Dal 2007, il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale contro omofobia, bifobia e trans fobia quale momento di riflessione e denuncia di ogni tipo di violenza, fisica o psichica, che voglia trovare giustificazione nell’orientamento sessuale.
A far cadere la scelta della ricorrenza il 17 maggio, l’atto fondamentale della rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali contenuta nella classificazione internazionale delle malattie e pubblicata nel 1990 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La prima Giornata Internazionale contro l’omofobia si tenne il 17 maggio 2005, ma solo due anni più tardi l’Unione Europea l’ha istituita ufficialmente sul suo territorio. La ricorrenza è promossa dall’UE con l’obiettivo di garantire la capillare diffusione a livello internazionale di eventi e campagne di sensibilizzazione, contro la violenza e la discriminazione.
A coordinare l’organizzazione sul territorio italiano è l’Arcigay che organizza momenti di riflessione al fine di combattere omofobia, bifobia e transfobia. In un’atmosfera che suggerisce la necessità di informare il cittadino, anche la città di Messina sposa la causa con una serie di iniziative che interessano le tre giornate di giovedì 16, venerdì 17 e sabato 18 maggio e vedono attivamente partecipi, tra gli altri, Radiostreet Messina, il Centro Multiculturale Officina e la redazione di messinaora.it.
La storia degli omosessuali, fatta di privilegio in età classica, subisce un crollo dal quale non si è ancora ripresa. E nella storia di una categoria si cela quella dell’intera società che guarda con difficoltà alla diversità. È una storia di lotte per i diritti contro l’ostacolo del pregiudizio rampante. Per quanto le società siano sulla via della percezione dell’essere umano e dell’amore tout court, si è ancora universalmente molto lontani dalla vera accettazione come metabolizzazione.
Forse un po’ svilendo l’idea di amore romantico che ha sede, nell’immaginario o nel desiderio comune, nel cuore e nell’anima, è possibile affermare che, in realtà, i processi dell’amore cominciano nella corteccia cerebrale. Secondo talune teorie, il progetto di vita che ciascuno vorrebbe coltivare è fondamentale nella scelta del partner. Tuttavia non sappiamo perché ci innamoriamo di una persona piuttosto che di un’altra. Quello che l’esperienza ci consente di apprendere è che non possiamo esimerci dall’amare, anche qualora razionalmente non volessimo. Siamo animali sociali, vivere da soli non si può. L’amore è quanto di diritto appartiene, caratterizza e complica la nostra natura. Tutto fa parte della ricerca della felicità alla quale ciascuno a proprio modo aspira. Contro questo principio, l’omofobia miete vittime ovunque: essere tolleranti e rispettosi della diversità significa valorizzare la diversità.
In una società in cui il tradimento nella forma dell’adulterio non scandalizza più, in cui nei secoli il maschio è stato addirittura elevato al rango di predatore/conquistatore, non si capisce perché, invece, di fronte all’omosessuale questa virilità cada inevitabilmente sotto le accuse di perversione, devianza, malattia. L’omofobia lascia ferite sulla pelle come nell’anima delle sue vittime che talvolta optano per la soluzione finale.
Lotta contro l’omofobia è anzitutto lotta contro la violenza generica, oltreché a favore di libertà o scelte strettamente personali esercitate pur sempre nel rispetto altrui. I concetti di amore e odio sono universali: prescindono dall’orientamento sessuale. (LAURA MANTI)