Se l’ultimo anno per l’ente teatro Vittorio Emanuele non è stato dei migliori, il futuro appare ancora più nero. Dopo la tornata di dimissioni del M° Fogliani e poi di Daniela Faranda, le polemiche non si arrestano, anzi, inaspriscono.
Ad inizio settimana i sindacati SLC-CGIL, UILCOM-UIL, FIALS-CISAL e SADIRS hanno voluto incontrare le dirigenze dell’ente per discutere delle «insolute questioni storiche»: mancanza di pianta organica ed equiparazione ai ruoli regionali, difficile condizione dei lavoratori, considerando, soprattutto, che quelli in organico non percepiscono lo stipendio da due mesi.
Ma stavolta lo scontro non è avvenuto solo con i sindacati, ma anche con i giornalisti. Il presidente Luciano Ordile, in maniera intransigente, ha posto l’aut-aut: «o resta la stampa o resto io. O se ne vanno i giornalisti o me ne vado io». Di fronte all’irremovibilità di chi fa questo di mestiere e che, di certo, non si trovava ad un riunione top-secret, il presidente ha deciso di lasciare il campo ed abbandonare la sala, nonostante i continui richiami del sovrintendente Paolo Magaudda, lasciando tutti i presenti senza parole: insomma, una full immersion in uno dei pezzi più famosi del grande Enzo Jannacci, recentemente scomparso, “vengo anch’io, no tu no!”.
Nonostante il gesto ingiustificato e incomprensibile di Ordile, i sindacati hanno voluto sottolineare che «il famoso “tavolo tecnico permanente” aperto da tre mesi, insieme a Fistel-CISL e Cisal è stato solo enunciazioni, perdita di tempo e null’altro». La responsabilità di una situazione di tale degrado è rintracciabile anche nella deputazione regionale messinese che ha «fatto poco o nulla». Accuse di un certo peso sono state rivolte anche all’operato di Crocetta, il quale «in questi mesi, a Messina, sta commissariando tutto, ma non il Teatro. Cosa lo frena, ancora a dare seguito alle sue dichiarazioni? Equilibri politici derivanti da alleanza tra partiti? Interessi che si intrecciano, suo malgrado, con personaggi che consideriamo appartenenti alla “mala politica”?».
I sindacati chiudono il loro intervento ricordando ai candidati alle prossime amministrative che non si crederà a facili promesse, ma solo a risposte concrete e immediate, poiché «per essere eletti bisogna saper fare gli interessi di coloro che li votano: i cittadini e i lavoratori». (CLARISSA COMUNALE)