Il tribunale del Riesame ha confermato quasi integralmente le misure restrittive nei confronti dei vertici della Palumbo, coinvolti nel troncone principale dell’indagine sui reati ambientali legati al traffico e smaltimento rifiuti del Cantiere navale.
Restano agli arresti domiciliari gli imprenditori Raffaele e Antonio Palumbo con Mario Fierro, mentre avrà l’obbligo di dimora a Triesta Walter Radin a cui i giudici hanno affievolito la misura cautelare.
La decisione del tribunale ha avuto subito la conseguenza delle dimissioni da parte di Antonio Palumbo (nella foto), che ha lasciato l’incarico di amministratore unico, pur ritenendo “sproporzionate” le misure del guidice.
“Dopo aver appreso della conferma dei provvedimenti cautelari predisposti nei miei confronti- provvedimenti che giudico sproporzionati, inopportuni e fondati solo su supposizioni- si legge in un comunicato – ho deciso di rassegnare con effetto immediato le mie dimissioni dal ruolo di Amministratore Unico della Palumbo S.p.A., mio malgrado e all’unico scopo di tutelare il buon nome di un’azienda che, nei suoi 45 anni di vita, ha dato prova di ispirarsi a principi di correttezza e trasparenza.
Ho condotto dure battaglie per far risorgere il cantiere di Messina, un cantiere con trascorsi nefasti e caratterizzato dalla presenza di alcuni personaggi ostili portati agli onori della cronaca dopo le mie denunce in tutte le sedi, ma sono costretto a constatare la permanente difficoltà ad operare per la persistenza di interessi evidentemente contrari alla crescita di questo cantiere.
Rassegno, dunque, le mie dimissioni per tutelare l’interesse dell’azienda e dei suoi dipendenti, con la speranza che questa mia sofferta decisione aiuti a creare un clima più sereno ed un cambio di passo ai fini dello sviluppo del Cantiere.
Comunico, inoltre, che oggi è stato costituito un Consiglio di Amministrazione alla cui Presidenza è stato nominato l’Avv.Giorgio Filippi.
Le funzioni di Amministratore Delegato sono state assegnate a Giuseppe Palumbo”.
Ricordiamo che gli arresti scattarono lo scorso 15 aprile, a chiusura di una indagine sullo smaltimento illecito di rifiuti (in particolare il grift) che avrebbe fatto risparmiare all’azienda una somma di 226mila euro.
Le indagini scattarono dopo un sopralluogo del corpo forestale che nel febbraio 2011 scoprirono in contrada Rinazzo, nel corso di un controllo a Mili San Marco, tracce di rifiuti speciali provenienti dagli scarti dalla lavorazione nei cantieri navali che valsero il sequestro dell’area.
Ilgip Micali inoltre ha ordinato ad aprile il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente sino alla concorrenza della somma di 226 mila euro, coincidente con il risparmio che avrebbe conseguito la “Palumbo Spa” per non aver proceduto, in termini di legge, allo smaltimento dei rifiuti speciali.
Sotto sequestro anche otto automezzi pesanti di proprietà o nella disponibilità della società “La Futura sud srl”, ovvero i camion con cui veniva smaltito il prodotto.
Nei giorni successivi allo “scandalo”, tutti i dipendenti della Palumbo (di Napoli e Messina) firmarono un documento di solidarietà nei confronti dei vertici dell’azienda.