VOTO, IL DAY-AFTER: CHI ROSICA E CHI PENSA A COME ABBRACCIARE IL GIAGUARO, MENTRE SULLO STRETTO SI PREPARANO AD USCIRE DALLA TANA

 

Siamo già stufi di commenti e analisi sul voto degli italiani? Dopo aver sottovalutato la portata emotiva del Movimento 5 Stelle e quella altrettanto emozionale del ritorno di un Berlusconi ultrasettantenne  che promette di restituire l’Imu anche attraverso i suoi averi personali, si fa ora appello alla responsabilità per scongiurare l’ingovernabilità: parola che già  suona come ultima opportunità per l’apparato partitocratico di “inciuciare” in attesa di ottenere quei margini necessari per capire come eventualmente evitare una nuova elezione,  che anche in termini economici, il nostro Stato non potrebbe permettersi.

Restare miopi  su una fantomatica “vittoria” alle urne, contenti per un premio di maggioranza risicato, con Camera e Senato distribuiti tra Pd e Pdl, non giova alla luce di un voto destinato a cambiare le regole del gioco.

A partire dai sondaggi, che clandestinamente hanno distratto opinion leader e giornalisti, ma che hanno dimostrato di essere poco attendibili, anche se sono serviti a spettacolarizzare le maratone televisive che hanno registrato gli umori alterni di centro destra e centrosinistra.

E se tutti non possono che ammettere, rosicando, che il Movimento Cinque Stelle è per numeri ben più di un “fenomeno di protesta”, le prossime ore costringeranno il centrodestra e il centrosinistra a rimboccarsi le maniche.

Il centro destra resta inconfutabilmente Berlusconiano, e a pagarne le spese è la coalizione che lascia fuori dal Parlamento Fini e Casini e non premia Monti: che in chiave messinese si traduce con la fine politica anche di Briguglio, onorevole uscente e già politicamente provato dalla defezione dei più giovani del partito, con i centristi che riescono con fatica a portare in parlamento D’Alia, e il ringalluzzimento del Presidente Nanni Ricevuto, che mette a segno un colpo che vale un senatore per la provincia di Messina( il sindaco di Sant’Agata Militello Mancuso) e che con Germanà e Garofalo è già all’opera per proporre le candidature alle prossime amministrative, forte di un solido primato in città e provincia.

La vera incognita è cosa succederà a sinistra. Il day-after segna una sconfitta dell’apparato che non ha colto l’occasione renziana, salvo poi esporla come una “madonna pellegrina” in giro per comizi, cercando di raccogliere i consensi inevitabilmente persi durante le primarie, e che oggi fa i conti con le possibili dimissioni di Bersani. Un centro sinistra tutto da rivedere, considerando anche quanta “sinistra reale” nasconde  il Movimento 5 Stelle, (pensiamo per esempio alle tematiche ambientaliste e sociali), e al flop Ingroia che imputa la responsabilità allo stesso Bersani, reo di  non aver accettato il dialogo.

Del resto il Pd ha lasciato fuori dalla coalizione altre forze, come l’area radicale e socialista, che avrebbero potuto contribuire a segnare più laicamente quello che, non solo a destra, definiscono un PD senza la L.

Ritornando a Messina,  la situazione si fa ancora più incandescente: da un lato Genovese che è stato rieletto, ma lascia delusa la fedele Liliana Modica, per un soffio fuori dal senato essendo 5  in lista, che deve fare i conti con un’area renziana già agguerrita e pronta con Palano Quero a lanciarsi verso nuove primarie. Dall’altro ci sono i numeri  di SEL, un piccolo 3% in città, che ha già dichiarato di non sostenere ufficialmente la candidatura di Accorinti, e che quindi presumibilmente potrebbe chiedere di partecipare a delle primarie che non siano di partito ma di centro sinistra. E non dimentichiamo il Megafono di Crocetta, che lascia fuori dal Parlamento il messinese Antonio Presti, ma che potrebbe (in chiave locale) cercare un accordo e magari proporre un suo candidato per le medesime primarie, dall’imprenditore Siracusano a lo stesso Presti. (PAL.MA.)

 

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