Altri 180 minuti e sarà tutto finito, il campionato di serie A 2012-13 andrà in archivio lasciando spazio a creme solari, ombrelloni e calciomercato. Nelle ultime 36 ore si è disputato infatti l’ultimo turno infrasettimanale della stagione, caratterizzato da ben sei vittorie esterne che hanno regalato altri importanti verdetti, pressoché definitivi.
A partire dal secondo posto del Napoli, che espugnando Bologna con un eloquente 3-0, ha conseguito la matematica certezza dell’ingresso in Champions dalla porta principale. Adesso in casa partenopea andranno risolti i rebus Cavani e Mazzarri, che anche ieri ha glissato sul proprio futuro rinviando ulteriormente la comunicazione della propria decisione.
Un po’ come ha fatto Massimiliano Allegri, altro allenatore che la Champions l’ha quasi messa in ghiaccio col rotondo successo di Pescara e che ha rimandato a fine stagione ogni discorso riguardante la permanenza al Milan, consapevole di avere Roma e Napoli in lista d’attesa. Da rimarcare l’ennesima bella prestazione di Mario Balotelli, che con la doppietta di ieri all’Adriatico ha raggiunto quota 11 reti in altrettante partite, numeri che si commentano da soli.
Proseguendo con le certezze quasi acquisite, la Fiorentina tornerà a calcare i prosceni continentali, anche se all’ombra della Fiesole dovranno verosimilmente accontentarsi dell’Europa minore: recuperare quattro punti ai rossoneri in due giornate sembra davvero un’impresa proibitiva. Con il blitz di ieri nella città del Palio, firmato Gonzalo Rodriguez, i viola hanno di fatto condannato alla retrocessione il Siena, afflosciatosi sul più bello dopo la bellissima rimonta che aveva permesso anche di colmare il gap dovuto alla penalizzazione di sei punti inflitta, per il coinvolgimento in “Scommessopoli”, alla società dei Mezzaroma.
Per quanto riguarda invece il terzultimo posto, Torino e Genoa, concludendo a reti bianche lo scontro diretto tra i fischi dell’Olimpico, si sono avvicinate notevolmente alla salvezza guadagnando un punto a testa sul Palermo, sconfitto a domicilio dall’Udinese e ormai con un piede e mezzo in serie B. E venendo proprio ai friulani, vi avevamo avvertito in tempi non sospetti circa l’ascesa degli uomini di Guidolin che, nel momento clou dell’annata, hanno iniziato ad inanellare i successi -sei di fila- necessari per entrare prepotentemente in zona Europa League a discapito della Roma, inopinatamente capitolata nell’anticipo contro il Chievo, e della Lazio, comunque in ripresa grazie alle ultime due vittorie, l’ultima ieri sera a San Siro contro la disastrata Inter di Stramaccioni. Ma le romane possono ancora sfruttare il jolly della Coppa Italia per qualificarsi alla seconda competizione europea per club. Chiusa la disamina degli incontri in cui la posta in palio era significativa, per chiudere il quadro della 36ma giornata non resta che soffermarsi sulle rimanenti tre partite, rilevanti esclusivamente per gli almanacchi.
I campioni d’Italia si sono imposti a Bergamo grazie all’ottimo spunto di Alessandro Matri al 18′ del primo tempo. Nonostante l’ampio turnover operato da Antonio Conte, i famelici bianconeri hanno centrato la nona vittoria consecutiva, superando un altro ostacolo sulla strada dell’ultimo obiettivo stagionale: il record di punti della Juve capelliana, roba buona per gli amanti delle statistiche.
In conclusione, vanno menzionati l’1-0 con il quale il Parma ha superato il Cagliari sul neutro di Trieste e l’1-1 tra Sampdoria e Catania maturato in un Ferraris a lutto per la tragedia consumatasi nel porto di Genova.
Ma l’8 maggio, calcisticamente parlando, non passerà alla storia per quanto vi abbiamo raccontato finora. Ci permettiamo infatti di aprire, per la seconda volta, una parentesi che esula dai confini nazionali (in primis si parlò dell’incredibile record di Leo Messi dello scorso dicembre). Ebbene, nella mattinata di ieri, oltre Manica è stato diramato un comunicato ufficiale che segna la fine di un’epoca lunga quasi 27 anni.
E tutto il calcio si è alzato in piedi, da ogni angolo del globo, per tributare la più sentita delle standing ovation virtuali ad Alex Ferguson, che dal prossimo 1 luglio non sarà più alla guida del Manchester United. Il plurititolato tecnico scozzese ha annunciato il proprio ritiro dalle scene alla soglia dei 72 anni: in un mondo in cui gli allenatori si cambiano come fossero camicie, sir Alex ha rappresentato un’icona di fedeltà, un monumento di sobrietà e competenza a prescindere dai vuoti numeri di un modulo tattico. Nel novembre del 1986 prese in corsa una squadra da metà classifica che non vinceva uno scudetto da vent’anni, ne ha fatto una corazzata di livello planetario. Lascia da vincente, sir Alex. E non poteva essere altrimenti, giù il cappello. (JODY COLLETTI)