Per i due verdetti mancanti occorrerà aspettare gli ultimi 90 minuti della stagione, ma tutto il resto in serie A é stato già sentenziato dall’unico giudice inappellabile, il campo. Resta da sbrogliare soltanto la matassa europea per capire chi giocherà i preliminari di Champions e quale sarà la quinta classificata che andrà in Europa League, con Milan e Udinese favorite alla luce dei due punti che possono al momento vantare, rispettivamente, su Fiorentina e Lazio.
Ma procediamo con ordine, iniziando…dalla fine. Come era prevedibile retrocedono in serie B Siena e Palermo, che vanno così a far compagnia nel girone dei dannati al Pescara, per il quale lo sconforto della matematica era arrivato già da tempo. Decisivi a tal fine si sono rivelati i tre lunch match delle 12.30. Tutto è ruotato attorno all’Artemio Franchi, dove la sconfitta dei rosanero di Sannino ha consentito a Genoa e Torino di staccare il tagliando salvezza grazie ai due prevedibili pareggi maturati contro Inter e Chievo. A Firenze ha deciso il gol del 36enne Luca Toni, rivitalizzatosi quest’anno all’ombra della sua Fiesole, ma che potrebbe ugualmente non essere confermato dalla società dei Della Valle. A questo punto i viola, ampiamente acquisita la certezza dell’Europa League, dovranno soltanto capire quale proscenio continentale calcare nella prossima stagione: il gap con i rossoneri si è ridotto a due lunghezze, ma ad Abbiati e soci basterà vincere domenica a Siena per acquisire il pass più ambito.
E venendo proprio agli uomini di Iachini, entrati in campo alle 15 a declassamento già sancito, va dato loro atto di aver onorato al massimo il difficile impegno del San Paolo, che li ha visti per lunghi tratti in vantaggio grazie al gol dell’esordiente Grillo, prima di subire il ritorno del Napoli che, con Cavani e Hamsik a fil di sirena, è riuscito a ribaltare completamente il parziale. Il dato più significativo è emerso però dagli spogliatoi: Mazzarri nel dopo partita non si è presentato in conferenza stampa, lasciando spazio al suo vice Frustalupi. D’accordo, ormai va di moda mandare in avanscoperta i membri del proprio staff per concedergli la giusta visibilità ma obiettivamente, in questo caso, l’assenza del tecnico di San Vincenzo é suonata come un palese escamotage per eludere, ancora una volta, le inevitabili domande sul futuro, che -ad oggi- sembra essere sempre più lontano dal Vesuvio. Proseguendo la disamina dei fronti ancora aperti, l’atteso posticipo serale tra Milan e Roma si è concluso a reti bianche, ma non è stato uno 0-0 noioso, si è giocato su buoni ritmi e la partita, sospesa giustamente dall’arbitro Rocchi per un paio di minuti a causa dei beceri cori razzisti contro Mario Balotelli, si è rivelata abbastanza maschia, anche a prescindere dai due raptus dai quali sono stati colpiti gli espulsi Muntari e Totti. Per i giallorossi adesso l’unica speranza di centrare l’Europa minore è legata al derbissimo della Capitale valido per la finale di Coppa Italia. Lo stesso discorso vale sostanzialmente anche per la Lazio, che ieri all’Olimpico ha inanellato contro la Sampdoria il terzo successo consecutivo. Ma i biancocelesti possono, quanto meno sulla carta, ancora sperare di sorpassare in volata l’Udinese, distante due punti in classifica. Molto dipenderà dalle condizioni di Totò Di Natale, autentico vessillo della banda di Guidolin, anche ieri trascinata alla vittoria -la settima di fila, per restare in tema di serie utili- da una sua doppietta. Il 35enne bomber è stato poi costretto ad abbandonare il rettangolo di gioco in barella per un infortunio che inizialmente sembrava veramente grave, prima che in queste ore l’allarme rientrasse, al punto che in Friuli sperano di averlo a disposizione per l’ultimo atto di San Siro contro la povera Inter di Stramaccioni, per la prima volta, da 14 anni a questa parte, fuori dall’Europa stante l’eloquente nono posto in graduatoria. Venendo quindi alle tre “amichevoli” di giornata, vanno segnalati i successi del Catania, impostosi di misura sul Pescara al Massimino, e del cinico Bologna che, massimizzando chirurgicamente le occasioni da gol, ha espugnato il Tardini di Parma nel derby emiliano del tardo pomeriggio.
Concludiamo infine con i Campioni d’Italia, che nel primo anticipo del weekend hanno impattato per 1-1 contro il Cagliari. Niente record di punti dunque, i 91 totalizzati dalla Juve di Capello restano ancora nel guinness della società di corso Galfer, anche se l’attenzione era essenzialmente rivolta alla festa tricolore che ha visto, poco dopo le 20 di sabato sera, il capitano Gigi Buffon alzare la coppa dello Scudetto al cielo dello Stadium sulle note di “We are the champions”, a suggello di una cavalcata trionfale. Archiviato l’ennesimo titolo nazionale, vedremo se Antonio Conte sarà accontentato, se avrà dal mercato i rinforzi necessari per “alzare l’asticella”. Adesso la palla passa a Beppe Marotta, sempre ammesso che sarà lui a condurre il prossimo mercato: il suo contratto scade il prossimo 30 giugno, alzi la mano chi finora ha sentito parlare di rinnovo. Dietro di lui scalpita un signore col caschetto biondo, di nome Pavel, e l’ottimo Fabio Paratici non sembra più avere bisogno di una chioccia. (JODY COLLETTI)