La parola fine è arrivata. Dopo trentadue anni. Il decreto di liquidazione della società concessionaria Stretto di Messina spa è stato firmato dal premier uscente Mario Monti il 15 aprile scorso, protocollato dal segretariato generale della Presidenza del Consiglio il 22 aprile scorso.
Lasocietà, un ente istituito per legge nel 1981, concessionaria per progettare, costruire e gestire una infrastruttura di attraversamento stabile dello stretto che divide Sicilia e Calabria, dopo oltre tre decenni, sta entrando nel vivo la liquidazione. Il testo non è ancora approdato in «Gazzetta Ufficiale», ma è di fatto già operativo. Tant’è che nei giorni scorsi si è già insediato presso un ufficio della società il commissario liquidatore Vincenzo Fortunato (fino a pochi giorni prima potente capo di gabinetto del Ministero dell’Economia).
La notizia è stata diffusa dal Sole 24 Ore. Il Dpcm precisa che la società Stretto di Messina Spa «è posta in liquidazione ai sensi dell’art 34-decies del Dl 179/2012, convertito dalla legge 17 dicembre 2012 n. 221 e dall’articolo 2484 e seguenti del Codice civile «in quanto compatibili».
Il primo è il decreto legge che ha fissato e tappe per il “rilancia o muori” del progetto Ponte: firma dell’addendum contrattuale entro il 31 marzo, approvazione tecnica progetto definitivo al Cipe entro i successivi 60 giorni, individuazione dei soggetti finanziatori entro altri 540 giorni. Ma alla prima tappa tutto si è arenato con la mancata firma dell’accordo integrativo, facendo scattare la prevista (dal decreto legge) caducazione del contratto con l’impresa esecutrice Eurolink (a guida Impregilo) e della concessione con la Stretto di Messina (società pubblica).
L’unico nodo da sciogliere per chiudere definitivamente la vicenda riguarda l’esito del ricorso presentato da Eurolink, sia in ambito amministrativo che civile: allo Stato presenta un conto per i danni subiti tra 1 e 1,2 miliardi di euro.
«La macchina per la liquidazione della Società Stretto di Messina è avviata – ha detto nei giorni scorsi il liquidatore Vincenzo Fortunato, in una intervista aRadiocor – e a norma di legge non può essere fermata».
In questa prima fase Fortunato sta predisponendo il Piano di liquidazione della società, che di norma viene approvato dall’azionista (il controllante é Anas): «Ma – osserva Fortunato – ricadendo la società in un ambito pubblicistico il via libera dovrebbe venire dai ministri».
La legge dà un anno di tempo per procedere alla liquidazione: «Forse – premette Fortunato – ci vorrà qualcosa in più perché il contenzioso è cospicuo e non riguarda solo Eurolink». Il general
contractor guidato da Impregilo, secondo indiscrezioni, sarebbe pronto a chiedere un maxi-indennizzo fino a oltre un miliardo di euro. «Ma io non li ho ancora sentiti», precisa Fortunato.