Piero Ricca, attivista, blogger e giornalista da sempre dissacrante, ha incontrato ieri e oggi presso la sede del Movimento 5 stelle, i messinesi “politicanti” e non. Personalità che guarda costantemente la realtà con occhi critici e scevri da coinvolgimenti esterni, è ricordato per aver dato, molti anni fa, del “buffone” a Berlusconi ed essere stato denunciato (e assolto) per questo, continuando la sua “regolare” attività di indignazione. Uomo indipendente e libero, ha proposto a partire da alcuni video tratti dalla sua rubrica “Uomo da Marciapiede”, curata per Il Fatto Quotidiano, la riflessione su tematiche scottanti, che dividono gli italiani.
L’incontro si è aperto con delle precisazioni riguardo il Movimento 5 stelle e sul ruolo dell’informazione: «Il movimento ha il dovere di definire la propria politica, ragion per cui bisogna contribuire anche il dibattito interno e non lasciarsi andare ad una deriva settaria», segnale importante che rivela quanto bisogna sempre guardarsi allo specchio.
Sull’aspetto della comunicazione, invece, la Rai è stata definita da Ricca il “fortino dei partiti”, ovvero la più grande monopolizzazione politica che non veicola informazione, ma la manipola gestendo equilibri di potere. «Bisogna fare delle riforme importanti in merito. Cambiare il criterio di nomina, che ancora spetta al Parlamento, del Cda e dei direttori di rete e di giornali. Il mondo della televisione è una realtà più che presente, di cui bisogna assolutamente tener conto, perché rappresenta una vera e propria finestra sul mondo». E se la politica è ancora lontana da una forma di comunicazione più libera ed indipendente, la forma di democrazia che Ricca difende è quella rappresentativa, in modo tale, però, che possa essere migliorata e mescolata ad elementi di democrazia diretta e partecipativa: «Dobbiamo cambiare il sistema: più controllo, responsabilità e trasparenza. Va bene la tassa d’abbonamento, ma accompagnata da una scelta diretta dei cittadini dei membri del Cda, per togliere definitivamente il potere alla politica».
Sul piano editoriale, invece, le proposte sono due: «una legge sul conflitto d’interesse, che possa separare il potere della comunicazione con quello politico; e una norma antitrust per limitare e controllare le imposizioni pubblicitarie».
Dopo queste precisazioni, Ricca presenta la sua la rubrica “Uomo da Marciapiede”, attraverso cui, scendendo per le strade, mostra l’ “italiano medio”, o meglio, l’italiano che è stato creato ad immagine e somiglianza della mala politica: «il mio intento è quello di informare gli italiani su cosa potremmo essere senza questo strapotere che ci governa dall’alto».
Tra le questioni toccate, innanzitutto, la credibilità del Vaticano, nella difesa di uno Stato laico che non cancelli la sfera religiosa, ma che la consideri in un cammino parallelo e non incrociato con la politica. Gli scandali della pedofilia sono il segno tangibile di un processo di secolarizzazione degli usi e dei costumi che non ha precedenti. La sessualità, con il mondo dell’omosessualità e le infinite questioni che vanno dalle unioni civili alle adozioni, hanno evidenziato quanto ancora il tema sia delicato ed estremamente difficile da districare. Molte le barriere culturali e dogmatiche che ancora la nostra società affronta.
Il candidato sindaco M5S alle prossime elezioni, Maria Saija, ha evidenziato come si sia trovata in estremo imbarazzo nel rispondere a questioni riguardanti i diritti: «come si può non dire che non si vogliono difendere e portare avanti i diritti civili? Ancora a Messina, a differenza di altre piccole località di provincia, non esistono nemmeno i registri civili per le coppie gay».
Ricca ha palesato come la nostra nazione è in una posizione estremamente arretrata rispetto al resto d’Europa: «in Francia e Germania le unioni civili sono già realtà, in Gran Bretagna se ne sta parlando abbondantemente. Il passo delle adozioni è ancora più difficile da affrontare, ragion per cui sospendo il mio giudizio a riguardo. Gli studi scientifici, però, possono darci una mano a rendere il quadro più chiaro riguardo la crescita del bambino in un contesto omosessuale. Certamente, c’è una consapevolezza più estesa del fenomeno in Italia, rispetto al passato».
Altra questione, segnalata da Ricca, è stato il calcio, a partire da quella famosa affermazione di Mario Monti, espressa un po’ di tempo fa, di volerlo sospendere per due o tre anni. «Penso – ha detto il giornalista de Il Fatto – che sia uno degli sport che rappresentino meglio la metafora del male in Italia. È una vera droga della società, di cui la politica si serve per impegnare la nostra emotività e disinteressarci dalle questioni che attengono la nostra vita».
Molto interessanti anche le tematiche sulla legalizzazione della prostituzione e delle droghe. Ricca ha ammesso che non si scandalizzerebbe se la sua città avesse un quartiere a luci rosse, dal momento che il fenomeno esiste e in maniera prepotente. Quello che serve, secondo il giornalista, è una sana regolamentazione per ridurre il danno e cercare di sottrarre tanto il mondo della prostituzione quanto della droga alle organizzazioni criminali.
Ma siamo certi che una legalizzazione possa limitarne le derive più malvagie? Siamo certi che sia lecito rendere pienamente regolare la mercificazione del corpo e della donna? Se il dibattito ha sollecitato tante riflessioni, rimane il fatto che per molte questioni ancora il campo resta del tutto aperto. (CLARISSA COMUNALE)