Dapprima furono i greci, le proposte teoriche di Platone e Aristotele, Polibio e Plutarco; poi arrivarono gli illuminati francesi che, tra una ghigliottina e un desiderio di “libertè, egalitè e fraternitè” urlate per le vie di Parigi, si liberarono dall’oppressione di chi mangiava briosche mentre il popolo moriva di fame; fu ancora la volta di Machiavelli e del decalogo del buon principe, di Hobbes e Montesquieu e, da Marx a Rousseau, in moltissimi nel corso della storia hanno cercato di definire filosoficamente, concettualmente, praticamente, il buon governo. Ci sono state rivolte e dittature, un andirivieni di carbonari e condottieri, di partigiani e carnefici, eroi e golpisti… fino ad oggi però nessuno sembra aver avuto completamente ragione, non più degli ateniesi raccolti nell’Agorà, ben cinque secoli prima dell’avvento di Cristo (uno dei grandi rivoluzionari del pensiero politico).
Quella democrazia diretta, imperfetta e chiusa a chiunque non fosse ateniese di nascita, figlio di entrambi genitori nativi dellapolis, e soprattutto inaccessibile alle donne, ebbene quell’incompleta, sessista e classista forma primordiale di democrazia è, fino ad oggi, ritenuta da molti la più precisa e perfetta esistita, tanto da portare alcuni importanti politologi moderni ad auspicarne un ritorno, in versione “riveduta e corretta” ovviamente. Non più le piazze straripanti di gente che si parla addosso ma piattaforme web aperte a tutti gli aventi diritto, forum e blog per i confronti, codici ed enciclopedie libere dalle quali attingere per acquisire la conoscenza relativa al tema sul quale legiferare, laddove non la si possedesse.
Ebbene non è questo forse il senso del cambiamento che, trasversalmente, si sta suggerendo negli ultimi mesi? C’è chi propone il world wide web come la soluzione a tutti i problemi, chi invece invoca le primarie, chi dal canto suo resta a guardare continuando a fare la “vecchia politica”: qualche volta funziona, altre appare come un suicidio e non consente di raggiungere lo sbarramento per accedere alle stanze dei bottoni. L’abbiamo visto e lo vediamo ogni giorno di questa annata che pare esser stata un continuo dispiego d’energie, denaro e sforzi per organizzare campagne elettorali, meeting, conferenze stampa e incontri primari per le selezioni dei candidati ai vari incarichi istituzionali.
Abbiamo iniziato a parlare di nomi e simboli dopo l’estate, attenti a guardare cosa si muoveva, per comprendere cosa aspettarci dalle Regionali. Come voyeur ingordi abbiamo spiato dal buco della serratura, cercando di comprendere cosa i signori in doppio petto si dicessero in camera caritatis e non lo abbiamo capito, finchè non ci hanno rivelato i nomi dei candidati ai due Palazzi, D’Orleans e dei Normanni.
A distanza di cinque mesi continua a non essere del tutto chiaro cosa avviene a Palermo, chi sostiene chi e chi non è d’accordo con chi altro, ciò che però risultava evidente già ad ottobre era che qualcosa in Sicilia stava davvero succedendo e, probabilmente, quel tracotante signore che -arrivando sulle coste messinesi a nuoto- aveva dichiarato “il cambiamento partirà da qui”, non si sbagliava.
Così Grillo e i suoi sorprendono all’Ars ma addirittura sconvolgono alle politiche, ricevendo un consenso tale da rendere il Movimento 5 Stelle il secondo partito d’Italia. Mentre accadeva tutto questo, Renzi e Bersani si combattevano il cestino della merenda a suon di primarie; Berlusconi abdicava al suo delfino salvo rientrare dal Kenia in vista delle nazionali, ond’evitare di vedere il suo partito calare miseramente a picco in sua assenza; e i soliti noti della politica, sempre in cerca di una dimora, si attaccavano (come cozze allo scoglio) a questo o quel tecnico. Gli evergreen dell’alleanza conveniente stringevano sodalizi che potessero garantirgli il solito “fissaggio a lunga tenuta” al velluto delle poltrone del potere. Ma, a volte, neanche il SuperAttack riesce a garantire l’aderenza alla sedia e così può accadere (ed è accaduto recentemente) che quelli che ieri erano i “primi della classe” oggi non siedano più alla Camera.
A Messina non è andata molto diversamente da quanto vi abbiamo sin qui detto in merito allo scenario italiano nella sua totalità. In fondo si sono fatti i conti con l’elettorato e questo ha risposto in modo nuovo e inatteso. C’è da chiedersi se farà lo stesso anche alle prossime amministrative. Eh sì, perchè qualora vi fosse sfuggita la notizia,il 26 e 27 maggio si tornerà a votare, questa volta per rinnovare le nostre amministrazioni: per intenderci sindaco e giunta vanno scelti, circa la situazione delle province per il momento taciamo, data la basculante situazione alla Regione.
Se vi fermerete un attimo a ricordare, vi torneràalla memoria che in occasione delle ultime elezioni messinesi, che videro Buzzanca incoronato nuovamente re…no scusate, sindaco della città, il numero dei partecipanti a quella competizione risultò quasi imbarazzante: tutti sembravano aver operato la scelta attiva, improvvisamente pervasi dal sacro fuoco della politica, una sorta di strana epidemia e così sembrava ci fossero candidati in ogni famiglia e, talvolta, due o tre aspiranti consiglieri per palazzo: chi al quartiere, chi al Comune, chi alla Provincia.
Ebbene, quest’anno le cose sono un po’ diverse, sono cambiati alcuni schemi e, tra le novità (questione quartieri a parte), c’è una nuova tendenza in quanto ad ambizione, che non riguarda l’ingresso in consiglio tanto agognato alle scorse amministrative, bensì la corsa alla poltrona che attualmente occupa il Commissario Straordinario Luigi Croce. Tra indecisioni sulle coalizioni da ufficializzare, ambizioni personali e meriti da premiare, sembrano esserci più proposte per il nome del futuro sindaco che altro e così in alcuni casi si torna a parlare di primarie, in altri di selezioni via web, come fossimo spettatori di un talent. Ed eccoci tornati al punto d’inizio del nostro discorso, comunque la si ponga, questa si chiama democrazia, certo diversa da quella riportata in Tucidide e diversa persino da quella agognata dai combattenti della Rivoluzione, dai repubblicani e gli antifascisti, dai nostri nonni e da chi è venuto prima di loro.
Questa è la democrazia 2.0, una forma di governo del popolo che passa attraverso la voglia e il desiderio di dire la propria, usando le tecniche, gli strumenti e le strutture che si hanno a disposizione. Abbiamo cercato di raccontarvela nel piccolo dei nostri confini umani e territoriali, poco prima di Natale, osservando Messina con gli occhi critici di chi vuol vedere oggi un confronto tra le forze di domani. Il 15 dicembre scorso (data ricordata anche per la manifestazione di Forza Nuova e l’occupazione del Teatro in Fiera-Pinelli), Messinaora.it e Radiostreet, infatti, hanno dato vita ad un confronto tra i “giovani” della politica messinese, ospitato nell’ Aula consiliare di Palazzo Zanca e trasmesso in diretta streaming sul web.
A distanza di quattro mesi, la partnership tra le due testate indipendenti torna a concretizzarsi in un nuovo appuntamento con DemocraCity, questa volta in diretta in prima serata dalla Multisala Iris. Cinque appuntamenti, ogni due lunedì, per incontrare i protagonisti della campagna elettorale che stiamo già vivendo da mesi: i consiglieri all’Ars, i nostri rappresentanti parlamentari e gli esponenti dei partiti provenienti dalle diverse compagini.
Lunedì 25 marzo si darà il via alla prima delle puntate in calendario, alle ore 21.00. Inaugureranno questo nostro talk quattro uomini impegnati, attualmente, a trovare la quadratura del cerchio relativa alle primarie del centro-sinistra cittadino, ossia i tre candidati Francesco Palano Quero (presidente della IV circoscrizione) e Giuseppe Grioli (coordinatore cittadino dei democratici) e “new entry” Felice Calabrò (coordinatore dei gruppi Pd al Comune), che appena qualche giorno fa ha ufficializzato la voce della sua partecipazione alla competizione, e Bruno Cilento, assessore provinciale in forza all’Udc.
#Amministrative2013sarà l’hashtag di riferimento su twitter, per discutere insieme alla redazione dei temi caldi da affrontare on air, di settimana in settimana, con gli ospiti che si alterneranno ai nostri microfoni. Si riproporrà la coppia Mancuso-Urzì ( in rappresentanza delle emittenti partner, Messinaora e Radiostreet) al timone della nuova impresa. Mission prefissata è di ricreare un’Agorà di classicista memoria, avvicinando sempre più il cittadino ai suoi rappresentanti perchè, in vista delle imminenti elezioni comunali, la nostra diventi una città più democratica e consapevole, una vera e propria Democracity! (ELEONORA URZI’)
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