I posti a sedere non bastano neppure per fare accomodare tutti e i 480 candidati del centro-destra … si si lo so, numeri da capogiro. La Saletta Visconti è gremita all’inverosimile di giovani, meno giovani, giovani vecchi, fedelissimi, neofidelizzati e traghettati dell’ultima ora.
I sorrisi smaglianti da pubblicità Durbans e sofisticata eleganza casual … il popolo del Pdl può aumentare di numero o diminuire a seconda dei momenti e le contingenze ma, di certo ha uno stile che lo contraddistingue sin dall’aspetto. E anche dalla filosofia, ovviamente. Si comincia con l’inno di Mameli: tutti in piedi e mano sul cuore -eccetto qualche claque che scandisce inopportunamente il tempo della marcia-.
I primi ad intervenire sono gli ex candidati, coloro i quali nelle scorse settimane avevano proposto i loro propri nomi per la sindacatura, causando ovviamente una frammentazione dell’elettorato che, oggi, rientra, almeno in parte (resta fuori dalla coalizione Nuova Alleanza che schiera il suo uomo migliore, Gianfranco Scoglio).
Dal padre del soggetto “Insieme per Messina” Pippo Isgrò al “fratello d’Italia” Giovanni Villari, sono in molti ad alternarsi sul palco per “prestare giuramento” a re Vincenzo. “Ho fatto un passo indietro perchè Enzo è la persona giusta” dichiara l’ex assessore alle politiche del mare, prima di scendere dal pulpito e abbracciare con gli occhi pieni di lucciconi il suo sindaco. “Il nostro sindaco” precisa Villari.
Cinque le liste a sostegno del candidato Garofalo, tra gli “amici” accorsi anche Sergio Indelicato (Autonomisti per Messina) e Cinzia Coscia (SiAmo Messina). Saluti e auguri anche da parte di Massimo Simeone “porto i miei saluti a questa nobile platea” esordisce l’ex democratico oggi numero 1 del neonato progetto Popolo dell’avvenire.
In coro, si ribadisce l’importanza di lavorare sul passaparola, un suggerimento che già il segretario Alfano aveva elargito al suo elettorato azzurro, in vista delle politiche: una sorta di porta a porta destinato, non solum a convincere gli indecisi ma, anche a raccontare a chi è già vicino al centro-destra quali siano i punti salienti del programma presentato dalla coalizione.
Uno dei contributi più apprezzati è certamente stato quello del giornalista Fabio Mazzeo, capo ufficio stampa del Pdl alla Camera e genitore di “VivaMessina”. Risultava tra i papabili alla corsa verso Palazzo Zanca, poi il nome di Garofalo è stato ufficializzato e ha dichiarato “se fossimo stati candidati entrambi, nel segreto dell’urna avrei votato per lui”. E con questa citazione viene introdotto e invitato a prendere la parola.
Il suo intervento verte in primis sul concetto di umiltà “in questi mesi sono state centinaia le persona che mi hanno chiesto di presentare la mia candidatura: ho girato per i quartieri, ascoltato la gente, poi è arrivato il lampo di umiltà e ho capito: stavo organizzando la realizzazione del mio sogno personale e questa città ha bisogno di chi organizzi il sogno di tutti”.
Continua con un velato (ma neanche tanto) affondo a chi non c’è più ,e non per dipartite premature ma per traghettamenti vari e cambi di casacca: “mi spiace per i tanti che quest’umiltà non l’hanno avuta. Mi spiace per chi in vent’anni ha avuto da quest’area politica molto e oggi sostiene il candidato Calabrò, pensando che qui ci sia poco da poter prendere” parole che suonano accuse forti e dure ma che, da libero pensatore, il giornalista può esprimere a titolo personale.
“Noi di VivaMessina abbiamo detto: ok ci ritiriamo. Ma per noi chi c’è?” da non confondere con il “cosa” c’è, e Mazzeo sottolinea il dato, giacchè il do ut des è umano: non io porto voti e tu mi offri un incarico ma io garantisco appoggio e tu un candidato valido. “Il più valido. Il migliore degli ultimi vent’anni” afferma il giornalista. E non il migliore proposto dal centro-destra locale ma il migliore in assoluto tra le proposte tutte, dell’intera politica locale, degli ultimi decenni, secondo l’amico e supporter.
“C’è il bisogno di creare due squadre: una che risolva le emergenze e l’altra che realizzi un sogno” e a chi attacca il centro-destra che “non è più quello che conoscevamo, altrimenti non sarei qui a fornire il mio supporto”, specifica l’addetto stampa giunto da Roma per l’occasione, risponde: “alla borghesia pensante, ossia i comunisti da salotto, dico che ci conosciamo tutti e sappiamo chi sono le persone per bene”.
Un rapido screening sulle candidature alternative a quella di Garofalo, da Calabrò che in realtà viene citato poco e niente preferendogli una menzione a Genovese e una all’ “amico Bonsignore”, a Renato Accorinti del quale Mazzeo ammette di non poter “parlar male”.
Si soprassiede sul M5S e Reset viene snobbato, durante la disamina dinamica e ricca del giornalista. “Facciamo come nella pubblicità comparativa che tanto mi piace. Ma lo faccio io anche se Enzo poi si incavola” sottolineando come non sia tra le corde del candidato pidiellino cimentarsi in campagne denigratorie dell’avversario
E prima che il microfono arrivi in mano all’onorevole candidato, un breve one man show del Presidente Ricevuto che tiene il palco quasi meglio di Baudo e che passa la parola a Germanà al sen. Mancuso e l‘on. Grasso, tra ringraziamenti e auguri generali.
“Siamo custodi di valori, siamo custodi di e per Competenza, Cuore, Coraggio” conclude l’ospite di Palazzo dei Leoni. Le tre C che costituiscono il leitmotif della campagna garofaliana. “Abbiamo voglia di stare insieme per combattere una battaglia” dichiara subito l’ingegnere. Racconta il percorso che lo vedeva sesto in lista alle politiche, alla vittoria di quella tornata che lo ha portato a Roma come deputato. Elezioni che “ho vinto. Abbiamo vinto” e continua con il viso inorgoglito di chi sa quanto pesi difendere affiliazioni spesso ritenute impopolari “Le ha vinte! Sì, perchè io non mi vergogno di appoggiare un uomo straordinario come Berlusconi”.
Quello di Garofalo è un discorso equilibrato e speranzoso. Il fairplay è palpabile: “ la campagna la faccio per qualcosa non contro qualcuno. Non vogliamo urtare nessuna sensibilità” afferma, guardando, certo, anche agli equilibri che reggono il governissimo attualmente in essere nel nostro Paese. “Bisogna avere la voglia fare e io ho voglia. Siamo quasi al dissesto. E quindi? Non amministriamo?” chiede retorico alla sua platea. E’ ovvio a tutti che chi erediterà il Comune si troverà a fronteggiare quella che si suol definire una patata bollente da gestire. “Noi non ci rassegniamo mai. Messina è una città straordinaria. Guardiamo al passato per costruire il futuro” . Ricorda una storia fatta di red carpet e grandi star del cinema, che per le giovani generazioni è solo un tiepido ricordo rimasto sepolto sotto le macerie degli anni 60 passati. “Pensate siano sogni? E io voglio farvi sognare”, dichiara, confessando di avere in cantiere progetti e strumenti che restituiscano anche questo lustro alla nostra Messina, quella che era e che potrebbe tornare ad essere, ma prima di essere straordinari bisogna tornare a dimostrarsi ordinari.
“Voglio una città normale, amministrata da persone normali. Io non sono un fuoriclasse, sono una persona nor-ma-le”. Mera ordinarietà da riacquistare, dunque, prima di tornare a ad essere straordinari come meriteremmo, come Messina merita! La chiave di volta è il metodo e Garofalo è certo che quello da lui proposto sia “il metodo giusto”. (ELEONORA URZì)