ACR MESSINA: LA LEGA PRO È GIÀ REALTÀ E I TIFOSI…

 

Dal pomeriggio di domenica in città si respira qualcosa di diverso. No, non ci riferiamo ai tipici odori primaverili, di cui ormai l’aria dello Stretto, solcata in queste ore da una bella sciroccata, profuma sempre più. Stiamo parlando del post Messina-Cosenza, della festa dei tifosi al San Filippo e dei ragazzi di mister Catalano negli spogliatoi. Per i caroselli lungo le vie cittadine dovremo aspettare ancora una manciata di giorni, quattro o undici, a seconda di quale sarà l’esito della penultima giornata di campionato in programma domenica prossima.

Malissimo che vada (noi non vincenti a Ragusa e silani vittoriosi sul campo del Savoia), l’appuntamento sarà rimandato all’ultimo turno contro i pur volenterosi ragazzini della Nissa. Ma realmente ormai la matematica costituisce un mero dettaglio. Per tenere a debita distanza i calabresi era necessario soprattutto non perdere lo scontro diretto, onde evitare pericolosi riavvicinamenti: missione compiuta, benissimo così. Certo, resta un po’ di rammarico per il gol annullato a Corona, che avrebbe potuto già sancire ufficialmente il ritorno tra i professionisti, ma per il messinese, costretto al purgatorio per cinque lunghi anni, questi giorni comunque festaioli rappresentano un gustosissimo preambolo di una promozione tutta da assaporare.

Un salto in Lega Pro figlio di quattro importantissimi fattori. 1) La società: senza l’avvento della famiglia Lo Monaco e del nuovo management verosimilmente oggi staremmo parlando di altro. E occhio perché, strada facendo, la mano del patron Pietro risulterà sempre più evidente. 2) Gaetano Catalano, allenatore antidivo quanto concreto, bravissimo nel leggere le partite e nel cambiare in corsa il modulo durante la stagione, passando dal 4-3-3 al 4-4-2, decisamente più confacente alle risorse tecniche a sua disposizione. 3) Un gruppo fantastico, da Lagomarsini a Re Giorgio per finire con l’ultimo degli juniores. 4) I tifosi, gli abituali, lo zoccolo duro che c’è sempre stato, ma anche quelli che hanno comunque seguito le gesta dell’Acr dall’esterno. Le beghe da bar sport di questi giorni, circa i supporters occasionali, lasciano il tempo che trovano. I celeberrimi 40.000 della serie A erano modaioli, ma anche una parte dei 20.000 che seguivano i “bastardi” di Franco Scoglio lo erano, semplicemente ai tempi il calcio in tv era una rarità. Ma, in fin dei conti, probabilmente può definirsi tifoso anche chi, colpevole o meno di latitanza stagionale, in vita sua ha applaudito in ordine sparso almeno uno tra Nicola Losacco e Marco De Simone, Luciano Orati e Pasquale Logarzo, Mirko Battistella e Alberto Cambiaghi, Fabio Bellotti e Giacomo Modica, Igor Zaniolo e Albertone Diodicibus, poco patinati ma comunque tasselli del mosaico della storia giallorossa. E che l’anno prossimo verosimilmente tornerà a sostenere dal vivo i suoi beniamini, ringraziando mille volte gli ultras per aver tifato ancor di più nel deserto di una cattedrale abbandonata. Il nostro Messina non divide, unisce e unirà sempre. (JODY COLLETTI)

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