L’aula magna della facoltà di Economia e Commercio, nel pomeriggio di ieri, è stata animata dalle numerose presenze accorse per assistere all’incontro di presentazione della Scuola di Liberalismo, giunta alla sua 6^ edizione, nella nostra città.
Sedici docenti d’eccellenza illustreranno nel corso di quattordici incontri, aspetti e sfaccettature del liberalismo rifacendosi a filosofi del diritto, a dati economici e riferimenti concreti alle regole di mercato, senza dimenticare la necessaria analisi della crisi internazionale che stiamo vivendo.
La scuola di formazione politica, sorge a Roma alla fine degli anni 80 e approda a Messina grazie alla partnership tra la fondazione Luigi Einaudi, l’Ateneo peloritano e la Fondazione Bonino Pulejo. Enrico Morbelli, storica voce del GR2 e direttore della scuola, introduce i relatori con un brevissimo incipit degno di un navigato giornalista radiofonico:” so per esperienza professionale che oltre il minuto e mezzo avrete un calo d’attenzione verso le mie parole quindi saró rapidissimo!”.
Nella nostra città il progetto viene realizzato in collaborazione con quattro dipartimenti dell’Università degli Studi e i patrocini della Bonino-Pulejo e la Società Aperta-Città Futura.
Al termine del ciclo di incontri, ai discenti più talentuosi saranno conferite borse di studio e nel nome del merito e delle capacità, i giovani studenti verranno segnalati ad istituti internazionali per consentire loro di partecipare a seminari tematici.
Sia chiaro, liberalismo è un concetto che non riguarda esclusivamente la libertà economica e politica ma la “necessita di mettere in campo attività che possono sembrare velleitarie ma in territori come questo siciliano sono fondamentali” spiega il vicepresidente nazionale di Confindustria Ivan Lo Bello. Dunque liberismo contro le mafie, spinto da ragioni che sfociano nell’etica e la morale ma che sono anche e primariamente economiche, rifuggendo le distorsioni del mercato, frenando l’errata convinzione che esista una scorciatoia alle regole di mercato.
Al tavolo dei relatori Saro Freni, coordinatore della scuola di Roma; Elvira Cerritelli, coordinatrice della scuola di Milano; Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria; Augusto D’Amico e Giovanni Moschella, direttori di dipartimento; il prof. Giovanni Gembillo, ordinario di Storia della Filosofia; Pippo Rao, coordinatore della scuola di Messina e il direttore della scuola Enrico Morbelli.
“Abbiamo un peso dello Stato rilevante ed eccessivo in Italia” afferma Lo Bello e non mancano i paragoni con Paesi nostri cugini come la Francia o la GB.
Corruzione e povertà che abbassano il potenziale di crescita del nostro Paese sono al centro della chiara esposizione del vicepresidente nazionale di Confindustria che tocca il tasto della crisi mettendo in luce come la nostra recessione non nasca oggi ma abbia invece origini molto più radicate in un passato di cui evidentemente subiamo ancora gli strascichi.
“Il dibattito politico odierno non tiene conto dei fattori culturali per rilanciare il paese ed è un macroscopico errore ” a suo avviso.
Cultura liberale eguaglianza sociale che si ottiene creando opportunità. “Questo è il vantaggio che consente alla vostra generazione di poter fare delle scelte” sottolinea il numero 2 di Confindustria.
Quattordici lezioni frontali dunque per spiegare il liberalismo alle nuove generazioni, che un domani saranno chiamate a dar vita alle dirigenze e le amministrazioni intestine al sistema.(ELEONORA URZI’)