Una sequenza di storie, analisi e racconti personali e meno per tracciare il quadro della condizione femminile nella nostra provincia, una delle città del Mezzogiorno che certamente rispecchia il dato generale di standard e opportunità nettamente inferiori rispetto alle donne del centro nord.
Una conclusione emersa nel corso del convegno “le donne cambiano” in occasione dell’Assemblea provinciale delle donne della Cgil di Messina che si è svolta venerdì 19 aprile nei locali della ex Chiesa di S. Maria Alemanna di Messina e alla quale ha partecipato la segretaria nazionale Vera Lamonica e la responsabile Trans di Arcigay Messina Fabiola Rinaldi.
Tra il 1993 e il 2008, anno che segna l’inizio della crisi, l’occupazione femminile in Italia registra un’impennata calcolata di 1 milione 694 mila unità delle quali 1 milione 471 mila al Centro nord e appena 222 mila nel Mezzogiorno. Dati che spiegano perché nel 2012 l’occupazione femminile in Italia (fascia 15-64 anni) era al 47,1% mentre in provincia di Messina appena al 33,6%. Nella fascia 25-34 anni l’occupazione femminile è inferiore di quasi 25 punti rispetto alla media nazionale.
Molto intenso ed apprezzato l’intervento di Fabiola Rinaldi ( nella foto) resp .Trans del comitato Makwan Messina Arcigay, che ha voluto ampliare il discorso sottolineando come accanto ai problemi condivisi, la popolazione LGBT si scontra anche con l’omofobia.
“Al momento parlare esclusivamente dei problemi lavorativi delle sole transessuali mi sembrerebbe riduttivo e anche offensivo per tutti coloro che in questi ultimi tempi stanno perdendo il lavoro, la pensione, e tutte le speranze di un qualsiasi futuro – ha dichiarato Fabiola Rinaldi – I giovani si ritrovano senza più sogni, senza nulla di fronte ,senza alternative. Adesso la vera questione è, come possiamo noi cambiare questo catastrofico quadro che abbiamo dinnanzi”.
“Cosa possiamo fare perché tutto venga trasformato, come comprendere quanto ogni singolo individuo possa essere fondamentale per il nostro paese – chiede e si chiede il responsabile Trans del Comitato Makwan Arcigay – Ci stanno facendo odiare, odiare l’Italia ,odiare le nostre città, odiare le nostre vite.
Persone come il ministro Fornero ,si permettono di offendere continuamente, senza avere un minimo di compassione per nessuno persino come ben ricordiamo per gli ammalati di SLA, in sciopero della fame per i diritti ,a cui ha raccontato quanto sia difficoltosa la vita di un ministro.
Persone come Ferrara ,vogliono vedere un suicidio al giorno, ribadendo che a suo parere la crisi non esiste. Per la sua felicità, negli ultimo tempi la media dei suicidi per motivi economici, sta raggiungendo la quota di due al giorno. Parole come le sue denotano un immensa mancanza di rispetto ma peggio ancora suscitano solo qualche sbiadita replica, nemmeno la chiesa dice nulla, in compenso, finora, è stata sempre pronta ad intervenire contro la popolazione LGBT,s periamo che il nuovo Pontefice cambi, tra le altre cose, anche questo atteggiamento”.
“A tal proposito – continua l’intervento di Fabiola Rinaldi – ancora nel 2013 qualcuno non ha compreso, o voluto comprendere ,quanto la diversità sia solo un arricchimento e non una deviazione e quanto fondamentalmente ,non vi possa essere diversità un mondo di diversi. L’omosessualità è stata accertata in circa 1500 specie animali, ma l’omofobia è presente solo nell’uomo, questo ci dovrebbe far riflettere parecchio, purtroppo, non è così!
Per quanto mi compete, come gran parte di coloro che sono della mia generazione ho difficoltà nel trovare un lavoro equo ,che mi dia la possibilità sopravvivere dignitosamente ,ma ciò non credo accada in quanto persona trans .
Agli inizi del mio percorso di trans gender anche io come tante ho avuto grossi problemi , poi, quando intrapresi la pratica del buddismo, compresi come tutto quello che stavo facendo fosse solo illusorio e che la mia vita aveva un grande valore e non andava sprecata .
Da allora ho cercato di cambiare il mio modo di porgermi verso gli altri, comprendendo che molto dipendeva da un’ immagine distorta che quelle come me danno all’esterno e cercando di far comprendere che essere trans non è sinonimo di prostituzione .
Nel periodo in cui vi era il consiglio regionale di Arcigay fui nominata responsabile regionale e cercai di portare molte altre trans a ragionare su questo modo di porgersi verso gli altri. Alcune mi seguirono altre no.
Ancor oggi rimango di questa convinzione ,andando contro, probabilmente al pensiero comune.
Colgo ancora oggi l’occasione per dire a tutti una cosa sola cambiando noi per primi possiamo far si che chi sta attorno a noi ci guardi con altri occhi.
Se ciò non avviene tocca sempre a noi ,con impegno , lottare in prima persona , senza delegare alcuno ,per affermare che ogni essere è prezioso ed ogni essere ha gli stessi diritti ,di vivere di nutrirsi di amare e di lavorare.
Mi auguro che quando in generale parliamo di pari opportunità non miriamo solamente al genere (maschile /femminile ) ma che venga esteso a 360°”.