COSI’ “SDOGANIAMO MESSINA”, PER DARE PROGETTUALITA’ ALLE CANDIDATURE POLITICHE

 

Venerdì 22 marzo, a partire dalle ore 17:00, fino alla prima serata, la sala consiliare di Palazzo dei Leoni ha ospitato un confronto, organizzato dalla rete di associazioni “SdoganiAMO Messina”, che ha visto coinvolti i principali attori del progetto di valorizzazione dell’affaccio al mare e delle vocazioni turistica, artigianale, culturale della città dello Stretto, che vuol concretizzarsi nel recupero degli spazi non utilizzati della dogana e di altre strutture limitrofe.

Il promotore della sinergia, Alberto De Luca, ha introdotto e poi moderato l’alternarsi degli interventi, sul fil rouge del possibile relativo al crocerismo e al semplice transito di passeggeri delle stazioni marittima e ferroviaria, ricordando, in particolare, il successo della “Vecchia dogana” di Catania, oggi efficiente polo di servizi centrato sulla promozione, la conoscenza – attraverso il prestigioso ‘Gambero Rosso’ – e la vendita di prodotti tipici siciliani, grazie a numerosi investimenti privati, provenienti anche da imprenditori messinesi.

L’intervento di Alfonso Trignano, successivamente, ha spiegato come l’idea di “sdoganare” Messina abbia ripreso piede a partire da un bando del Ministero della Gioventù per la riqualificazione (finanziata, per il 90%, a fondo perduto) dei beni pubblici, cui è seguita la proposta di fare, dell’antica sede del Palazzo Reale, oggi di proprietà del Ministero delle Finanze, dell’artigianato tecnico ed artistico.

Emilio Lisciotto, decano degli agenti di viaggio, ha poi tracciato la storia dei flussi turistici che hanno investito Messina nell’ultimo secolo, sempre accompagnati dall’offerta di pacchetti gite ed escursioni artigianali, fino al culmine dei primi anni ’90, durante i quali, l’allora assessore competente, Luigi Ragno, aveva offerto una compartecipazione dei nostri enti locali ai costi di approdo delle navi da crociera. Per darci contezza della fortuna che oggi, invece, stiamo sperperando, non consorziando attività commerciali per migliorare la nostra offerta, Lisciotto ha concluso citando alcune previsioni relative all’anno in corso, che vedrebbero l’arrivo sulle nostre banchine di 220 grandi imbarcazioni turistiche – per un totale di circa 500.000 passeggeri – e di altre 110 navi nel porto di Giardini Naxos.

Franz Riccobono, presa la parola, ha ricordato come il porto sia il simbolo della situazione di Messina: prima libero e ‘franco’, privilegiato, adesso ‘prigioniero’. “Altre città marinare – ha proseguito il cultore di storia – lo ebbero solo dopo Messina,in cui il porto godeva delle particolari cure di Federico II. La defiscalizzazione dell’area portuale, poi revocata, stimolò la costruzione – a compensazione del vantaggio sottratto – della dogana e dei magazzini generali, che però, dopo un periodo di auge coincidente con l’esplosione dei fenomeni migratori, cominciarono a versare – e rimangono oggi – in condizioni pietose, utilizzati, dopo anni di rimandi di responsabilità e di conflitti di competenze, come parcheggi per pochi. Con poche spese, invece, potrebbero essere restituiti alla città, come punto di incontro tra chi vive e chi viene in Sicilia”.

Michele Palamara, architetto, ha poi dichiarato: “Messina ha bisogno di ripartire da qui, da un luogo per la cui riqualificazione sono già pronti progetti realizzabili: la Zona Falcata e l’ex arsenale sono certamente importanti, ma la pianificazione della loro rivalorizzazione è ancora troppo avveniristica”. Quest’ultimo, infatti, ha già prodotto, presentato e portato allo stadio di project financing un programma di pedonalizzazione del tratto di viale S. Martino che collega Piazza Cairoli con il mare, costeggiando proprio il palazzo della dogana, con potenziali enormi benefici per le attività commerciali che sorgono lungo tale percorso. Al progetto sarebbe stato annesso il recupero degli spazi abbandonati o poco utilizzati della dogana che, seppure vincolati dalla Sovrintendenza, attraverso strutture leggere immaginate su due piani, attraverso un soppalco prefabbricato, potrebbero agevolmente accogliere attività ricreative, culturali e dedite alla ristorazione.

Giuseppe Porco, formatore in ambito gastronomico, nonché insegnante all’Isituto Alberghiero “Antonello da Messina”, ha rivendicato la necessità, dopo la chiusura di tutti i locali storici della città (Alberto, Nunnari, Irrera ecc.), di riscoprire le nostre tradizioni enogastronomiche e di offrirle, nella vetrina della dogana, a tutti coloro i quali transitano da Messina, anche per dare giusta collocazione ai giovani professionisti della ristorazione formati dalla nostra istituzione scolastica, ancora tra le più qualificate del Paese. “Siamo all’anno zero della ricettività – secondo Porco -, e la colpa è anche della burocrazia, che costringe i proprietari di locali ‘senza amici’ ad estenuanti – talora infinite – trafile amministrative per avere in concessione porzioni di suolo pubblico da adibire all’accoglienza dei turisti”. In merito alla questione, Angelo Villari, albergatore, ha ricordato come, per supportare i giovani, si debbano mettere in atto politiche capaci di stimolare il soggiorno a, e non solo il passaggio da, Messina: nel settore alberghiero, in Sicilia, infatti, il 70% delle posizioni lavorative vengono ricoperte da under 30, la metà delle quali è appannaggio delle donne.

Michele Bisignano, assessore provinciale in carica, insiste sulla necessità di “non voltare le spalle al mare”, e di portare avanti, grazie al contributo dei più giovani, progetti concreti come la riqualificazione della dogana, superando insieme la chiusura sino ad oggi dimostrata dalle autorità preposte circa la concessione di questi spazi. “Iniziative come questa – ha specificato – danno progettualità alle candidature politiche, e hanno la capacità di ridestare la speranza. Dobbiamo essere una città al servizio, non una città al servizio”. Secondo Bisignano, inoltre, paiono necessarie la rivitalizzazione del Ringo, della Rada S.Francesco e della Stazione Marittima, oggetto, pochissimo tempo fa, di un finanziamento RFI – mai utilizzato – del valore di 1,5 milioni di euro. Tutta la fascia sul mare, ancora, andrebbe ricostruita, a mo’ di “palazzata dell’accoglienza”, dando vita ad un terminal con degustazioni e stazioni multimediali che spieghino la storia dei comuni della provincia di Messina a chi non potrà fermarsi troppo, ma solo sul momento, per visitarli.

A cavallo con l’intervento del presidente dell’Ordine degli architetti, Pino Falzea, che ha pure posto l’attenzione sulla ‘consegna’ delle responsabilità operative ai giovani, spesso in grado di realizzare complessi progetti a costo zero, si è discusso dei ruoli degli attori pubblici e privati nella riqualificazione delle aree cittadine: traendo delle lezioni dagli errori del PRUST, i primi dovrebbero coordinare con forza e trasparenza i lavori, i secondi dovrebbero poterli realizzare in condizioni paritarie e di maggior favore, rispettando l’interesse pubblico. Strutture dialoganti con la città, dunque, come sarebbe un tram in sede non protetta e con una velocità di esercizio più bassa, come potrebbero essere progetti che non tendono a dilatarla, ma a rivalutare lo spazio esistente, in considerazione degli alti fattori di rischio antropico, idrogeologico, sismico e vulcanologico cui siamo sottoposti.

L’ingegner Francesco Di Sarcina, segretario generale dell’Autorità Portuale, in seguito, ha chiarito i protocolli di sicurezza cui deve conformarsi il porto, e che ne impediscono, ad oggi, una rapida riapertura con le modalità auspicate. La necessità di creare un’area sterile, con procedure di uscita ed ingresso simili a quelle tipiche degli aeroporti, ad esempio, impedisce l’espansione del terminal di accoglienza oltre la sede stradale. Queste dinamiche, ad ogni modo, creerebbero fortissimi disagi al traffico stradale che investe la cortina del porto: i 4000 passeggeri che saranno a bordo della MsC Preziosa che martedì prossimo salperà da Messina, ad esempio, non sono certo le 200 unità che ogni volo gestisce in imbarco. Se la security non può essere garantita, dunque, le navi non scalano Messina che, tra l’altro, viene scelta soprattutto per la abbordabilità commerciale dei suoi servizi logistici. “Si dovrà quindi progettare una struttura piccola – ha concluso Di Sarcina -, da completare con la dogana, che possa fungere da piazza nuova per le attività legate al turismo. Bisogna però far capire, a chi se ne occupa – ha poi concluso -, che la pianificazione ingegneristica portuale può estendersi anche alle strutture adiacenti non soggette direttamente all’autorità portuale”.

Il segretario provinciale di Confartigianato, Giuseppe Sindoni, in seguito, ha espresso la propria volontà di lavorare insieme a “Sdoganiamo Messina” per rendere la piccola imprenditoria messinese protagonista degli spazi da recuperare. Per questa ragione, si è pronunciato favorevole alla inaugurazione di un osservatorio congiunto che metta a punto i dettagli pratici della riqualificazione del luogo, facendone anche un polo di formazione per giovani artigiani.

Il presidente dei Giovani Commercialisti messinesi, Michele La Torre, ha invitato i giovani presenti a proseguire in iniziative concrete e applicabili, senza farsi limitare da bandiere politiche, mentre Michele Limosani, professore ordinario di Economia Politica all’Università degli Studi di Messina, ha auspicato un veloce ‘risveglio’ nella realizzazione di iniziative che attraggano la partecipazione di altri comuni siciliani, come quelli del comprensorio nebroideo e soprattutto Taormina, ormai istituzionalmente ‘slegati’da Messina, in seguito alla recente abolizione delle province.

Solo passaggio e non più coordinamento, dunque, per la città che rappresenta anche Vincenzo Garofalo, già presidente dell’Autorità Portuale, da poco riconfermato tra i seggi di Montecitorio: “Sono con questi giovani – ha, infatti, detto – nella loro battaglia, e li invito ad assumere responsabilità da classe dirigente in settori come turismo e cultura, nei quali c’è molto da fare e si avverte la necessità di un apporto generazionale”.

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