Anche Messina partecipa al progetto GUE (global underwater explorers) Project Baseline Tyrrhenian Sea, che grazie al contributo volontario di subacquei, sta realizzando un database in grado di “fotografare” lo stato di salute del nostro mare, ed in particolare di alcune caratteristiche specie in pericolo. E’ il caso della “pinna nobilis”, il più grande mollusco bivalve del Mediterrano, dall’aspetto di una “cozza gigante” per intenderci, che ancora arricchisce i nostri fondali ma che rischia di scomparire, non solo a causa dell’inquinamento, quanto della raccolta per collezionismo.
Così è iniziata la scorsa domenica l’attività di monitoraggio di DIR Messina, con Fausto Accordi e Roberto Ucciardello, che hanno svolto una immersione naturalistica nell’ambito del Project Baseline di GUE, per la raccolta di dati biologici, storici e ambientali.
I subacquei si sono tuffati nella riviera nord, precisamente a Paradiso, su un fondale sabbioso colonizzato da un substrato bentonico formato da una vasta prateria di posidonia caratterizzata dalla presenza di diversi esemplari del mollusco bivalve Pinna Nobilis.
Durante la mattinata sono stati rilevati 25 esemplari, alcuni di 25 cm di lunghezza (come dimostrano le suggestive foto scattate dai subacquei). Tra le curiosità che riguardano questo mollusco, che può raggiungere anche la lunghezza di un metro, c’è la capacità di produrre dei filamenti con i quali si ancora al fondo del mare. Fili, sottili e robusti, che fino a qualche decennio fa erano utilizzati nella fabbricazione del bisso marino, adoperato specialmente in Sardegna per la tessitura di preziosi indumenti dai colori cangianti. A seguito della tutela della specie la lavorazione del bisso marino è quasi scomparsa del tutto.
La zona sarà monitorata di nuovo tra circa 12 mesi, secondo quanto previsto dalla Policy di Project Baseline, per verificare il cambiamento dello stato di conservazione della vita marina.
L’area di indagine del progetto nazionale si estende dal Mar Ligure fino alla Sicilia, incluse alcune delle isole più importanti come Capri, Ischia, Ustica e Pantelleria.
Il progetto si basa sul contributo volontario di subacquei che vogliono dare una nuova prospettiva all’immersione, finalizzandola alla raccolta dati nei siti d’immersione che frequentano maggiormente e in cui vanno più spesso per verificare miglioramenti e/o peggioramenti nello stato ambientale del sito. I dati relativi al sito come, ad esempio, le caratteristiche fisiche (temperatura, visibilità, correnti, caratteristico fondo del mare, ecc) e biologiche (identificazione di specie marine, con particolare attenzione a quelle di importanza ecologica) vengono riportati in schede finalizzate a dar vita a un database. (PATRICK ROSSETTI NIVELA)