Il museo regionale di Messina ospiterà fino al 26 maggio una mostra delle icone appartenute alla chiesa greca di San Nicolò, salvate dalle macerie dopo il terremoto del 1908. Da allora conservate al Museo Bizantino e Cristiano di Atene, per la prima volta ritornano a Messina all’interno di un’esposizione che comprende un gruppo di preziosi manoscritti provenienti dal Fondo del Monastero greco del San Salvatore, conservati presso la Biblioteca Regionale Giacomo Longo di Messina, oltreché una selezione delle icone appartenenti al museo messinese. Le opere ospiti lasceranno l’attuale sito per essere trasferite in mostra al Palazzo Reale di Palermo ad inizio giugno.
Se tradizionalmente la Sicilia è identificata come culla delle civiltà del mediterraneo, Messina, con la sua posizione strategica sul mare, il porto e l’apertura verso l’esterno che questo rappresenta, una storia che testimonia il ruolo di ponte attivo verso il resto della regione, si carica ancor più di quel valore intrinseco che tendenzialmente oggi il cittadino disconosce o ignora. Il terremoto del 1908 contribuì a cambiare le sorti di una città architettonicamente ricca e culturalmente attiva. In conseguenza del disastro sismico e in funzione del soccorso ai cittadini, in un momento storico in cui la comunità greca di Messina era numericamente significativa, a prestare il proprio aiuto furono tra gli altri due navi della Marina Militare ellenica che si occuparono di mettere in salvo anche gli arredi della parrocchia greca di S. Nicolò rinvenuti fra le macerie. Fra questi le icone, prontamente trasferite in Grecia e da allora parte delle collezioni del Museo Bizantino e Cristiano di Atene.
In un’atmosfera che suggerisce l’idea di una cittadella nella città, il Museo Regionale Interdisciplinare Maria Accascina sorge all’interno di una struttura di origine ottocentesca, anticamente filanda Barbera-Mellinghoff, sopravvissuta al terremoto e prontamente sfruttata come ricovero per le opere d’arte riesumate dalle macerie, in attesa della costruzione di una nuova sede museale. L’attuale sistemazione interna delle opere corrisponde ad una scansione temporale che conduce l’osservatore dal periodo normanno-bizantino della prima sala all’ottocento inoltrato, in un’evoluzione pittorica graduale ed evidente. Passando attraverso la devozione di Antonello da Messina, arricchito dalla dovizia di particolari tipicamente fiamminga ed emotivamente naufragando nella penombra di una sala che ospita due magnifici capolavori quali L’Adorazione dei Pastori e La Resurrezione di Lazzaro risalenti al soggiorno messinese di Caravaggio, l’osservatore approda infine all’ala terminale dell’unico piano attualmente aperto che ospita la mostra temporanea.
L’esposizione, realizzata dall’Assemblea Regionale Siciliana, dalla Fondazione Federico II, dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, dal Ministero della cultura Greca e dal Museo Bizantino e Cristiano di Atene, con la partecipazione del Museo Regionale di Messina e della Biblioteca Regionale di Messina, costituisce un evento eccezionale riunendo per la prima volta in città opere che, prima ancora del significato artistico, hanno valore storico inestimabile, testimoni della presenza greca a Messina durante i secoli. Alle 41 icone arrivate dalla Grecia se ne sono aggiunte, in funzione dell’evento, nove appartenenti al museo messinese. Nella mostra, emblematicamente titolata Immagine e Scrittura- Presenza greca a Messina dal Medioevo all’età Moderna, figura un campionario di manoscritti originariamente appartenenti al Monastero greco del San Salvatore e oggi conservati presso la Biblioteca Regionale Giacomo Longo. Il documento più antico tra questi risale addirittura al 1005.
Nonostante l’attuale assetto architettonico di Messina sia di stampo prevalentemente novecentesco, le opere culturali e artistiche che si celano allo sguardo poco attento sono indice chiaro di una stratificazione culturale che rivelerebbe radici profonde e multiformi.(LAURA MANTI)