servivano due gol nel convulso finale e due gol sono arrivati, con l’evidente complicità di Bergonzi che, vestiti i panni del Babbo Natale primaverile, ha dato il là alla rimonta meneghina nell’unica maniera ormai concepibile: con un rigorino, concesso dal fischietto genovese che poco prima si era premurato di ristabilire immediatamente la parità numerica, spedendo Terlizzi sotto la doccia alla stessa stregua di Ambrosini, peraltro graziato nel primo tempo per un intervento da rigore. Nessun complotto comunque, semplice sudditanza psicologica nei confronti della società di volta in volta più blasonata. Concetto fastidioso ma storico e radicato, artatamente rinnegato a determinate latitudini secondo la propria convenienza.
Tornando al calcio giocato, oltre agli uomini di Montella staccano il biglietto per l’Europa League anche quelli di Guidolin, che ieri sera hanno maramaldeggiato al “Meazza” contro i reduci dell’Inter, che tutto sommato hanno limitato i danni: é finita da 2-5 a favore dell’Udinese, ma poteva anche andare peggio, considerati i valori in campo. Una progressione inarrestabile quella dei friulani che, nel momento hot del campionato, hanno sbaragliato la concorrenza piazzando una striscia di otto vittorie consecutive. Per quanto riguarda i nerazzurri, c’è poco da aggiungere rispetto alle scorse settimane: il nono posto a 33 punti dalla vetta non può semplicisticamente essere bollato come figlio della sfortuna, accanitasi sulla Beneamata a partire da febbraio; al contrario va rimarcata la totale assenza di un’identità di gioco, palesata per tutto l’arco dell’annata (effimero successo allo Juventus Stadium a parte, s’intende).
Resta da vedere cosa deciderà Moratti per la prossima guida tecnica: a dispetto delle parole spese -anche negli ultimi giorni- in favore di Stramaccioni, la posizione del tecnico romano sembrerebbe scricchiolare. Al riguardo, discorso apertissimo anche sull’altra sponda del Naviglio, dove entro mercoledì si dovrebbe conoscere il destino di Massimiliano Allegri, corteggiatissimo dalla Roma.
E venendo proprio alle due compagini tiberine, che l’Europa minore possono ancora centrarla dalla porta di servizio, ossia vincendo il derbissimo valido per la finale di Coppa Italia, nella serata di ieri si é consumato il sorpasso della Roma (burro per i bar della Capitale) ai danni dei biancocelesti di patron Lotito. Nonostante l’assenza dello squalificato Totti, i giallorossi tra le mura amiche hanno avuto la meglio sull’ultimo Napoli mazzarriano, a voler tacere di Edinson Cavani, sulla cui permanenza alle falde del Vesuvio oggi non punteremmo più di 10 centesimi. Attraversando il Tevere, la Lazio per agguantare il quinto posto doveva “fare il suo” contro il Cagliari e sperare in un contestuale passo falso dell’Udinese: castello di carte crollato sin dal 1′ per effetto del gol di Pinzi a San Siro, l’inzuccata di Dessena che ha poi deciso il match del neutro di Trieste era già roba da statistiche, nulla di più.
Le rimanenti cinque partite di questa 38ma e ultima giornata erano ancor meno rilevanti dell’amichevole di lusso Roma-Napoli. Si é registrato il canonico segno “ics” in Atalanta-Chievo, Bologna-Genoa e tra Torino e Catania, sfide balneari caratterizzate dai gol al sapore di addio di Cyril Thereau e Rolando Bianchi, emulati da Fabrizio Miccoli a Palermo, che ha salutato i tifosi con uno dei suoi marchi di fabbrica -pennellata imparabile su punizione, valsa il gol della bandiera contro il Parma- e dal neo interista Maurito Icardi a Marassi, congedatosi dalla gradinata sud con il colpo del KO inferto a una Juve con la testa già al mercato, come confermato da Marotta che, per non perdere le buone abitudini, ha iniziato a snocciolare i consueti nomi altisonanti tra gli scongiuri dei supporters di fede bianconera, che temono di ritrovarsi un altro Bendtner in luogo di Higuain o magari un riscatto della metà di Gabbiadini a 10 milioni di euro, Giovinco docet.
E adesso largo a sdraio, ombrelloni e trattative, in attesa che tutte le caselle del puzzle vadano al proprio posto già nel corso della settimana: Walter ha solo aperto il valzer degli allenatori. Arrivederci al 24 agosto, serie A, saranno tre mesi lunghissimi! (JODY COLLETTI)